Ducato di Firenze, 1536
«Mangia, se vuoi sopravvivere».
Daniele torreggiava sulla ragazza rannicchiata al suolo ormai da ore, tra polvere e vecchi mobili. L'aveva portata in una stanza vuota del palazzo, quella che un tempo apparteneva alla servitù.
«Non credevo che la mia sopravvivenza vi importasse, signore» strascicò l'epiteto quasi sbeffeggiando quel titolo. Daniele era davvero uno dei signori di Firenze, nonostante dovesse avere in realtà le sembianze di un uomo anziano. Daniele Monticelli, ultimo esponente di una delle famiglie più ricche di Firenze e imparentato con Alessandro de Medici, duca della città.
«Penso mi importi abbastanza da non farti morire in così breve tempo».
Quel gesto la disorientava, era incerta sull'accettare o meno il cibo contenuto in quella pentola fumante. Non mangiava altro che pane da tre giorni e il suo stomaco brontolò rumorosamente annebbiandole la razionalità.
Daniele le aveva portano carne e verdure in abbondanza e l'odore del cibo aveva riempito il grande palazzo dopo decenni. Erano passati cinquant'anni da quando quel luogo non apriva le sue cucine, è il fuoco non veniva acceso per scaldare arrosti.
«Grazie» sussurrò la ragazza. Una parola abbozzata ad occhi bassi.
Lui la guardò mangiare in silenzio, restando in piedi contro il muro umido. Cosa provava davvero per lei? Osservarla era piacevole, le curve del viso e del corpo oltre quei tessuti leggeri erano piacevoli. Però c'era anche qualcosa di più a cui non riusciva a dare forma. Si sentiva come le onde del mare attratte e respinte dagli scogli continuamente.
La lasciò terminare il cibo da sola e chiuse la porta a chiave. Non temeva che fuggisse, piuttosto che qualche vampira decidesse di banchettare con lei.
I passi di Daniele erano felpati nonostante le suole dure, la vista gli permetteva di osservare senza luce e nel buio vide Cassandra. Girava come uno spirito in pena, gli aveva concesso un solo sguardo fugace prima di allontanarsi nell'oscurità.
Cassandra era una donna affascinante, ma su di lui non sortiva alcun effetto. Ai suoi occhi era diventata una dei tanti vampiri che abitavano quel palazzo.
Un viso fra tanti.Tuttavia stuzzicarla era divertente, una vita immortale necessitava di distrazioni per non tramutarsi in una spirale distruttiva.
«Vorrei che scegliessi con me l'abito che indosserò al matrimonio del duca» le sussurrò piombandole vicino.
«Perché desideri il mio parere?» gli domandò voltandosi appena verso di lui, giusto uno sguardo fugace. Gli occhi di Daniele le attorcigliavano le membra.
«Perché non dovrei?»
Era alle sue spalle, le labbra così vicine al suo orecchio da solleticarglielo. E Cassandra non era mai riuscita a resistere alle avance del vampiro che amava.
Daniele la portò nella sua stanza, luogo dove la vampira non entrava da tempo, e aprì il suo armadio. Nel grande specchio incassato nell'anta, i loro occhi si incontrarono. Le pupille di lei, con la poca luce fornita dalle candele, sembravano neri, mentre i suoi capelli erano raccolti sul capo assumendo la forma di dolci sorgenti che le colavano sulle spalle.
«Alcuni anni fa comprai quest'abito da un mercante veneziano. Ma non ho ancora avuto occasione di indossarlo. Cosa ne pensi?»
Cassandra guardò i vari strati dell'abito. Le risaltò agli occhi la fattura articolata del lucco. Lo prese dalla scatola e lo esaminò con attenzione. Era fatto di velluto e damasco, nero come era di moda in quegli anni, ma ricco di decorazioni azzurre come gli occhi del vampiro e oro come i suoi capelli. Il lucco era un abito utilizzato maggiormente lì a Firenze fra gli uomini d'alto borgo, era chiuso da un gancio all'altezza del collo, scendeva fino alle caviglie ed aperto sui lati per far uscire le braccia. Il cappello possedeva finissime decorazioni richiamanti li stessi motivi del lucco. Daniele, per la sua bellezza, avrebbe attirato più attenzioni su di sè di quante ne avrebbe dovuto, oscurando sicuramente il duca stesso e tutti i nobili Fiorentini.
STAI LEGGENDO
✵Fiore d'inverno, cristallo grezzo
VampirosTratto dal libro: "La vista di tutto quel sangue lo sconvolse. Si inginocchiò all'altezza della ragazza, le scrutò gli occhi vuoti, le labbra aride dischiuse e immobili. Si accorse subito che davanti a sé vi era Erdie. «Dov'è Mine? » le domandò sper...