Capitolo 12

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-"Fanculo, Moriconi"- lo insultai schiaffieggiandogli il braccio. Sembró non sentire praticamente nessun dolore alle mie botte tanto che continuò a ridere. Era bello come sempre. Con i capelli più scombinati del solito, una semplice maglietta nera ed un paio di pantaloni della tuta addosso. Mi guardò dopo aver smesso di ridere e poi mi invitó a sedere sul divano sul quale mi ero svegliata pochi minuti prima.

-"Tieni questa è per te"- disse porgendomi la tazza bianca fumante dopo essersi seduto. Gli sorrisi e lo ringraziai. Era stato dolce e premuroso il suo gesto,come sempre d'altronde. Da quando lo conoscevo non aveva fatto altro che aiutarmi ed io mi sentivo in perenne debito con lui.

-"Come mi trovo qui? È casa tua?"- domandai guardandomi ancora attorno. La stanza era parecchio disordinata con diversi oggetti e roba gettata qua e là e vedere ciò già rispose alla mia domanda.

-"Si, ti ho vista da sola quasi inerme su una panchina. Cosa ci facevi lì nel bel mezzo del freddo?"- domandò mentre io sorseggiavo la mia bevanda preferita. Non feci in tempo a rispondere che si alzò di scatto e si allontanò rapidamente. Guardai le pareti attorno a me mentre attendevo che Niccolò tornasse. Non avevo idea di cosa fosse andato a fare ma così mi dette tempo per osservare ancora casa sua. Era disordinata ma bella e pulita. Quelle mura di color bianco mi piacevano particolarmente. Da sempre avevo amato quel colore. Per me era l'insieme di tutte le colorazioni esistenti e l'unico tono di colore che  esprimeva bellezza, luce e purezza. Era freddo ma lo avrei preferito al nero mille volte. Del resto la stanza era riempita da diversi mobili moderni e da un televisore. Mi piaceva. La presenza di Niccolò riportò la mia attenzione su di lui e lo vidi venire verso di me con una pesante coperta fra le mani.

-"Me devi scusà Auró, ma preso dalla preoccupazione mi ero scordato che stavi morendo di freddo. Tiè metti questa"- mi disse con tono preoccupato porgendomi la coperta. La presi fra le mani e il suo tessuto era in plaid rosso.

-"Grazie tante davvero, Niccolò, ma non serviva"- lo ringraziai per poi avvolgermi le spalle con la sua coperta che, tra le minuscole intrecciature di tessuto, sembrava esserci il suo forte profumo. Mi beai di quel odore e nel frattempo il moro aveva ripreso posto accanto a me.

-"Assolutamente no! Hai già preso freddo abbastanza"- ribatté mettendosi una mano fra i capelli.

-"Si vede che sei ipocondriaco"- commentai ridendo. Lui sorrise e scosse la testa.

-"Non credevo ricordassi questo particolare"- ammise.

-"E chi si scorda!"- scherzai. Lui rise e poi tornó nuovamente serio.

-"Scusami se prima ti ho interrotta, ma ora mi dici perché eri lì tutta sola e nel bel mezzo del freddo?"- domandò riprendendo il discorso precedente. Abbassai la testa ed osservai il liquido scuro girare e mescolarsi tra le pareti di ceramica bianca della tazza.

-"Ero molto arrabbiata e così stavo cercando di andare a casa. Ma qualcosa è andato storto e non mi sono sentita bene"- raccontai continuando a guardare in basso. Sentii il suo sguardo bruciare su di me mentre giocherellava con il lembo della sua maglia.

-"Cosa è successo?"- domandò e sembrava che nel suo tono di voce ci fosse un pizzico di impaccio e di timore. Evidentemente aveva paura di essere troppo invadente nel chiedermi cose riguardanti la mia vita privata. Decisi ugualmente di rispondergli senza però scendere troppo nei particolari. In fin dei conti non mi fidavo ancora al cento per cento di lui nonostante mi avesse aiutato varie volte.

-"Ho litigato con una mia amica ed ero nervosa. Penso tu abbia capito ormai che riesco ad irritarmi facilmente"- ci scherzai su.

-"Oh certo! Solo a ripensare a quello che hai combinato a quel povero vecchio quella notte sull'aereo mi fa già capire tanto"- mi disse ridendo. A quel punto alzai il volto e lo guardai nuovamente ricambiando il sorriso. Mi sorpresi del fatto che ricordasse anche dettagli come quelli. Forse quella notte non era poi così insignificante come credevo che fosse per lui.

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