Ducato di Fiorenza (Firenze). Due mesi prima
Daniele Monticelli, ultimo erede vivo della casata, era morto. Una morte lenta seguita da un risveglio improvviso in un corpo dalle potenzialità immani.
Era diventato un vampiro. E presto si sarebbe sentito anche una divinità.
Erano passati cinquant'anni dal suo risveglio, cinquant'anni passati nell'ingannare i fiorentini dell'essere ancora vivo, per abitare ancora in casa sua e possedere ancora ogni sua ricchezza.
Erdie gli aveva concesso la libertà solo per alcuni decenni, tuttavia era scomparsa e la promessa fatta per poter diventare un vampiro era solo un lontano ricordo.
Furono quelli gli anni in cui si era riappacificato con il fratello, uniti come mai lo erano stati in vita. La comune natura di vampiri li aveva trasformati in due macchine assassine che ricercavano in simultanea piacere e nutrimento. La città di Firenze era costantemente bagnata di sangue.
Di giorno riposavano nel loro palazzo, l'immensa dimora che era stata dei loro genitori, di notte animavano l'oscurità. Tutto era perfetto e la vita, per Daniele, aveva preso una svolta decisiva. L'alchimista Shardan era ufficialmente morto. Adesso c'era solo il vampiro dorato, l'ultimo sogno di tutte le ragazze fiorentine.
La Luna stava per tramontare, piccolo spicchio velato di nubi contro un cielo plumbeo. La sua luce si rifletteva sulle acque di un laghetto artificiale, al cui centro un cherubino in marmo versava incessante acqua dalla sua anfora.
Matteo guardò quello spettacolo dalla finestra: assomigliava molto ad un quadro finemente dipinto, dove i colori della notte si mischiano alla vita. Da umano non si era mai soffermato ad osservare la notte. Ed ora era vampiro, un vampiro che grazie ad un amuleto poteva anche vivere di giorno, ma che per natura era attratto dall'oscurità.
«Posso asciugarla, mio signore?» gli domandò una delle sue serve, vampire di caste di potere inferiore, che lui aveva trasformato affinché si occupassero di lui e di suo fratello. Non le rispose, si voltò verso di lei e lasciò che passasse il panno sul suo corpo.
Era uscito a caccia da solo, suo fratello Daniele era rimasto nella villa, giocando con una nuova umana.
Con una leggera vestaglia uscì dalla sala da bagno. Nell'aria c'era odore di morte e seguì l'aroma fino al grande salone.
Suo fratello Daniele era seduto su una poltrona, là nella grande sala dove decenni prima la loro famiglia riceveva i cortigiani e organizzava grandi balli. Era con pochi abiti addosso e un cadavere sulle ginocchia.
Matteo guardò il corpo esanime e sospirò. «Eravamo d'accordo che non avremmo più ucciso nessuno per non dar troppo nell'occhio. Non voglio problemi con i cacciatori di vampiri, Daniele».
STAI LEGGENDO
✵Fiore d'inverno, cristallo grezzo
VampireTratto dal libro: "La vista di tutto quel sangue lo sconvolse. Si inginocchiò all'altezza della ragazza, le scrutò gli occhi vuoti, le labbra aride dischiuse e immobili. Si accorse subito che davanti a sé vi era Erdie. «Dov'è Mine? » le domandò sper...