24~°°°Demone°°°

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Erdie aveva torturato l'alchimista per giorni, impedendogli anche di nutrirsi.
Questo tipo di tortura era stata riservata a pochi immortali e solo in casi gravissimi.
La mancanza di sangue aveva trasformato Daniele in un mostro oscuro e ringhiante, facendogli perdendo ogni traccia di senno.

«Succede questo ai vampiri che non si nutrono?» domandò il ragazzo coperto dal mantello, osservando quel vampiro privo delle sue sembianze.
«Perdiamo la ragione e prevale l'istinto vampirico. Solo quello» gli spiegò Erdie. «E il nostro istinto è la peggiore delle torture, una follia di dolore e inappagamento continuo. È come avere un roditore che ti scava senza sosta nelle interiora e un tafano che ronza nella mente».

«Forse dovreste liberarlo da questa tortura. Avrà capito certamente il suo sbaglio, mia signora».
«Forse, non ne sono sicura. Ancora un altro giorno. Ora esci dalle segrete» gli ordinò.

Mauren viveva in quel castello nascosto da quasi un anno, da quando aveva scoperto la sua natura, i vampiri e soprattutto Atlantide.
Atlantide... quel nome suonava nella sua testa come una melodia, un fiore le cui sfaccettature brillavano ogni giorno con colori diversi.
Aveva letto di quel luogo solo sui libri conservati dai monaci benedettini dove avrebbe dovuto prendere i voti.
Lì aveva scoperto i grandi classici che parlavano di Dio con allegorie arcaiche e colorate.

Era troppo curioso, e troppe ricerche lo portarono al rogo. Un eretico che non credeva nella parola di Dio diveniva presto preda delle fiamme.
A discapito di ogni forma di logica, le fiamme lo salvarono.
E fu così che conobbe le creature che gli permisero di scoprire ciò che nei libri nessuno osava scrivere.

Il mondo non era regolato da creature diverse dal dio a cui era stato indottrinato. Il mondo si reggeva sull'equilibrio precario della vita e della morte.
Tra vampiri ed elfi.

Elfi e vampiri erano figli di Atlantide, figli speculari, nati per essere nemici.
E lui era uno di loro per metà, perché gli elfi tramandavano il loro potere accoppiandosi con le donne e con gli uomini, generando mezz'elfi che si confondevano tra i mortali.

E adesso lui aveva rinnegato entrambe le sue due nature, vivendo tra i vampiri.
Un paradosso a cui nessuno avrebbe creduto, e per questo il luogo migliore dove nascondersi.

Era difficile capire se fosse giorno o notte. Il castello di un vampiro Reale non aveva finestre chiare dove la luce era libera di filtrare.
Chiuso nella sua stanza, Mauren, stringeva al petto un libro dalla copertina bianca. Era quella la causa del suo esilio.
Quel libro conteneva tutti i segreti degli elfi, segreti che erano rimasti celati alla storia.
E che gli elfi rivolevano.

***

Matteo e Beatrice erano giunti nel regno della vampira Reale non appena fu loro concesso il permesso. Erano vampiri Nobili, non potevano spostarsi a loro piacimento senza prima essere annunciati.

Il castello della Reale Erdie era nascosto in una fitta foresta, fra alberi secolari e boscaglia spinosa. Era stato costruito in pochi anni sotto ordine di Naram, attingendo a tutta la sapienza architettonica gotica. Alla vista assomigliava ad un'enorme cattedrale.
«Erdie non deve sapere che siano a conoscenza dei dettagli sul suo piano» si raccomandò ancora Matteo. «Dobbiamo solo implorarla di poter parlare con mio fratello».
«Sempre se non lo avrà già ucciso...»
Beatrice era terrorizzata dall'idea. Aveva conosciuto Erdie sotto spoglie diverse da quelle che Matteo le aveva descritto. Aveva scoperto che fosse in grado di uccidere per solo capriccio.

Di fronte ai grandi cancelli scuri del castello, i due vampiri indugiarono qualche istante.
«Non so come avvertire Daniele che Cassandra forse ha scoperto il piano di Erdie» sospirò poi il vampiro.
«Sei paranoico, te l'ho già detto. Non sappiamo cosa abbia visto davvero nella sua visione».
Matteo riflettè, o almeno finse di riflettere nuovamente, su quello che Beatrice pensava. Ma ancora una volta non ne era convinto.
Cassandra aveva avuto una visione che l'aveva spaventata e poteva averne avute altre. E, cosa ancora peggiore, non sapevano dove fosse.
«Io spero solo che nulla giunga alle orecchie dei Cainiti. Daniele è in possesso di informazioni illegali e il solo tentativo di creare un vampiro originario è punibile con la morte».
«Ma se non accetta di farlo morirà ugualmente» completò lei il suo pensiero.
«Ricorda anche di non farle capire che noi sappiamo».
«Me lo hai già detto, Matteo. Siamo qui solo per chiedere come sta».
«Esatto...».
Le grandi porte furono aperte con uno stridio, invitando i due vampiri ad entrare.
«L'essere percepiti senza dover neanche bussare è qualcosa a cui ancora non riesco ad abituarmi» sbuffò Beatrice, seguendo poi Matteo in silenzio.

Erdie ricevette i due vampiri Nobili nella sua stanza, uno spazio immenso e raffinato, dai tratti faraonici.
Nonostante fossero passati millenni, Erdie non aveva dimenticato le sue antichissime origini, circondandosi di riproduzioni sfarzose del suo popolo.
«Beatrice! Che piacere rivederti!» la salutò Erdie, andandole incontro.
«Mia signora, è un piacere anche per me... »
Matteo si inchinò in segno di saluto, senza intromettersi fra le due donne.
«Siete qui per Daniele, non è vero?» domandò Erdie senza giri di parole.
«Sì, mia Signora. Vorremmo sapere le sue condizioni...»
Era forse la seconda volta nella sua vita che Matteo fosse così preoccupato per suo fratello.
«È vivo» disse soltanto la Reale «E se vuole anche il benessere, deve imparare a piegarsi».
Improvvisamente Erdie era cambiata. La ragazza solare che li aveva salutati solo pochi istanti prima si era trasformata in una matrona letale e spaventosa.
«Avevamo un patto e lui non lo ha rispettato. È una questione fra noi due».
Beatrice si sentiva terribilmente responsabile della cosa e il non sapere come salvare il suo amico le arrovellava lo stomaco.
«Certo mia signora, noi non vogliamo entrare nei meriti dei vostri affari. Se lo desidera, possiamo provare a far ragionare mio fratello».
Erdie si sedette su una poltrona in vimini ricoperta da soffici cuscini.
«Non voglio intromissioni. Appena avrò risolto questo problema potrete rivedere Daniele. Fino ad allora sareste miei ospiti, posso concedervi solo questo».
I due vampiri si guardarono. Quella concessione non era molto, ma era il massimo che avrebbero potuto ottenere.

***

Daniele era un mostro rannicchiato nell'ombra, con il corpo scosso da spasmi e rigurgiti schiumosi.
Erdie era scesa nelle prigioni insieme ad una preda e a due vampiri comuni.
Osservò in silenzio l'alchimista, o ciò che ne era rimasto oltre quella coltre oscura di ringhi animaleschi.
In cinquant'anni quell'uomo era cambiato molte volte, ma adesso aveva quals'altro con cui minacciarlo oltre la tortura.

«Nutritelo, e portatelo da me» ordinò, prima di tramutarsi in colomba e volare ai piani superiori.

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✵Fiore d'inverno, cristallo grezzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora