31. Ritorno a casa

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Alex's pov, ore 22:30
Io e Piper abbiamo deciso di passare una serata al casinò della nave, o meglio, io ho deciso di passare la serata qui e infatti, dopo un'accesa discussione, tra le urla di tutte e due, ho vinto io.

Come sempre.

«vedi solo di non perdere tutti i soldi» lamenta Piper mentre stiamo entrando nella sala giochi, incrociando le braccia al petto e sbuffando «finiamo come si deve questa vacanza»

«non ho mai perso nulla a poker» le rispondo io vantandomi «vuoi vedere come vinco già alla prima mossa?»

«non rischiare» mi dice ancora la mia ragazza, portandosi una mano sulla fronte e scuotendo il capo nervosa, mentre arriviamo vicino ad un tavolo attorno al quale manca un solo giocatore ed io mi propongo ai miei futuri sfidanti.

Sono uomini di alta classe, ben vestiti e con un importante portafoglio.

Ci sarà da divertirsi.

Questi uomini accettano che io sia l'ultimo partecipante e il mazziere inizia a distribuire le carte, mentre la mia immancabile faccia da poker, torna a prendere il sopravvento sul mio viso.

Le due carte che mi arrivano sono un 4 di picche e un 3 di quadri, mentre le tre carte comuni sul tavolo sono un 3 di cuori, un 5 di fiori e un 9 di picche.

Praticamente non posso fare nulla, se non una semplice coppia di 3 dal valore quasi zero, potrebbero superarmi facilmente, dovrei puntare e richiedere un'altra carta...

...oppure...

«all in» dico convinta, puntando tutte le fiches dal valore di duemila dollari sul tavolo.

È un azzardo, lo so.
Ma questo gioco non si chiama proprio "gioco d'azzardo"?

Piper mi ucciderà se dovesse finire male, ma io ci spero.

Lancio, poi, occhiate minacciose e serie ai miei rivali per intimorirli e non far capire loro che è un bluff; l'uomo di fianco a me ha già rinunciato, è un bene.

L'altro sfidante sta riflettendo, è obbligato a puntare tutto o ad abbandonare.
E lo fa, punta tutto anche lui.

Ho la tachicardia a mille, ha capito che sto bluffando?
Ha carte dal valore più alto del mio?

Bhe non sarebbe poi così impossibile averle.

Anche l'ultimo sfidante punta tutto.

Se vinco, incasso 6mila dollari, avrei potuto arrivare ad averne anche 8mila, ma il giocatore dopo di me ha rinunciato.

Bene, è arrivato il momento di scoprire le carte.

Ecco la mia coppia di tre, un valore bassissimo, quasi nullo direi.
L'uomo di fronte a me accenna una smorfia, scopre le sue carte e mostra una coppia di due.

Sto per avere un collasso, mi è andata bene.

L'ultimo sfidante, non scopre nemmeno le sue carte, le lancia via direttamente.
Forse pensava che né io, né l'altro sfidante avessimo effettivamente una combinazione in mano, e sarebbe finita in un pareggio.

Invece ho vinto io.
Mi intasco questi bei dollaroni e lancio un'occhiata divertita alla mia ragazza, la quale si sta soffiando con un opuscolo, prendendo aria in questo modo, molto probabilmente temeva che avrei perso.

Decido, poi, di non iniziare un'altra partita e raggiungo Piper vicino alle porte d'uscita del casinò

«riprendi i colori» le dico divertita, portando un braccio attorno alle sue spalle, scuotendola energicamente «ho ancora il cuore che mi batte a mille, pensa un po'»
«tu non stai bene» lamenta ancora Piper sudata «a te la testa non aiuta per niente»

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