20°°°Lo spirito dell'alchimista°°°_fine prima parte

69 20 8
                                    

Era notte fonda quando i vampiri rinvennero nel palazzo Monticelli. Il potere di Erdie li aveva storditi tutti in un istante.
La potenza dei vampiri Reali era spaventosa e se ne resero conto tutti con enorme sgomento.
La servitù vampirica stava fuggendo spaventata. Erano tutte vampire comuni terrorizzate da quell'ondata di potere, un terrore che le fece dileguare temendo per la loro vita.
«Non sento più la presenza di nessuno nella stanza...» commentò Cassandra, sconvolta.
«Temo tu abbia ragione».

Matteo si passò una mano tra i capelli, tremante. Non sarebbe stato necessario aprire le porte ed entrare, per rendersi conto che Erdie e Daniele non erano più lì.
E forse non erano neanche più a Firenze.
«Ma cosa diamine è successo?!»
Cassandra si voltò verso Beatrice, che li aveva raggiunti, ancora più pallida in volto e tremante.

«Mio fratello deve aver fatto infuriare la venerabile Erdie».
Matteo corse verso la stanza che aveva lasciato poco prima, o almeno credeva fosse passato poco tempo, e la trovò distrutta. Un'esplosione aveva scaraventato tutto contro le pareti, sfondando i mobili e distruggendo ogni oggetto.
Fu solo l'odore dei cadaveri umani a rivelare il tempo trascorso, e non era poco.
Puzzavano già di decomposizione.

Anche Cassandra entrò nella stanza, ma con le lacrime agli occhi. Con passi incerti si avvicinò alla finestra aperta, i capelli corvini le volteggiavano attorno al viso per il vento che entrava dalla parete esterna sfondata e gli occhi inondasti di lacrime.
Era una sensitiva, e il suo dono le aveva mostrato indistintamente che Daniele fosse in pericolo.
Pian piano le sue gambe persero forza, lasciandola colare al suolo, sciogliendosi in un pianto disperato persa fra le balze del suo abito.

Nessuno di loro sapeva cosa fare, proprio perché nulla avrebbero potuto contro Erdie. La vita di Daniele dipendeva da come lui avrebbe agito. E in questo, Beatrice, si sentiva tremendamente in colpa. Era stata lei a dirgli di non perseguire più quel piano, di tornare quello che era un tempo, di avere rispetto per la vita umana.

«Siamo rimasti incoscienti per almeno un giorno» spiegò Matteo, sicuro delle sue osservazioni «Non possiamo sapere dove Erdie lo abbia portato».

«Nell'unico posto dove lei esercita la sua giurisdizione» parlò Beatrice, in fondo conosceva Erdie meglio degli altri. «Il suo castello...»

I vampiri erano molto territoriali. A parte i vampiri Comuni, le altre caste difficilmente convivevano nello stesso luogo. E, se per i vampiri Nobili il loro spazio era delimitato da scelte personali, ai Reali era stato assegnato un luogo ben preciso da governare. Erano stati i Cainiti stessi a dividere i territori in parti eque, delineando confini diversi da quelli creati dagli umani.
L'unico vampiro Reale senza un vero regno era Erdie e il motivo era semplice: un tempo era stata la moglie di Naram e lui la reclamava ancora.

«Naram le ha lasciato il comando del regno di Napoli. Tutti i vampiri Nobili del luogo dovrebbero rispondere a lei, ma non è mai stato davvero così. Tutta l'Italia è sotto il comando diretto dei Cainiti da più di mille anni, non credo che il passaggio di potere sia così ben voluto da tutti. Però è lì che ha il suo castello» spiegò Beatrice.

«Dobbiamo andare lì a salvarlo...» supplicò Cassandra in lacrime.
Matteo non sapeva bene cosa rispondere. Daniele aveva sfidato Erdie da vivo e lei era stata attenta a non ucciderlo, come immortale era tutto diverso: avrebbe punito quell'insolenza senza nessun riguardo.
«Perché ha nuovamente indispettito Erdie? Questo non capisco... » si lasciò sfuggire Matteo.
«Cosa vuole lei da lui??» Cassandra non era a conoscenza dei piani del vampiro Reale e del ruolo che aveva Daniele. E doveva continuare a non saperlo, su questo era d'accordo anche Beatrice.

Il solo condurre esperimenti sulla natura vampirica era profondamente vietato. Soltanto ad un vampiro era concesso tale privilegio: colui che aveva inventato i medaglioni solari che permettevano ai vampiri di girare di giorno. E i suoi studi erano strettamente controllati dai Cainiti.
Tentare di creare un vampiro Originario sarebbe stato un reato sconvolgente, dove la pena capitale avrebbe costituito una punizione clemente.
Matteo e Beatrice si guardarono, comprendendo l'unica cosa che avrebbero dovuto fare.

Ci fu un solo inconveniente: Cassandra era padrona della chiaroveggenza e comprese subito le loro intenzioni.
«Non mi cancellerete la memoria» disse furiosa.
I due vampiri non ebbero un istante per controbattere: Cassandra mutò il suo corpo in quello di un gufo e volò dalla finestra scomparendo.

«Maledizione, è scomparsa...»

Stava succedendo tutto così in fretta che entrambi non sapevo come agire. Se Cassandra avesse visto nel futuro ciò che Erdie stava progettando sarebbe stato un problema.
«È colpa mia Matteo, è tutto solo colpa mia... » confessò Beatrice «Sono stata io a dissuadere Daniele dall'assecondare Erdie»

***

C'era solo una flebile luce a risplendere tra le pareti umide. La puzza di muffa e stantio era soffocante.
Daniele riaprì gli occhi in un posto sudicio, confuso e stremato. E impiegò qualche istante per rendersi conto di essere in catene.
E in ginocchio in una pozzanghera maleodorante.
Vedeva male, sfuocato e gli girava la testa. Faticò anche a ricordare ciò che fosse successo.
«Un intero giorno per riprendere i sensi, un vampiro Nobile dovrebbe essere più resistente».
La voce di Erdie, elegante e cristallina, stonava parecchio in quel luogo.
«Cosa mi hai fatto?» sussurrò il vampiro a mezza voce.
«Ho punito la tua brutta idea. Ma adesso l'hai cambiata, vero?» gli chiese lasciva «Adesso chiederai perdono e inizierai a lavorare per me».
«Non cambio idea» sostenne la sua decisione l'altro «Non darò vita a qualcosa di così pericoloso»
Erdie gli si avvicinò, inginocchiandosi alla sua altezza.
«Sono passati decenni da quando ti ho trasformato. Eppure la tua testardaggine non è cambiata affatto...» gli sistemò qualche ciocca di capelli. Nonostante fossero sporchi e umidi, sembravano ancora oro liquido.
«Perché devi sempre farmi perdere la pazienza?»
La vampira continuò con premura ad ordinargli i capelli mentre parlava, pulirgli il viso, sfiorargli le labbra.
«Adesso sei immortale» gli sussurrò accanto alle labbra «Non ho più paura che tu possa morire...»
Lo baciò piano, un piccolo tocco accennato.
«Trova un altro modo per soddisfare i tuoi capricci».
Erdie scoppiò a ridere. «Pagherai molto cara questa indolenza. Te lo assicuro».
Gli afferrò la testa stringendo fino a strappargli un urlo. «Io non prendo ordini da nessuno» disse con voce dura, prima di incassargli il cranio nel muro alle sue spalle.
«Cambierai idea e io avrò la mia arma».

✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora