38~°°°La memoria del cuore°°°

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L'inverno quel giorno si stava facendo sentire più di quelli precedenti, nonostante il regno di Napoli fosse rinomato per il suo clima caldo e temperato dal mare.
Se fosse stato umano, Daniele avrebbe goduto di quel freddo e di quel cielo grigio.
Ma quello era solo un vecchio ricordo.

Aveva passato in silenzio gran parte del tempo, non capendo neanche quanto ne fosse passato da quando aveva fatto ritorno da Firenze.
E Mineptaph aveva atteso in silenzio, persa anche lei nei ricordi.
A quanto sembrava, ai morti non restava altro se non il ricordo della vita, come se non fosse mai possibile accettare quella nuova esistenza come vera.

Si erano scambiati degli sguardi di tanto in tanto, qualche sorriso, ma nulla di più.
Daniele ogni tanto si perdeva nell'osservare il medaglione di Beatrice e questo lo distraeva dal suo studio. Mancava così poco, allo scoprire come legare un'anima al corpo, eppure non riusciva a reagire.

«Mi dispiace molto per il tuo lutto, Daniele...» si decise a parlare lo spirito, avvicinandosi «Perdere la persona che si ama è quanto di più doloroso si possa provare...»
Quel silenzio tra loro era diventato quasi insopportabile.

Daniele mise via il medaglione, conservandolo in un piccolo scrigno di legno fra una moltitudine di fogli e appunti.
«È stata la mia più cara amica, sia in vita che oltre» le raccontò spostandosi dalla sedia e mettendosi di fronte a lei.
«Beatrice mi ha sempre guidato, mi ha riportato sulla mia strada ogni qual volta mi sono perso. E, adesso, la sua scomparsa mi ha svuotato».

Mine si maledisse per l'aver gioito, se pur per brevissimo tempo, nell'aver scoperto che ciò che legava loro due fosse solo amicizia. Quella gelosia che provava era talmente infantile da imbarazzarla.
«Noi spiriti non possiamo entrare a contatto con voi vampiri. Ma sono certa che il suo cuore sarà sempre legato al tuo. Neanche la morte può dividere due persone che si vogliono bene... »

«L'ultima volta che la vidi fu qui, nel castello di tua sorella, preoccupata per il mio stato di salute. Se avessi saputo che quello sarebbe stato il nostro ultimo saluto, mi sarei intrattenuto di più con lei...» non lo dava a vedere, ma stava piangendo.

«Cosa le è successo?» si azzardó a chiedere.
Daniele, sconsolato, cercò di spiegarle l'accaduto. Beatrice aveva usato i suoi poteri per intervenire in una guerra umana, facilitando le truppe francesi.
Un reato grave punito con la morte.

«Cosa succede nel morire? » le chiese d'improvviso Daniele «Nel morire davvero, senza più alcun legame mortale con il proprio corpo..»

«Morire non è facile, perdere il contatto terreno è qualcosa a cui non ti abitui mai» disse soltanto Mineptah. «Ma la morte può essere lieve e può essere atroce. E questo raramente dipende solo da noi».

«Non mi hai mai raccontato come è successo...» si bloccò subito, imbarazzato. «Oh, perdonami, dimentica la mia richiesta. Non volevo turbarti».

«Cerco di ricordarlo ogni volta da quando la prospettiva di ritornare in vita è concreta, perciò, raccontarlo non mi turberebbe».

Ci fu del silenzio, dove la presenza del rimpianto per una vita ormai perduta per sempre era vivido come un nemico invincibile.

Mineptah iniziò a raccontare di quel giorno lontano e, nella mente di Daniele, le immagini evocate erano vivide. Non serviva che Mineptah gli raccontasse nei dettagli quell'epoca ormai scomparsa, fatta di gente antica le cui abitudini erano così aliene al moderno rinascimento.

Daniele riuscì a sentire gli odori di quel luogo, l'aspetto arcaico della gente e il loro modo di vivere. E gli sembrò incredibile.

«Avevo disobbedito a mio padre, avevo amato qualcuno che non mi era ancora concesso e lo incontravo di nascosto ogni volta che potessi» la voce di Mine sembrava delicata come uno strato di polvere.

✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora