36~°°°Burattini°°°

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La storia dei cacciatori di vampiri si perdeva nella notte dei tempi. I primi uomini naturalmente predisposti nell'affrontare i non-morti erano ormai oggetti di miti e speculazioni.

Si diceva che Iambos fosse il stato capostipite in assoluto, di stirpe semidivina, la cui capacità di lotta terrorizzava chiunque sul suo passaggio.
La maggior parte dei cacciatori erano convinti che fosse riuscito ad uccidere perfino il Lord, il vampiro Originario scomparso.

Tante, tantissime storie a cui molti credevano senza macchiare con dubbio nulla. Non era importante sapere davvero che dei cacciatori se ne parlasse molto prima, fra uomini antichi in città lontane, oppure che del Lord se be ebbe notizia ben oltre la cultura classica greca.
Ciò che animava gli animi era l'alone mitico delle imprese narrate, il valore perseguito da quei personaggi e, ovviamente, la vocazione divina che li animava.

Leon Alvarèz  era certo, oltre ogni ombra di dubbio, di discendere da Iambos per linea diretta.
Il sangue di quel valoroso cacciatore scorreva direttamente nelle sue vene infuocando il suo corpo verso lo sterminio dei vampiri.

Egli rimpiangeva quei tempi mitici e dimenticati dove i vampiri erano i nemici e i cacciatori guerrieri pregni di virtù per la salvezza del genere umano.
Sentiva davvero un forte dolore al petto nel costatare come, invece, ma modernità si era evoluta. La caccia al maligno era stata quasi del tutto abbandonata, i testi che ne indicavano la pericolosità quasi abbandonati nelle librerie polverose delle abbazie. E il mondo si stava sgretolando.

Dio e il suo impero stavano sfumando per colpa dei vampiri che tentavano l'uomo verso un'emancipazione deleteria per l'anima. Quanti maledetti non-morti si mescolavano alla società? Ai salottini ducali? Quanti parlavano con alte signorie d'Europa? Troppi.
E questo faceva male alla fede.

Nessuno al Gran Consiglio superiore dei cacciatori se ne rendeva conto, così presi in quella blasfema integrazione con il male.
Avevano osato anche mandargli quella lettera di minaccia, intimandogli di riportare il suo plotone in Spagna.
Illusi. Dalla sua aveva la corona di Spagna che appoggiava ogni sua mossa in quella guerra santa.

Leon si aggiustò i polsini della camicia chiara restando accanto alla finestra. La mattinata era scura di piogge, il freddo entrava dagli spifferi, ma non lo temeva. Il gelo temprava le membra e, per portare a termine il suo sommo compito, aveva bisogno che il suo corpo fosse saldo e robusto.

Qualcuno bussò alla porta.
«Sono Pedro, signore».
Leon lo fece entrare, avvicinandosi alla porta con silenzio felino.
«Grazie per essere venuto subito. Ti devo chiedere un enorme sacrificio».

Il ragazzo rimase sull'attenti, con il cuore in gola. Era entrato nell'ordine da pochissimo tempo e subito era stato costretto a quel viaggio in Italia.
Aveva appena scoperto che la sua famiglia era una razza privilegiata di uomini al servizio di Dio, che già doveva combattere il male. Avrebbe dovuto allenarsi in accademia, ma a quanto pare non c'era tempo.
Il diavolo era in vantaggio.

«Sono disposto a fare tutto ciò che serve per la salvezza» rispose risoluto. Speró che il timbro della sua voce non ne tradisse il nervosismo.
Aveva solo quindici anni, e quella guerra lo spaventava a morte.

«Ho proposto al vampiro di soggiornare da noi per tutta la durata della messa a punto del piano finale. Ma ho bisogno che ci affianchi anche durante l'attacco. È l'unica che potrebbe entrare nel castello del vampiro Reale Erdie senza destare sospetti».
Leon si fermò un attimo, il tempo di versarsi un po' di vino in una coppa e berlo. Il sapore di quel rosso italiano lo inebriava.
Pedro restò in attesa dell'ordine, torturandosi le dita dietro la schiena.

«Ti chiedo di essere il suo nutrimento e il suo svago. Deve fidarsi di noi. So che questo ti farà temere per la tua anima, ma il Signore sa che è per un bene superiore».

Pedro rimase sconvolto.
Per svariati secondi non fu in grado di formulare una risposta, ma, forse, non aveva in realtà neanche metabolizzato la richiesta che gli era stata fatta.
«Temo di non aver compreso bene...» si azzardó a ribattere il ragazzo, questa volta tremante.

«Oh, insomma. Hai capito benissimo. Ormai sei un uomo» gli rispose un po' seccato, versando del vino in un'altra coppa. «Dovrai donarle il tuo sangue e se vorrà dovrai anche soddisfarla in un letto. È un demonio, un vampiro, ma resta pur sempre una donna».
Leon offrì la seconda coppa di vino al ragazzo, che ingoiò quel liquido simile al sangue in pochi sorsi.
La richiesta e gli era stata fatta andava ben oltre le sue possibilità, ma la consapevolezza di dovergli obbedire gli rendeva le gambe flaccide e molli.
Non era certo di riuscire neanche a reggersi in piedi.
«Seducila, in fondo se un ragazzo avvenente. Non ti sarà difficile».

Trascorsero vari minuti prima che Pedro potesse riuscire a pronunciare anche una sola parola.
«Farò del mio meglio signore....»

✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora