Anno 30 d. C., Nord dell'Urbe.
Era stata una decisione difficile, ma ponderata. Erdie era stanca di lottare con il suo dolore, con il suo nuovo senso di solitudine.
Adesso era sola, davvero sola.Il padre di tutti i vampiri, il suo amato padre, era scomparso. Lo aveva cercato senza tregua e senza riposo per notti intere. Aveva solcato ogni luogo della terra, sprofondando in ogni grotta, violato ogni edificio, senza alcun risultato. E senza la sua protezione lei era nuovamente vulnerabile.
Non aveva più scudi per le grinfie di Naram, lui l'avrebbe reclamata come moglie e l'avrebbe presa.
Lo aveva amato, amato profondamente nonostante le disgustava ammetterlo.
Avevano regnato insieme su Kish, avevano avuto il loro impero vampirico, ma tutto era svanito. Non avrebbe continuato ad essere il suo oggetto, il suo trofeo di battaglia.Molte donne, per sfuggire agli uomini, si toglievano la vita. Preferivano la morte alla prigionia.
Ma lei non era umana. Non si sarebbe uccisa, non avrebbe mai rinunciato alla sua immortalità.Suo padre le aveva insegnato come ricorrere al lungo riposo dei vampiri, e lo avevano già fatto, insieme, quando Cheope aveva dichiarato guerra agli immortali. Erano rimasti assopiti per molte generazioni, risorgendo in un mondo che li aveva dimenticati.
Avrebbe fatto lo stesso: si sarebbe concessa un lungo riposo sperando che Naram si dimenticasse di lei.Per il suo sonno scelse un luogo perfetto, lontano anche da Roma, tra colline che nessuno aveva ancora violato.
Aveva parlato del suo piano solo ad una persona, Salomè, e con lei aveva scavato una profonda buca in una grotta e l'aveva riempita di sangue umano.«Sei certa, sorella, di voler dormire per sempre? » le domandò Salomè sorreggendo l'ultimo cadavere umano poco sopra la buca. Gli aveva reciso la carotide e il sangue zampillava copioso mentre il corpo dell'uomo si contorceva per le convulsioni.
«Non preoccuparti di ciò che voglio io» le rispose Erdie sgarbatamente. Salomè era una degli ultimi figli del Lord, un'umana che lei aveva scelto di salvare tempo addietro. Erano diventate amiche, passando momenti meravigliosi insieme.
Momenti che ormai ricordava a stento.«Anche io sono triste per la scomparsa di nostro padre, ma dobbiamo andare avanti e regnare tutti sul nostro impero».
«Se non ci fossero i cacciatori a braccarci sarebbe più semplice» mentre lo diceva evitò di guardarla negli occhi. Era stata lei stessa a creare la stirpe dei cacciatori. Secoli prima aveva usato il suo sangue su un umano con metodi inconsueti e da allora aveva scoperto che qualunque umano bevesse sangue di vampiro, senza essere prima svuotato da quello umano, avrebbe creato una stirpe di umani potenziati. Essi erano in grado di fiutare la loro presenza, di accerchiarli e anche di ucciderli. Ma di questo lei non ne parlò mai con nessuno.
«Pian piano li troveremo tutti e li uccideremo. Abbiamo l'eternità! »gli occhi scuri di Salomè erano puntati su Erdie. Erano fermi e sicuri.
Salomè non era sempre stata così. Duecento anni prima, quando ancora sangue umano scorreva nelle sue vene, era una dolce ebrea che aveva scoperto i piaceri della carne troppo presto e senza preavviso il suo ventre aveva cominciato a crescere.
Il suo popolo non l'avrebbe perdonata, ma Erdie sì. Quando Salomè fu catturata per essere lapidata, la vampira la strappò alla prigionia e la portò da suo padre poco distante da Gerusalemme.
Il Lord la trasformò e il feto di otto mesi che portava in grembo uscì dal suo corpo in seguito ai violenti dolori della trasformazione.
Quando Salomè esalò l'ultimo respiro da umana il neonato pianse per la prima volta.
Erdie cullava tra le braccia il corpicino il cui cordone ombelicale strappato perdeva ancora sangue.
«Cosa ne facciamo padre? » domandò la vampira al Lord, ancora accanto al corpo cadaverico della madre.
«Avvolgilo all'interno di fasce pulite e lascialo accanto alla porta di una casa dove senti altri respiri di neonati. Bussa finché non ti accorgi che qualcuno sta venendo ad aprirti, poi scompari».
E così Erdie aveva fatto. Non seppe mai quale fu il destino di quel bambino e non seppe mai se Salomè le perdonò di averle strappato suo figlio.
Tuttavia era stata comunque l'unica a cui aveva affidato il compito di sigillare il suo corpo.
«E dopo che avremo sterminato tutti i nostri cacciatori e avremo governato la notte per millenni? » le domandò Erdie al bordo della piccola voragine ricolma di sangue. Al lato vi erano accatastati quindici corpi umani parzialmente distrutti. L'odore di morte era visibile.
«Governeremo per altri mille anni» disse Salomè senza pensarci.
Erdie sorrise alla risposta infantile che le diede. «E dopo? Sai quanto possa essere lunga e noiosa una vita immortale e immutabile? Io vivo da tantissimo tempo qui Salomè, e sono sempre rimasta accanto a nostro padre. Ma senza di lui non ha più senso nulla. Questo è il suo impero, non il nostro. Doveva essere lui a governare, non noi».
«In questo modo renderemo omaggio alla sua memoria» continuava lei imperterrita gettando anche l'ultimo uomo sul catasto di cadaveri.
«Senza la sua guida finiremo per distruggerci gli uni con gli altri, e a me questo epilogo non interessa».
Salomè si pulì il viso scrostandosi una macchia di sangue secco dalla guancia. «Non siamo come gli umani».
A quel punto Erdie non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa risata. «Oh Saló ti assicuro che siamo molto peggio! » concluse entrando nella buca ricolma di sangue. Le piccole onde scarlatte battevano contro il suo viso, l'unica cosa che fuoriusciva dal lago rosso.
«Cosa devo fare ora? » domandò l'altra che torreggiava al limite della buca.
«Ho quasi fatto tutti io, non ti preoccupare. Appena io sarò scomparsa nel sangue tu poggia quel grosso masso sopra questa mia tomba e va via».
Salomè guardò l'enorme masso a forma di disco poggiato alla parete. Era appena più grande di una grossa macina per il grano.
«Non è molto pesante, non ti preoccupare» la rassicurò Erdie. «Addio Salomè, grazie» e scomparve nelle increspatura del sangue.
Salomè obbedì ed uscì dalla caverna, ma qualcosa le tolse definitivamente la vita. Un umano, sotto il controllo di mentale di Erdie, le aveva scoccato una freccia in legno dritta al cuore, trapassandolo. Il corpo dell'antica Ebrea si decompose in fretta sfaldandosi al suolo.
Erdie sorrise prima di prendere l'eterno sonno. Nessuno adesso poteva sapere dove avrebbe riposato.
----Nota autore----
Questo capitolo lo scrissi quasi cinque anni fa. Scelsi di dare il nome Salomè alla vampira dopo aver ascoltato un programma sulla vera vita di Gesù e i suoi fratelli. Un ricercatore era certo che il Cristo avesse anche delle sorelle, di cui una chiamata Salomè.
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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzo
VampireTratto dal libro: "La vista di tutto quel sangue lo sconvolse. Si inginocchiò all'altezza della ragazza, le scrutò gli occhi vuoti, le labbra aride dischiuse e immobili. Si accorse subito che davanti a sé vi era Erdie. «Dov'è Mine? » le domandò sper...