Il cuore di un immortale è simile a quello di un essere umano. Si accorge di amare qualcosa solo quando gli è stata sottratta. E, talvolta, anche in questi casi, gli è difficile interpretare il sentimento che lo pervade.
Matteo Monticelli si trovava esattamente in questo limbo. L'immagine di Beatrice, il suo sorriso e la sua allegria, gli vorticavano nel cuore, straripando in maniera incontrollata.
Matteo aveva sempre avuto una visione distorta dell'amore, lo aveva rilegato come idea inutile e puerile.
Non gli era mai capitato di amare una donna e mai aveva ricercato quel sentimento. Vi si era affezionato, sì, ma nulla che la sua mente non potesse controllare.Ma per Beatrice sembrava preda di una febbre strana e diversa.
Non gli era stato concesso di assistere alla sua esecuzione. I vampiri nobili erano stati tenuti fuori dall'arena del consiglio.
Però aveva udito la sentenza e le urla di Beatrice quando era stata decapitata. E lo stridore del fuoco che ne aveva consumato la carne.Ciò che gli faceva più male era non essere riuscito a parlarle neanche un'ultima volta.
Matteo aveva lasciato nuovamente la gestione della sua casa a Tristano, che era ormai diventato un membro della famiglia.
Visto il modo di susseguirsi degli eventi, il vampiro comune non se l'era sentita di lasciare uno dei suoi migliori amici.***
Matteo raggiunse il regno di Napoli in appena un giorno.
Aveva bisogno di parlare con suo fratello, e supplicare Erdie di poterlo riportare a Firenze per la sepoltura di Beatrice.
I Cainiti si erano dimostrati clementi nel restituire loro le ossa della donna perché ne facessero ciò che volevano.Matteo fu ricevuto nel grande castello della vampira Reale, nascosto dal fitto bosco che vi era attorno.
Si annunciò ai guardiani e attese che Erdie scendesse le scale tetre e imponenti dell'ala ovest, e che lo ricevesse in quella parte priva quasi di servitù vampirica.
«Venerabile Erdie, grazie per avermi ricevuto» la salutò il vampiro con un inchino.
«Nessun problema» rispose lei avvicinandosi.Era inevitabile restare incantati da quella donna e Matteo non ne era immune. Era di una bellezza celestiale, al pari degli dei. Quel viso delicato incorniciato da morbidi capelli castani piegati in boccoli setosi, occhi ambrati che si affacciavano sulle pelle perfetta e diafana del viso...
Bastava vederla per comprendere il motivo che aveva spinto molti vampiri al suicidio a causa del suo rifiuto.«A cosa devo la tua visita?» gli domandò lei, destandolo dai sui pensieri. In realtà Erdie immaginava il motivo della sua presenza. Era legato certamente alla morte di Beatrice, la cui esecuzione aveva scosso profondamente anche lei. Quella donna possedeva una vitalità che le ricordava molto i momenti felici passati in Egitto, quando ancora era viva e, soprattutto, Mineptah era ancora viva.
«Vi chiedo umilmente di lasciare libero Daniele solo per qualche giorno, affinché possa venire con me a Firenze e seppellire i resti di Beatrice».
Erdie ci pensò un attimo. Conosceva fin troppo bene il dolore della perdita di una persona amata e, nonostante Daniele non meritasse clemenza, Beatrice non meritava la solitudine.
E Daniele era il suo migliore amico.«Così sia, ma tra cinque giorni dovrà essere di ritorno qui».
Matteo quasi pianse per la concessione datagli da Erdie. Gli si gettò ai piedi, baciandole le mani.
«Vi sarò eternamente grato, mia signora».La vampira tolse velocemente quel contatto con Matteo. Detestava l'essere toccata senza un valido motivo, tuttavia, comprendeva anche l'enfasi del momento.
Daniele fu fatto chiamare pochi istanti dopo, comunicandogli di la decisione di Erdie. Una scelta che mai pensò lei potesse prendere.
«Parti? » gli domandò Mineptah, vedendo Daniele sistemare i pochi abiti che aveva in un sacco.
«Tua sorella mi ha concesso cinque giorni per tornare a Firenze e seppellire Beatrice... Perdonami, ma non voglio perdere neanche un minuto di questa libertà».
«Certo, nessun problema».Erano passati forse due giorni da quando Daniele era stato informato della morte di quella donna. Una donna a cui lui teneva particolarmente, tanto da averlo fatto rinchiudere in se stesso piangendo.
Mineptah non aveva osato fargli domande, né violare quella sua solitudine.
Ed era uscito, senza neanche salutarla.Quella sua condizione così eterica la gettò nello sconforto. Era nuovamente sola, in mondo silenzioso e in penombra.
Non poteva accorgersi degli altri vampiri e gli altri vampiri non potevano accorgersi di lei.
Le sembrava di sentire freddo.In quelle occasioni ricordava spesso la sensazione dei baci di Hapy sulle labbra, quel modo di abbracciarla che sembrava più potente di qualsiasi incantesimo i sacerdoti potessero mandare.
E, con quel ricordo, si ritrovò ad attendere Daniele paziente, sdraiata sul suo letto, quasi che, così, potesse ancora sentirlo sulla pelle.***
Rivedere Firenze dopo tanti mesi aveva avvolto Daniele in un manto confortante. Le vivaci strade lo avevano accolto come una famiglia, nonostante nulla gli sembrasse ormai come prima.
La sua casa, quelle mura familiari, erano fredde e silenziose.
La stanza distrutta da Erdie era rimasta immutata da allora e tutti i vampiri che Matteo aveva trasformato erano fuggiti spaventati.
Perfino Tristano aveva vegliato in solitudine la casa degli amici.«Sono felice di rivederti amico mio» gli aveva detto il vampiro comune abbracciandolo.
«Avrei voluto che le condizioni fossero più felici».Daniele attese qualche tempo prima di entrare nella cappella di famiglia per osservare ciò che restasse di Beatrice.
Restò minuti infiniti a guardarsi allo specchio, osservando bene come quei lunghi capelli scuri lo avessero cambiato.
Li legò stretti in un codino basso e, a occhi chini, uscì dalla sua stanza: un luogo che aveva assistito in silenzio alla sua vita.
Tante volte con Beatrice, quando era sotto protezione di sua madre Matilde, si erano nascosti la dentro per sfuggire alle ire della balia Maria, oppure le tante volte che avevano studiato insieme tra libri polverosi e calamai che sporcano tutto.
In quel momento quei ricordi gli sembravano così tangibili da spaventarlo.Tristano e Matteo lo attenevano in silenzio davanti alla porta della cappella di famiglia, quasi timorosi di entrare.
Daniele passò loro di fianco ed entrò in quel luogo come un uomo nuovo, diverso da quello che aveva seppellito il corpo di Isabella, appena alcuni mesi prima.Sull'altare, accarezzati dai raggi del soli c'erano le ossa di Beatrice. Nessuna di loro mancava, bianche come marmo.
Su di esse era posato l'amuleto che l'aveva protetta per tanti anni dalla luce del sole, con quella meravigliosa gemma verde che ricordava tanto il colore dei suoi occhi.
«Perché sei stata così stupida... lo sapevi benissimo che a noi è vietato intrometterci in guerre umane...» sussurró toccandole la testa.Era stato un gesto folle, una pazzia di un attimo che le era costata la morte.
«Mi mancherai così tanto amica mia...»
Con lacrime agli occhi, raccolse tutte le ossa in un sudario, riponendole nel loculo che era stato destinato a Matteo, decenni primi.
Era l'unico gesto d'amicizia che poteva concederle.
Rincassò la pietra tombale con facilità per poi invidervi il suo nome e la sua dedica, cancellando quella inutile di suo fratello."Beatrice Maria Sforza.
La natura imprigionata
In un corpo mortale."Con occhi più umani e consapevoli guardò anche i loculi dei suoi genitori, dei suoi avi, e quello dove riposava Isabella. Solo in quel momento si rese conto di non averle mai chiesto il suo vero nome, di averla solo usata egoisticamente fino allo stremo. E ora tutto il suo passato era morto con lei, prefetto oltre quella pietra.
Le avrebbe chiesto perdono se solo ne avesse avuto il coraggio.
Uscendo dalla cappella si rese conto di un'altra verità su cui non si era soffermato in quei giorni, quella che lo aveva reso il mostro sadico ed egoista che era stato. Quella forza che lo spingeva verso la continua ricerca. La sua ossessione.
La sua ossessione sembrava essersi appagata senza che lui se ne accorgesse.Aveva trovato quel qualcuno che cercava...
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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzo
VampireTratto dal libro: "La vista di tutto quel sangue lo sconvolse. Si inginocchiò all'altezza della ragazza, le scrutò gli occhi vuoti, le labbra aride dischiuse e immobili. Si accorse subito che davanti a sé vi era Erdie. «Dov'è Mine? » le domandò sper...