8. Un labirinto di confusione

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Alex's pov
«e poi cosa?» chiedo a Piper fingendo di non sapere dove vuole che io arrivi, mentre sta tornando sul divano, dopo aver posato il suo bicchiere vuoto nel lavello della cucina «hai una bella casa, complimenti» aggiungo ancora, guardandomi intorno e notando come questa casa sia davvero ospitale e semplice

«di sopra ho la mia camera, il bagno e un'altra camera» risponde lei, indicando le scale che da questo salotto portano al piano di sopra «e quindi vorresti dirmi che ti sei fatta mezz'ora di auto da Manhattan al Queens solo per scusarti?» chiede ancora sospettosa, mentre si soffia il naso, per l'ennesima volta, chiudendosi ancora di più nel mio cappotto

«sì, direi proprio di sì» rispondo io mantenendo la tranquillità e l'orgoglio «che è successo col tuo ragazzo?»

«mi ha fatto innervosire» risponde lei portandosi una mano sulla fronte bollente «ha fatto una battuta poco carina appena gli ho detto della nuova offerta di lavoro per l'agenzia del Bronx»

Io istintivamente mi giro stizzita non appena sento nominare quella offerta di lavoro, non capacitandomi ancora del perché Piper abbia aderito, non riesco ad accettarlo.

Non voglio accettarlo.
Perché devono vederla nuda?

Ma soprattutto, perché io devo essere gelosa di qualcuno che non mi appartiene nemmeno?

«te l'ho detto che è uno stronzo» esclamo poi ridacchiando, cercando di non pensare ancora a quell'argomento.

Lei si limita semplicemente a sbuffare, per poi poggiare la testa all'indietro, sullo schienale del divano, chiudere gli occhi e portarsi una mano sulla fronte, assumendo un'espressione di sofferenza.

«vai a letto, dai» le dico quasi dolcemente, non appena mi rendo conto che forse sono di troppo «io me ne vado»

«no, resta» mi risponde lei tenendo ancora gli occhi chiusi «ti prego, voglio stare con te» dice ancora «ormai l'hai capito che mi piaci» aggiunge la bionda, nascondendo completamente il suo viso nella mano, forse per vergogna o forse per l'estremo mal di testa che la sta tormentando, per poi sforzarsi e tornare a guardare dalla mia parte, ricordando come io stia seduta dal lato opposto del salotto, su una delle sue comode poltrone

Io accenno un tenero sorriso per poi ricambiare lo sguardo ed iniziare a fissare divertita, ma anche estremamente addolcita, questa stramba ragazzina

«perché mi guardi?» chiede Piper ridacchiando, forse in leggero imbarazzo
«non ti sto guardando» rispondo io tenendo fisso lo sguardo su di lei e continuando a sorridere
«sì invece!» esclama lei iniziando a ridere e arrossire anche, cosa che, in questo momento, mi fa letteralmente impazzire «dai smettila» aggiunge lei, tornando a coprirsi il viso con una mano.

«mettiti distesa sulla schiena e appoggia la testa sul bracciolo del divano» le consiglio poi io, tornando seria
«perché?» chiede lei perplessa
«me l'ha insegnato mia madre, ti aiuta col mal di testa».

Lei si fida, obbedisce e si sdraia sulla schiena, appoggiando la testa sul bracciolo del divano, per poi prendere immediatamente un cuscino a caso e metterselo proprio sotto la testa, forse perché il bracciolo non è così morbido come immaginavo.

Una volta che si è messa in posizione, io sorrido soddisfatta e mi alzo da questa poltrona, per avvicinarmi a lei.
Mi metto dietro la sua testa, mi abbasso leggermente e le prendo il viso tra le mani, iniziando a baciarla teneramente.
Lei immediatamente alza una mano e l'appoggia dietro la mia nuca, spingendo ancora di più le mie labbra sulle sue.

Continuo a baciare Piper con passione, certo, ma anche con una sorta di dolcezza che non credo di aver mai sperimentato con nessuno, continuando ad accarezzarle il viso bollente e non volendomi staccare da lei mai più.

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