42~°°°Distruzione °°°

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Era una notte fredda quella. Una notte fredda e mortale come una lama.
Erdie aveva aperto gli occhi d'improvviso, nel suo letto di seta, avvertendo le terrificanti urla dei vampiri ergersi come colonne nelle stanze scure del suo palazzo.

Non comprese subito ciò che stava accadendo; infondo, cosa mai poteva minare il luogo abitato dal più antico vampiro della terra? Ai limiti di un regno ormai in pace?
Eppure, proprio questa sicurezza, aveva reso quel luogo facilmente preda di un attacco.

L'antica vampira si sporse dalla finestra. Oltre le mura del suo palazzo vi erano armate di uomini muniti di armi in frassino, con lance e pioli mortali per la sua specie.
E l'aria... L'aria era irrespirabile, pregna di pollini di biancospino che erano in grado di corroderle i polmoni. I suoi! Antichi come i primi uomini.

Ciò che le si presentava allo sguardo era surreale, improvviso ed incomprensibile.
Poi venne il fuoco. Vide fiamme uscire dalle bocche dei cacciatori che si avvolgevano attorno ai vampiri rendendoli pire disperate.

Sembrava alchimia, alchimia mortale e spaventosa. Aveva smesso di temere i cacciatori da secoli, fino ad allora. In quel momento tornarono a terrorizzarla come un tempo.

I suoi poteri erano deboli, non riusciva a trasformarsi.
Dall'alto della sua finestra le era possibile notare che anche per gli altri vampiri era lo stesso, se non in misura maggiore.

Li vedeva cadere dalle finestre e decomporsi, combattere una guerra persa in partenza con onore o fuggire come conigli nella vegetazione.

I cacciatori, però, erano determinati al massacro. Nessun immortale però sembrava sfuggire al suo destino.

E ciò che accresceva in Erdie la disperazione, era che i cacciatori si stavano avvicinando alla sua stanza. Lentamente, come un orologio ad acqua che inesorabilmente gocciolava il tempo.

Sì portò una mano al petto, stringendo il medaglione che la proteggeva dal sole sperando in lui.
Tuttavia, in quel momento, solo un miracolo avrebbe potuto salvarla.

***

L'odore dei cacciatori impregnava l'aria satura di polveri e fumo. Daniele comprese in un istante di avere pochissimo tempo per riportare in vita Mineptah. Forse anche meno di quanto pensasse.

E la presenza vampirica nel castello si disperdeva sempre più velocemente. I vampiri stavano morendo, uno dopo l'altro.

«Conserverai i nostri ricordi per me?» gli domandò la ragazza, conscia anche lei del tempo che non avrebbero avuto per trovare altre strade.
Avrebbe perso i suoi ricordi, avrebbe perso la sua indentità; e lei doveva nascere nuovamente per portare a termine un importante compito.
Ma senza ricordi come avrebbe fatto?

«Certo che lo farò» le rispose Daniele, interrompendo i suoi pensieri «E ne costruiremo anche di nuovi».
«Sarebbe bellissimo...»

Mineptah era però preoccupata, indecisa sul rivelare il suo vero compito, così che Daniele potesse in futuro aiutarla.
Era essenziale che portasse a termine il suo compito, soprattutto ora che aveva ritrovato il suo Hapy. Le era stata concessa quella seconda possibilità con lui, forse anche con Erdie. E gli spiriti vogliono sempre che i patti vengano rispettati.
Nulla viene concesso, nulla regalato.

«Questo è anche il giorno perfetto per compiere questo rituale» proseguì il vampiro osservando l'astrolabio.
«Non voglio perderti di nuovo ora che ti ho ritrovato...» sussurrò lei, nascondendo il viso contro il collo di lui.
«Non mi perderai, perché in realtà non ci siamo mai persi. Eravamo solo distanti, ma, come io ho sempre sentito la tua presenza, anche tu sentirai la mia».

✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora