22~°°°La prigionia°°°

63 20 3
                                    

Daniele non era morto, il colpo però lo aveva ferito e il dolore non accennava a diminuire.
La sua testa era rimasta incassata nel muro, tra la pietra appuntita.
E aveva sete.
Tanta, tanta sete.
Non beveva sangue da molto tempo, quantificarlo di preciso era difficile. Non era mai stato lontano dal sangue per più di qualche ora. I suoi denti erano sempre incastrati nella carne umana
Eppure una parte di lui stava iniziando ad inorridire. I ricordi di ciò che aveva fatto in quegli anni lo stavano logorando.
Beatrice lo aveva reso nuovamente se stesso, gli aveva eliminato quel velo di perversione demoniaca che gli aveva oscurato l'anima.

La cella sembrava vuota. Il suo corpo formicolava e non gli permetteva di percepire alcuna presenza.
Era legato al muro con delle catene che gli bruciavano la pelle, e i canini erano sgusciati dalle gengive bisognosi di sangue.
C'era odore di resina, ora la sentiva. Resina e muffa.
Alzò gli occhi azzurri in alto, la dove le sue mani congiunte erano serrate dal ferro. E capì che si trattava di linfa di frassino.
L'unico albero velenoso per gli immortali.
Sentì poi odore di sangue. Tutti i suoi sensi si attivarono all'unisono come impazziti.
«Sei ancora deciso a non lavorare per me?» la voce di Erdie risuonò nella stanza come un canto.
Daniele impiegò qualche istante per comprendere le parole della vampira. «Sì... Non voglio generare un mostro incontrollabile...» fu difficile per lui rispondere. E sperò di non aver parlato solo nella sua testa.
«Per quanto sarai disposto a sopportare? Perché ho l'eternità per farti cambiare idea».
La realtà era che stava già soffrendo. Il non poter nutrirsi era aberrante.
«Ascoltami... L'alchimia può fornire strade di potere inimmaginabili. In questo posso aiutarti... » cercò di spiegarle. Erdie però sembrava irremovibile. Voleva un vampiro originario ai suoi ordini, esattamente come ogni bambina capricciosa.
«Guarda che bella questa mia vasca» cambiò argomento all'improvviso, spostandosi di lato. Dei vampiri dovevano averla portata in quel sotterraneo buio riempiendola di sangue.
Sangue... tanto, tantissimo sangue caldo.
La vista e l'olfatto di Daniele lo stavano facendo impazzire.
«Ho conosciuto un sacco di Nobil donne che usano fare bagni di sangue. Sono convinte che le mantenga giovani. Io lo faccio perché è divertente... »
Gli occhi azzurri del vampiro saettavano sui bordi cremisi della vasca, con l'impressione quasi palpabile di poterlo bere.

La vampira iniziò a spogliarsi lentamente, liberandosi dagli strati dei vestiti con facilità.
Era una dea, sia vestita che nuda.
Non faticava a credere nelle storie in cui la vedevano al centro di dispute tra regni.
«Il profumo del sangue di donna è meraviglioso, non trovi?» parlò dolcemente la vampira, accarezzando la superficie del liquido.
«Non riesci più a parlare, Daniele?» sorrise soddisfatta.
Erano due giorni che il vampiro non si nutriva. Il suo corpo lo stava torturando, ne era certa.
La vampira raccolse con la mano del sangue, per poi portarlo alla bocca e berlo. Rivoli scarlatti le macchinarono la pelle chiara, i suoi occhi di sabbia scintillavano mentre il vampiro, con i canini sguainati, boccheggiava.
Erdie entrò nella vasca, un sorriso beato le si era dipinto sul volto.
«Ho letto i tuoi appunti in passato. Ma sono incompleti. Se non vuoi aiutarmi tu, lascia che lo faccia qualcun altro».

«Non voglio che una tale creatura si svegli tra gli umani. Non mi farai cambiare idea...» lo disse tutto d'un fiato.
«Ho quasi quattromila anni, quanti di preciso non lo rammento» continuò a parlare lei, con un tono confidenziale e mellifluo. Si aveva l'impressione di essere in un salotto elegante, e non in una prigione buia e umida, tra sangue ed escrementi di ratti.
«Nonostante questo scopro, di volta in volta, cose nuove su noi immortali. Con il passare del tempo diventiamo più forti ed abbiamo nuove capacità. Io ne ho scoperta qualcuna».
Daniele iniziò a sentire dolore in tutto il corpo. Un male che era sembrato solo un prurito, ma che si era poi trasformato in un dolore lancinante.
La sua pelle si stava aprendo, come se qualcosa lo stesse tagliando dall'interno.
Erdie guardava il suo prigioniero ridendo. «Guardati, non esce neanche più sangue dal tuo corpo. Impazzirai se non mi darai ciò che chiedo».
Daniele iniziò a gemere quando il dolore raggiunse l'apice.
Era dannatamente testardo, piegarlo avrebbe richiesto un lavoro arduo.
Il bagno di sangue l'aveva rilassata, riempiendola di energia. Uscì dalla vasca come un demone, ricoperta di sangue e con i canini sguainati.
I passi della donna erano appiccicosi sul pavimento in pietra, e le sue orme erano accompagnate da copiose gocce di sangue.
«Ti basterebbe darmi ciò che voglio, solo ciò che voglio. E ti lascerei libero per sempre... ciò che hai vissuto in questi anni non ti è bastato?» gli domandò lasciva, strappandogli la camicia logora. Il petto chiaro di Daniele era pieno di ferite che non sanguinavano, carne aperta e morta che non aveva la forza di reagire.
Il dolore lancinante si era arrestato all'improvviso, come una fiamma appena spenta.
Erdie lo baciò, tenendogli la testa bloccata. I canini del ragazzo cercarono in ogni modo di usufruire del sangue che la vampira aveva sulle labbra, ma inutilmente. Erdie sembrava giocare con lui.
«Posso torturarti per sempre, ancora convinto di proseguire sulla tua strada?»
«Il martirio non è un problema» rispose con un filo di voce.
«Bene, sarò felice di accontentarti... »
Daniele scoprì, nel peggiore dei modi, che il potere di Erdie perdurava anche nella sua assenza.
Aveva la sensazione di essere quasi macinato sotto l'azione di lame invisibili. E il dolore lo costrinse ad urlare.

***

Il dolore non gli aveva dato tregua, e la gola non era più in grado di emettere suoni, ormai arida e ferita.
Per un secondo sperò di essere morto.
«Mettersi contro di lei è solo autolesionismo».
Sentì che qualcuno gli stava parlando, ma non riusciva a capire chi fosse. Era rimasto appeso da ore a quelle catene pesanti, intrise di quella resina che lo stava corrodendo.
Daniele non riusciva a spostare il capo, ormai piegato quasi innaturalmente contro il braccio steso verso l'alto. Ma i suoi occhi azzurri incontrarono quelli quasi neri di un ragazzino di fronte a lui.
«Io sono contro ciò che vuole creare».
«Non cambia idea, ti torturerà fino al midollo finché non ti piegherai».
Daniele non gli rispose. Era talmente stremato e affamato che il suo cervello faticava a ragionare e a restare lucido.
Si sarebbe dovuto chiedere chi fosse quel ragazzino coperto da un pesante mantello, dall'energia non umana e non vampirica.
«Tornerò a vedere come starai tra qualche giorno. Sono davvero curioso di vedere quanto resisterai».
Nella cella tornò il silenzio, e il vampiro si sentì di impazzire.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora