Capitolo 34

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Due profonde occhiaie, volto leggermente scavato e capelli costantemente spettinati erano i protagonisti della mia vita ormai da più di due settimane. Avevo assunto lo stesso aspetto trasandato della mia ex migliore amica Francesca. Andavo a lavoro con malavoglia e, oltre ai clienti, non parlavo con nessun'altro. Ero distrutta. Ero a pezzi. Da quella volta a casa mia non avevo ne più visto e nemmeno sentito Niccolò. Mi mancava così tanto. Sentivo la mancanza di qualsiasi cosa gli appartenesse. Sentivo la mancanza del suo sorriso che mi illuminava la giornata, dei suoi favolosi occhi profondi e castani che mi facevano volare, delle sue labbra così morbide da far invidia perfino ad un materasso, della sua meravigliosa voce che mi riscaldava il cuore e degli indimenticabili momenti passati in sua compagnia. Le notti e i giorni trascorsi con lui. Ricordi così belli  che mai con nessuno avevo condiviso. Lui era quella spinta in più. Quel sole e quella speranza che mi faceva svegliare col sorriso la mattina per affrontare con tutte le forze la giornata. Per me era quel punto di riferimento. Era quel punto fermo. Era il mio appiglio per la felicità. Mi sentivo continuamente abbattuta tanto che mia madre non fu più capace di riconoscermi. Le mie giornate sapevano solo di tristezza e avevano assunto un unico colore: il grigio. Era come aver a che fare con un cielo sempre torbido e nuvoloso. Nella mia anima, ma soprattutto nel mio cuore, aveva iniziato a piovere e non aveva più smesso fin da quando avevo lasciato andare via Niccolò. Ripensai ai suoi occhi castani che mi fissavano e che mi facevano sentire la ragazza più bella del mondo. Ripensai alle sue mani che ogni volta mi sfioravano i capelli e la pelle ma, come prima cosa, l'anima. Era capace, con un nonnulla, di farmi sentire unica e leggera tanto da riuscire a spiccare il volo. Con lui mi sentivo forte per far qualsiasi cosa. Ma ormai che altro avevo nella mia vita? Avevo perso tutto quello che era riuscito ad essere l'intera mia vita ed esistenza. Che altro avevo da perdere? Per me era come aver perso la mia bussola, quella bussola che era capace di far ritrovare la strada per la felicità. Quella mia bussola era solo lui. Sbuffai rumorosamente mentre sciacquavo le tazze dell'ultimo cliente nel bar in cui lavoravo. Era pomeriggio inoltrato quando sentii la campanella tentennare un'altra volta. Mi voltai per vedere chi fosse entrato e mi accorsi che si trattasse di Francesca. Roteai gli occhi stanchi al cielo e poi mi diressi verso la vetrina per girare il cartellino con scritto 'closet'.

-"Che c'è? Ormai il bar ha chiuso"- dissi mentre tornavo al mio bancone.

-"Un caffè, come sempre"- ordinò con un sorriso mentre prendeva posto davanti a me. Era da tempo che non la vedevo e mi stavo giusto per chiedere che fine avesse fatto. Mi osservó dalla testa ai piedi mentre mi toglievo il sinale, ormai sporco.

-"Te lo faccio solo se smetti di fissarmi manco volessi una fotografia"- sputai acida mentre mi davo da fare per preparare l'ultima ordinazione di quella giornata.

-"Nervosa eh?"- domandò curiosa. Mi voltai verso di lei e la guardai negli occhi. Francesca aveva sicuramente migliorato leggermente di più il suo aspetto e non riuscivo a capire il perché.

-"Abbastanza, è l'unica cosa che tu devi sapere"- dissi fredda per poi voltarmi di nuovo. Presi il suo caffè, ormai pronto, e glielo porsi. Io nel frattempo, invece, decisi di prepararmi un buon e sano the. Rosaria in quel momento non era lì a causa di un impegno ed io quindi me la dovetti vedere da sola per terminare il lavoro. In quella stanza del bar c'eravamo solo io e la ramata. Lei si portò la tazzina vicino alle labbra e iniziò ad assaggiare la sua amata bevanda.

-"Avanti su siediti qui e parliamo un po'"- mi invitó a fare mentre pichiettava su uno sgabello accanto a lei. Ormai non avevo nient'altro da fare e probabilmente parlare non mi avrebbe fatto male. Era da giorni interi che non proferivo parola con nessuno. Afferrai la mia tazza di the fumante e andai a sedermi al suo fianco.

-"Di che vuoi parlare?"- chiesi confusa e con un tono di voce ancora distaccato. Bevvi un sorso della mia bevanda e lei fece lo stesso. Si portò i capelli rossi da un lato e poi sorrise, ma senza alcuna malizia. Era la prima volta che vedevo un sorriso sincero provenire dalle sue labbra. Mi stupii ma non mi esposi più di tanto.

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