40~°°° Il fiume nemico °°°

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Cassandra avrebbe voluto spostarsi con i suoi mezzi sovrannaturali: giungere nei pressi della maestosa dimora di Erdie e da lì aiutare i cacciatori nel conquistare il castello.

Invece Léon le aveva chiesto di affiancarli nel viaggio, di cavalcare con il resto dell'esercito. Le doveva parlare di come contribuire alla riuscita dell'assedio perché, come le aveva detto qualche ora prima "la coordinazione è essenziale per poter ottenere entrambi ciò che desideriamo".

Il senso di colpa non la sfiorava affatto. I vampiri erano cacciatori, sopravviveva il più forte. Ciò che a lei davvero stava a cuore era la salvezza di Daniele.
Lo avrebbe salvato da Léon e lui l'avrebbe amata. Con la morte di Erdie non vi sarebbero stati più intralci.

Il viso di lui le mancava terribilmente, la sua voce, il suo sguardo... l'idea che presto lo avrebbe rivisto le scaldava il cuore e faceva tremare le dita.
Lei era l'unica che poteva renderlo felice, l'unica che lo amava da decenni e che lo avrebbe amato per l'eternità.
L'unica che lo meritasse.
E se per il suo amore avrebbe dovuto tradire la sua razza, lo avrebbe fatto senza batter ciglio.
Avrebbe lottato fino alla fine per lui.

«State attenta a quando entrerete nel castello di Erdie ed userete il frassino» le disse Pedro, affiancandola a cavallo.
«Vi sta a cuore la mia incolumità?»

Il ragazzo parve arrossire. «È il mio modo di ringraziarvi per l'aiuto che ci state dando».
Cassandra non poté trattenersi dal sorridere. Quel ragazzo sprigionava tutta l'ingenuità della sua giovane età.
Come poteva essere grato ad un vampiro per l'aiuto dato nell'uccidere altri vampiri? Era un controsenso che non riusciva a spiegarsi.

«Non lo faccio per voi, né per la vostra sete di morte. Lo faccio per me e l'uomo che amo».

Seguì un attimo di silenzio, intervallato dai suoni delle campagne che stavano attraversando.
«Portatelo via in fretta allora, prima che veniate uccisi per errore».
«È ciò che voglio fare. Portarlo via e fuggire lontano dall'Italia, lontano da questa guerra fra cacciatori».

Pedro si era ammutolito,con uno sguardo perso rivolto al quell'orizzonte tanto vicino.
Non aveva la stoffa per fare il cacciatore, probabilmente anche la giovane età non giovava affatto.
E su quei pensieri, nella mente di Cassandra, sbocciò un'immagine:
il dolore della spada si mescolava al sangue che si liberava in zampilli, le grida della attaglia venivano offuscate da quell'unico urlo morente e il viso di Pedro che non sarebbe mai cresciuto.
Quella visione la turbò. Non sapeva quando sarebbe successo, né dove, né per mano di chi.
Però sapeva che Pedro non aveva ancora molte albe davanti a sé.

Per lui aveva iniziato a provare profonda e lacerante pietà.
Guardandolo sentì di volerlo proteggere come il figlio che non avrebbe mai potuto avere. Anzi, il figlio che lei e Daniele non avrebbero mai potuto avere.

Purtroppo nessuna sua visione si era mai sbagliata; per quanto lei tentasse di cambiare le trame del destino.

Si chiuse anche lei nel silenzio e spronò il cavallo verso i generali che accerchiamo Léon.
Aveva bisogno di distrarre un po' la mente da quell'immagine evocata.

«Poche ore e saremo giunti. Lontano, tra quelle colline, è già visibile l'enorme foresta mortale che sigilla i possedimenti di Erdie».
Léon rideva di quella prossima vittoria. Godeva come il viscido contadino tra le grazie di una prostituta. Quello doveva essere il primo passo per la caduta dell'impero immortale, del soffocamento dell'orgoglio dei cacciatori senzientemente sodomizzati dal loro nemico.

«Lo vedo, messer Léon» aveva risposto lei, con sguardo fiero «Voglio solo che manteniate la parola datami».
«Certo, perché non dovrei?»

Però qualcosa non la convinceva. Le sue visioni su quell'uomo, anziano solo in apparenza, non le avevano mostrato molto. Eppure si sentiva inquieta. E pregò che fosse solo la naturale agitazione per ciò che stava per compiere.

✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora