6~ °°°La realtà delle cose°°°

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Ducato di Firenze, 1536

La notizia dell'imminente ritorno di Erdie avevano spaventato Daniele più di quanto avesse pensato.
La vampira Reale che lo aveva creato stava tornando per l'alchimista Shardan, ma da quanti anni aveva lasciato li studi? Troppi, e la sola idea di rinchiudersi ancora fra le fredde mura del suo laboratorio lo faceva sentire un prigioniero. E questo, non perché l'alchimia avesse abbandonato il suo cuore, ma perché avrebbe dovuto farlo sotto l'ordine di qualcuno, lui che aveva studiato solo sotto la spada assassina del tempo.

Studiava alchimia per poter diventare immortale, ora lo era. A cosa gli sarebbe servita ancora?

"Ad aver salva la vita..." gli sussurrò una voce interiore. Esattamente, perché Erdie lo avrebbe ucciso se si fosse rifiutato di aiutarla.

Era giunta una nuova lettera a casa loro, e ancora una volta il primo a leggerla era stato Matteo.

Daniele tremò a quella notizia.

«Il duca di Firenze ci ha contattati di nuovo. Vuole farti una visita privata».

«Fare a chi? Me come vecchio parente o me come come discendete del vecchio parente?»

«Te come vecchio parente insieme a te come suo nipote. Mi sembra di dedurre che la storiella che gli abbiamo raccontato non gli vada molto bene».

Daniele strappò la lettera dalle mani di suo fratello e la rilesse in silenzio. Alessandro il Moro chiedeva davvero di poterli vedere entrambi e, soprattutto, di poter far visita alla loro dimora. E tutto questo entro il giorno dopo.

«Perchè preoccuparsi, è un umano. Useremo i nostri poteri psichici su di lui».

Daniele scoppiò a ridere. «È un alchimista. Tutta la famiglia di nostra madre, i Medici, sono ben avanti con gli studi alchemici. E questo significa che non possono essere plagiati. Maledizione».

Questo era il vero problema. Un umano non manipolabile, soprattutto se appartenente ad alte caste, era difficile da gestire.

Per molto tempo vampiri e cacciatori di vampiri si erano contrastati a vicenda e in tutto questo gli unici a pagarne le conseguenze erano stati gli esseri umani. Queste folli guerre portarono alla stipulazione di un patto internazionale di pace, dove ogni specie si sarebbe impegnata a rispettare regole ben precise tra cui ai vampiri era vietato assassinare esseri umani, pene peggiori se essi appartenevano ad alte cariche politiche.

Se Alessandro De Medici avesse scoperto l'inganno della Famiglia Monticelli, Daniele avrebbe dovuto ucciderlo alla vecchia maniera, con mezzi umani e discreti. E per fortuna la fantasia in merito non gli mancava.

«Se dovesse scoprire chi siamo e se ciò dovesse raggiungere le orecchie dei Cainiti, noi siamo spacciati. Dobbiamo decidere bene cosa fare». Il consiglio di Matteo era sensato.

«Certe volte mi chiedo perché io mi ostini ancora a mantenere questo titolo e tu a vivere in questa casa» si sfogò l'altro vampiro, accartocciando con rabbia la lettera. «Firenze ormai è diventato un posto consumato e io sono stufo di nascondermi».

«Abbiamo le banche e i terreni di nostro padre da mandare avanti. Tu sei il suo ultimo erede. Se dovessimo rinunciarci, oltre che perdere ogni nostra forma di guadagno, passerebbe tutto al duca. E sinceramente sono più di cinquant'anni che mi occupo da solo delle nostre finanze. E non voglio perderle».

I due gemelli si guardarono in silenzio. Daniele sostenne lo sguardo del fratello fino a cedere sbuffando. Matteo aveva ragione, non potevano rinunciare alle loro ricchezze, senza soldi non si sarebbero potuto divertire.

Era giorno, dopo tantissimo tempo Daniele si era deciso ad uscire sotto la luce del sole. Il medaglione gli pesava attorno al collo, ma almeno gli impediva di prendere fuoco.

I giardini della grande villa erano diversi se esposti alla luce: da tetri corridoi di alberi e rampicanti assumeva un effetto fiabesco e rassicurante.

Aveva portato con sé quella ragazza umana su cui ancora non riusciva ad esprimersi. La osservò accarezzare gli alberi, le foglie di edera, le rocce con quel tocco di malinconia che lui non comprendeva.

Era pallida e vestita di bianco. Assomigliava più ad uno spettro che ad un essere umano.

Lui non le toglieva gli occhi di dosso e lei ricambiò una sola volta, sorridendo appena. Forse voleva dimostrargli gratitudine per aver potuto nuovamente sentire quel tocco di libertà sulla pelle.

"Da chi sei spaventato di più? Dai cacciatori o dai Cainiti?" gli aveva chiesto Matteo vedendolo pensieroso. La realtà era che nessuno dei due lo intimorivano. I suoi pensieri erano unicamente rivolti verso l'imminente ritorno di Erdie.

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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora