24. Sono solo sette giorni

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Piper's pov, il giorno dopo
Oddio che mal di testa, mi gira tutto nonostante non avessi ancora aperto gli occhi.
Non riesco proprio ad aprire gli occhi, sento solo i classici rumori di strada di New York, quali i clacson e le sirene delle ambulanze o della polizia, amplificati il triplo e che mi rimbombano nella testa, facendomela pulsare maggiormente.

Sto sognando?
Da casa mia non si sentono questi rumori, se non il cinguettio degli uccellini o qualche sporadica macchina che attraversa il viale alberato.

Il mal di testa mi sta uccidendo, letteralmente.
Cerca di aprire gli occhi, Piper, forza.

Mi faccio quindi forza e apro leggermente gli occhi, portandomi una mano sulla fronte e assumendo un'espressione di dolore e sofferenza proprio a causa di questo terribile mal di testa.

Non so cosa sia potuto succedere ieri, non ricordo niente se non che ero alla festa di Olivia e adesso mi ritrovo qui a casa mia e sul mio letto, senza sapere come ci sono arrivata.

Apro ulteriormente gli occhi, ma mi accorgo di non essere esattamente sul letto di casa mia.

Dove mi trovo?

Conosco questa camera, mi è familiare ma devo aprire completamente gli occhi e svegliarmi meglio per capire dove davvero mi trovi adesso.
Non ho nemmeno paura di non essere a casa mia perché mi sento così male che non riesco a pensare ad altro che a questo terribile mal di testa che mi sta letteralmente uccidendo e alla nausea.

Spero di non vomitare.

Aspetta però.
Ma questa camera è...

«Alex!» urlo infatti capendo immediatamente che questa camera è quella di Alex e che io mi trovo esattamente nel suo appartamento, e non a casa mia «Alex!» la chiamo ancora, portandomi una mano sulla fronte perché lo sforzo per alzare la voce, ha causato un aumento spropositato del mal di testa, che già è forte.

Non è in casa?
Perché non mi risponde nessuno?

Mi giro, poi, verso il comodino sulla mia sinistra e controllo la sveglia: è quasi mezzogiorno.

Davvero ho dormito tutto questo tempo?

«ma buongiorno!» esclama la mia ex ragazza, entrando in camera con il suo solito atteggiamento divertito e arrogante, portandomi una tazza piena di latte bianco «bevi, ti aiuta con il mal di testa»

«cos'è successo?» chiedo scostante, prendendo il latte e bevendone immediatamente qualche sorso, nonostante avessi la nausea e potrei vomitare da un momento all'altro «ricordo solo che ti ho incontrata alla festa e niente più» dico ancora, portandomi una mano sulla fronte e appoggiando la schiena allo schienale del letto, non volendo assolutamente alzarmi, perché so che sarei sbattuta per terra, se solo avessi provato a camminare

«hai bevuto un po' troppo» mi risponde lei, sedendosi ai piedi del letto
«no, impossibile» rispondo però io, negando il tutto «non è proprio possibile»

«scommetto che non ti eri mai ubriacata prima»
«vero» rispondo ancora nauseata «se avessi saputo che il giorno dopo fa così schifo...»
«tra qualche ora starai di nuovo bene» mi rassicura lei, per poi rimanere in silenzio per qualche secondo, mentre io continuo a bere il latte, sperando che faccia subito effetto

«ho fatto o detto qualcosa di imbarazzante?» chiedo poi abbastanza nervosa perché io non ricordo assolutamente nulla e non vorrei che abbia detto qualcosa di cui potrei pentirmi
«non si dicono mai cose imbarazzanti da ubriachi, o si dice sempre la verità, confessando qualcosa che da sobria non riesci a dire...» inizia Alex con calma «...oppure si perde il senno e si fanno stronzate» dice ancora lei «a te è capitata la prima cosa, a me capitò la seconda, se ricordi» conclude infine lei, abbassando lo sguardo e accennando un sorriso amaro.

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