Era la seconda notte che passavo in sua compagnia e sapevo che non mi sarei mai stancata di lui. Avrei continuato a passare ore ed ore a parlare con Niccolò senza sosta. E fu così che trascoremmo il tempo in assenza di sonno. Entrambi seduti uno di fronte all'altro a chiacchierare del più e del meno.
-"E così sei scappata da scuola in seconda media?"- domandò curioso e stupito allo stesso tempo.
-"Si. Quando ero piccola era completamente diversa da come sono ora"-
-"Perché? Ora come sei?"-
-"Molto più normale e meno pestifera. Amo la scuola, lo studio e la psicologia. Ho intenzione di iniziare i miei studi ad una accademia a Roma"- raccontai. Lui ascoltava le mie parole nella più totale serietà ed attenzione mentre faceva qualche tiro alla sigaretta ogni tanto.
-"Sono contento. Anche a me piace la psicologia. Se non avessi fatto il cantante avrei voluto anche io intraprendere il tuo stesso percorso"-
-"Accidenti non credevo!"- dissi ridendo di gusto. Lui si unì a me e poi spense la sigaretta. Amavo passare quel tempo con lui a parlare di alcuni annedoti del passato. Anche sciocchi, ma non importava. Lui era pronto ad ascoltarmi ed io a raccontargli cose riguardanti la mia vita come se stessi raccontando fiabe.
-"Ricordo che mia madre si arrabbiava moltissimo e le passò per la mente perfino l'idea di chiudermi in un collegio"- proseguii riprendendo il discorso precedente. Scoppiò a ridere e mise una mano tra i capelli scompigliandoli.
-"Eri una peste, insomma"-
-"Molto. Poi però mia madre ha deciso di lasciarmi con lei. Non voleva mi allontanassi"- dissi tornando stranamente seria.
-"Per quale motivo?"- domandò curioso.
-"Ha avuto sempre e soltanto me"- sussurrai abbassando la testa.
-"Parli di tuo padre.. giusto?"- chiese in un sussurro come se avesse paura di farmi quella domanda. Si vedeva che temeva una mia reazione ad una sua eventuale intromissione negli affari della mia famiglia.
-"Si.."- dissi ad un fil di voce. Mi si formò un groppo in gola e a malapena riuscivo a parlare. Ogni qual volta che mi trovavo a discutere di mio padre andava a finire sempre così. Era un tasto troppo dolente per me.
-"Non credevo ricordassi"- ammisi.
-"Si ricordo. E ricordo anche che quella sera a casa mia ti rifiutasti di parlare"- spiegò.
-"Certo.."-
-"Se vuoi puoi ancora farlo. Sono qui pronto ad ascoltarti"- mi invitò dolcemente a fare posando due dita sotto il mio mento. Con una tale delicatezza e lentezza mi alzò il volto e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Era sincero e mi ispirava tanta fiducia. Annuii e poi sorrisi debolmente. Successivamente mi alzai dal letto e aprii la finestra. Indossavo una semplice t-shirt a maniche corte verde ed un pantalone della tuta. Nonostante il gelo proveniente dall'esterno me ne fregai e respirai a pieni polmoni l'aria. Niccolò guardò in silenzio ogni mio movimento e non fece un passo. Rimase a letto mettendosi però seduto e coprendosi un po' col lenzuolo. Sicuramente aveva freddo e a me questo dispiaceva, ma in quel momento avevo assolutamente bisogno di recuperare ossigeno. Passarono un po' di minuti nel più totale silenzio mentre io osservavo l'orizzonte ormai buio. Per le vie di Milano regnava la più totale tranquillità ed alcune luci illuminavano varie parti della città. Sentii Niccolò sospirare arreso. Nel momento in cui capii che avesse intuito che non volessi discuterne, parlai.
-"Avevo circa due anni"- cominciai a raccontare mentre un leggero venticello faceva ondeggiare in avanti e indietro una mia ciocca di capelli. Attorno a me non sentii più nulla ma potetti percepire la presenza di Niccolò alle mie spalle che si era messo ormai sull'attenti. Non parlò e attese che raccontassi tutta la mia storia.
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La Mia Àncora⚓
RomanceUn incontro inaspettato durante un volo su un aereo aveva cambiato la vita di quei due ragazzi. Lei Aurora Ferrara, con un pessimo passato alle spalle e con la costante paura di amare, riesce a trovare qualcuno che è capace di farla uscire dai suoi...