28~°°°Intenzioni celate°°°

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Intervenire in una guerra umana era considerata una grave violazione delle norme vampiriche, a volte punita anche con la morte.
Queste regole severe mantenevano l'equilibrio tra le due razze, un equilibrio indispensabile Per la segretezza del mondo vampirico e l'indipendenza di quello umano.

Ciò che aveva fatto Beatrice viaggiava ormai di bocca in bocca nella Basilica dei Cainiti, tutti in trepida attesa della decisione che presto avrebbe preso il consiglio dei dieci.
E non solo: anche le corti europee dei vampiri Reali attendevano notizie: la condanna a morte di un vampiro Nobile era un evento che richiedeva la presenza di tutti i governatori.
Presto avrebbero ricevuto tutti un invito ad assistere alla morte di Beatrice Maria Sforza.

I Cainiti erano dieci, dieci vampiri Reali che si erano accattivati la simpatia di Naram, il fondatore del consiglio, colui che dopo la scomparsa del Lord e di Erdie, aveva preso le redini del popolo della notte.
Ed era lui in realtà a prendere le vere decisioni, l'oligarchia instaurata era solo apparenza.

***

Il fuoco scoppiettava vivace nel camino, diffondendo l'odore di cenere in tutta la stanza.
Naram non poteva avvertire il freddo, il fuoco non serviva a scaldarlo: amava solo osservarlo, guardare come quelle lingue quasi vive che si dimenavano disperate verso il cielo, inviando fumo che si arricciava verso l'alto.

«L'attesa ripaga sempre» parlò piano il vampiro «basta solo saper cogliere l'attimo propizio».
Bevve un sorso di sangue dal bicchiere, leccandosi il bordo della bocca da cui ne era sfuggito un po'.
«Non ho mai messo in dubbio la sua strategia, mio signore. Temevo solo che questo momento arrivasse troppo tardi».
Naram sorrise al suo consigliere, sfoggiando una meravigliosa dentatura bianca e appuntita.
«Ho la mia buona stella a vegliarmi. Ed ella ha fatto sì che fosse Beatrice stessa a fornirci la scusa adatta per rinchiuderla».
«La ucciderete?»
Naram scosse il capo. «Assolutamente no. Ho scoperto che anche per lei vale lo stesso oracolo delle eredi al trono di Atlantide. Ed è indispensabile che resti sotto il mio controllo».

«Ma i cacciatori vorranno giustizia, mio signore. È stata comunque violata una legge importantissima».
«E noi gli daremo giustizia» rispose sicuro.

Il consigliere non riusciva a comprendere quelle parole finché non guardò più attentamente il nuovo umano da compagnia di Naram. Era sua usanza, infatti, ingabbiare donne meravigliose come ornamento nella sua stanza, nutrirle e preservarle finché la giovinezza le manteneva splendide; poi, proprio come fiori appassiti, le rigettava negli allevamenti.

«Assomiglia tantissimo a Beatrice»
«Infatti. E la trasformerò tra poco, così da poterla giustiziare tra tre giorni al posto della sacerdotessa».
«E di lei che ne faremo?»
Naram sorrise gentilmente, con il viso disteso dall'innocenza.
«Faremo ciò che fanno tutti i vampiri quando vogliono nascondersi. La consegneremo all'eternità».

***

La basilica dei Cainiti era l'apoteosi dell'architettura disponile a quei tempi

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La basilica dei Cainiti era l'apoteosi dell'architettura disponile a quei tempi. La raffinatezza delle colonne e dei dipinti, l'eleganza delle scale e delle ringhiere, richiamava sfarzi antichi, ben più antichi delle civiltà da cui ogni vampiro Reale proveniva.
Naram si era ispirato all'architettura di Atlantide, a sua detta, aveva seguito perfettamente i racconti che il Lord gli aveva narrato.

Beatrice era chiusa in una cella come un animale in gabbia. Nessuno le si era avvicinato, nessuno le aveva detto cosa ne sarebbe stato di lei e nessuno le aveva dato da mangiare.
Che fosse quella la sua punizione? Subire la stessa tortura che Erdie aveva inflitto a Daniele?
La sola idea le contorceva lo stomaco, si sarebbe messa a piangere se ci fosse stato qualcuno ad ascoltarla.

Quando le guardie immortali l'avevano bloccata e catturata, aveva cercato con ogni forza di spiegare le sue ragioni, le ragioni di quel gesto.
"Voglio preservare i nostri fratelli... gli spagnoli non ci daranno tregua!", ma Naram torreggiava impassibile, circondato da altri quattro cainiti. E, ognuno di loro, l'aveva già giudicata una folle, pericolosa per il popolo della notte.

La fame, quella sete rovente, aveva iniziato a corroderle le vene. Una stanchezza profonda le stava procurando l'emicrania.
Pregò a lungo entità senza nome, qualsiasi divinità potesse proteggere i vampiri, non voleva impazzire sola in quel luogo. Non lo meritava... Non lo meritava affatto. Voleva salvare il suo popolo. Stava facendo qualcosa di giusto.
E invece? E invece adesso si trovava in una cella buia, con le lacrime agli occhi, tradita dai suoi fratelli. Quegli ingrati l'avevano condannata.

Ad osservare Beatrice, crogiolata nel suo dolore, c'era il consigliere di Naram; nascosto nell'ombra, sottoforma di piccolo pipistrello. L'immortale prigioniera era troppo debole per avvertire la sua presenza.
Stentava a credere che, quella ragazza così disperata, rannicchiata da ore in lacrime in un angolo, fosse colei a cui gli spiriti magni di Atlantide avevano riposto la speranza di riunire le tre gemelle.

Tuttavia, ciò che rincuorava il ragazzo e il suo padrone, era che, se dopo novemila anni era stata inviato qualcuno per riunire le tre sorelle, era segno che ormai si sentivano in difficoltà.
E questo, per il loro progetto, era un enorme vantaggio.

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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora