Repubblica di firenze, 1488
Il corpo umano impiegava tre giorni per mutare e diventare immortale. Daniele era stato lasciato sul letto con ancora indosso l'abito da notte sporco di sangue. Solo sangue, ma il suo corpo era intatto, il suo viso splendido come mai lo era stato.
Per due giorni interi nessuno cercò di entrare nella stanza del nobile e perciò nessuno si accorse del cadavere che giaceva nel letto. Daniele, soprattutto dalla morte della sua adorata madre, era diventato più schivo e solitario e non era strano che si estraniasse per interi giorni rinchiudendosi nella totale solitudine.
Il terzo giorno l'anziana balia bussò alla porta dorata dell'alchimista, senza ottenere nessuna risposta. Vi entrò e lo vide, immobile nel letto, le vesti sporche di sangue rappreso è un'espressione beata sul viso.
Strillò scuotendolo, sperando che per l'ultimo dei nobili che aveva cresciuto con tanto amore ci fosse ancora qualcosa da fare. Ma nulla: il corpo del giovane Daniele era freddo e cereo come una statua.
La servitù accorse, chi restò accanto allo stipite della porta, chi si accalcò accanto al letto del defunto bisbigliando o inorridendo, ma nessuno si accorse della gazza lucida che da ore restava appollaiata sulla finestra.
Il medico arrivò poco dopo.
Il cadavere era intatto nonostante il sangue, non presentava alcun ematoma, nessun segno di sofferenza. In tanti anni di medicina non aveva mai visto una cosa simile.
<<Quando lo avete visto vivo, avete notato in lui strani comportamenti? Strane compagnie? >>
Nella stanza erano rimasti solo il dottore e l'anziana che aveva rinvenuto il corpo. Stringendo il fazzoletto colmo di lacrime al viso negò. Daniele era un uomo solitario, incontrava solo i notai che avevano il compito di gestire il suo patrimonio. Che lei sapesse non aveva neanche amici. Era il contrario di suo fratello Matteo, ma entrambi erano morti quasi nello stesso modo.
Il medico continuò ad esaminare il corpo senza trovare nulla. Nessun odore di veleno, nessuna ferita anche minima. Era davvero difficile stabilire la causa della morte.
Matteo restò appollaiato sulla finestra ancora per qualche istante.
<<Avete rovistato così anche nel mio cadavere quando sono morto?>>aveva ripreso le sembianze umane comparendo così all'improvviso.
La balia rimase pietrificata nel vedere Matteo. Era stato seppellito mesi prima, era morto... La donna svenne, perdendo i sensi prima che potesse gridare.
Il medico non riusciva a capire: ricordava perfettamente di aver dichiarato lui stesso il decesso di Matteo Monticelli solo alcuni mesi prima. E ora era lì, vivo, davanti ai suoi occhi.
<<Sono un vampiro, creatura diabolica...>> si rivelò senza problemi Matteo avanzando verso l'uomo. Lo vide sudare e tremare e ciò lo divertiva tantissimo. <<E tu diventerai la cena di mio fratello. Tra poco si sveglierà e non è giusto che non trovi nulla da mangiare. Non ti sembra?>>
L'uomo tentò di di scappare, ma Matteo fu velocissimo nel raggiungere la porta e sbarrargliela. <<Non scappare, per mio fratello non voglio una cena troppo bollente>>. Al vampiro bastò toccare l'uomo perchè egli si bloccasse. I suoi poteri psichici annichilirono quella volontà in pochi istanti.
L'anziana donna era ancora stesa sul pavimento. Le sfiorò la testa e le cancellò i ricordi degli ultimi minuti, per il resto della servitù lui doveva essere morto. Per tutta Firenze, Matteo Monticelli, doveva essere ancora sottoterra.
La stanza divenne silenziosa.
Il vampiro si avvicinò al cadavere di suo fratello, percependo l'energia in lui crescere sempre di più. Il suo risveglio era imminente.
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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzo
VampirTratto dal libro: "La vista di tutto quel sangue lo sconvolse. Si inginocchiò all'altezza della ragazza, le scrutò gli occhi vuoti, le labbra aride dischiuse e immobili. Si accorse subito che davanti a sé vi era Erdie. «Dov'è Mine? » le domandò sper...