CAPITOLO 7: GELATO E DIVERTIMENTO.

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LUCAS
Dio, non voglio alzarmi. È come se non avessi dormito per niente. Rotolo dall'altra parte del letto e apro gli occhi con fatica. La mia camera è completamente al buio perché le tende sono color azzurro. Sospiro e con poca forza di volontà mi alzo e vado in bagno per fare una doccia fredda.

Dopo essere uscito dalla doccia, esco dal bagno e mi dirigo in camera. Apro l'armadio e metto un paio di pantaloni neri attillati. Scendo le scale e vado verso l'officina di mio padre. Appena apro la porta, lo trovo seduto su una panca, è sconvolto.

-Che succede papà?- chiedo sedendomi accanto a lui.

-L'imboscata di ieri era pianificata, sapevano che c'era un trasloco- risponde massaggiandosi le tempie.

-Tutto bene alla fabbrica?- chiedo guardandolo.

-Si, ho rinforzato la sicurezza, però è meglio che cambi la posizione dei trasferimenti- mi spiega mio padre, e io annuì.

-Creso sia la cosa migliore, papà- dico appoggiandolo.

-Tu, invece? Stai bene?- chiede mio padre preoccupato, sorrido.

-Sono solo stanco, ma per il resto tutto bene- rispondo tranquillizzandolo.

-Poi vai in letargo tutto il giorno- dice mio padre divertito.

-Suona bene, sai?- rispondo sorridendo, poi ricordo.

"Merda, Karine".

Mi alzo velocemente e saluto mio padre. Guardo l'orologio: le 14:00. Non c'è tempo.
Salgo le scale per andare nella mia camera. Apro l'armadio e metto una maglietta bianca con lo scollo a V e infine misi le Vans.

Chiudo la porta dietro di me e scendo di corsa le scale. Salgo sulla mia Yamaha argentata e vado in centro. Quando arrivo, guardo di nuovo l'orologio: mancavano ancora alcuni minuti. Scendo dall'auto e andai a sedermi su una panchina per aspettare Karine.

-Lucas!- sento chiamare. Pensavo di vedere Karine, ma invece vedo una bionda con la quale ho fatto sesso due giorni fa.

-Ciao... Steph?- chiedo guardandola e lei cambia espressione.

-Sarah in realtà- mi corregge con un sorriso.

-Si, lo sapevo- dico senza importanza. Mi guardo attorno per vedere se Karine è nei paraggi.

-Aspetti qualcuno? Perché sennò possiamo andare a pranzo insieme- dice la civetta e io la guardo un momento.

-In realtà si, aspetto qualcuno- rispondo seccato per la domanda.

-Ehi Lucas!- quella voce. Karine.

-Karine!- rispondo sorridendo. La castana e la bionda si guardano un'attimo. Spero che tenga la bocca chiusa, sennò la prendo a parole.

-Sei occupato? Se vuoi possiamo fare in un'altro momento- comincia a dire Karine.

Mi alzo e guardo il suo abbigliamento: pantaloncini corti grigi e un top largo azzurro. Mozzafiato.

-No tranquilla, ti stavo aspettando. Però per ingannare l'attesa, parlavo con un'amica- confesso guardando Steph o come cazzo si chiama.

-Ciao Karine, sono Sarah. Più che un'amica sono...- comincia a dire, ma io la interrompo.

-Okay, ora andiamo Karine- dico alzandomi dalla panchina e prendendo il polso della castana. Ci allontaniamo un po' dalla bionda e le lascio il polso.

-Allora, che ne dici di un bel gelato?- chiedo sorridendo.

-Siiii! Amo il gelato- risponde saltellando e battendo le mani. È adorabile.

Entrammo in un piccolo negozio che faceva i migliori gelato di New York.

-Salve, due coni grandi per favore- chiedo al tizio dietro il bancone.

-Quali gusti?- chiede il tipo senza togliere gli occhi di dosso da Karine.

-Io vorrei...- Karine guarda tutti i gusti dei gelato, è indecisa.

-Rum con uvetta per favore- dice e io mi avvicino al suo orecchio.

-Non sapevo fossi una ragazza ubriacona- le sussurro. Scoppia a ridere.

Prende il suo cono e dopo ordino il mio. Cono al cioccolato, non mi piace mischiare.
Usciamo dal locale e, mentre camminiamo, facciamo battute e ridiamo come pazzi.

-Ci sediamo in piazza?- chiedo alla ragazza più bella che abbia mai visto.
Lei annuisce e ci andiamo a sedere su una panchina.

-Non credo di stare molto simpatica alla tua amica, o forse, più che amica?- chiede guardandomi come se mi volesse uccidere.

-Sei gelosa?- chiedo guardandola, ma lei si gira dall'altra parte.

-Forse- risponde senza guardarmi. Dentro di me sento una grande felicità.

-È solo una che ho conosciuto quando sono uscito con degli amici- rispondo mettendo due dita sotto il suo mento e facendola girare verso di me.

-Siamo in svantaggio- dice guardandomi, io mi accigliai, confuso.

-Perché?- domando incuriosito.

-Perché ti conosco molte ragazze, e io invece no- dice a voce bassa. È diventata rossa.

-Mi piace che tu non abbia nessun amico maschio- dico spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Beh, tu potresti essere mio amico- afferma sorridendo. Quasi mi andava di traverso il gelato.

-Non voglio essere tuo amico, e sai perché? Perché mi piaci, Karine- confesso.

Mi avvicino lentamente a lei e la guardo meglio occhi, ma poi il mio sguardo passa a posarsi sulle sue labbra. Mi avvicino di più e le nostre labbra si toccano. La bacio lentamente e la sua mano sinistra si posa sulla mia guancia.

Nonostante volevo continuare a baciarla, mi stacco e la guardo per circa un minuto. Entrambi sorridiamo.

-Non preoccuparti degli altri- dico. Sorride e mi abbraccia. Ovviamente, ricambiai.

-Sei pessimo- dice con tenerezza.

So che è presto, so che da un giorno all'altro non possono nascere questi sentimenti, però è successo. Quando la vedo, il mio cuore comincia a battere forte, ogni parola che dice mi fa sorridere. È una creatura angelica.

Continuiamo a camminare un po' per il centro, fino a che decidiamo di andare nel parco in cui ci siamo conosciuti.

Il resto del pomeriggio lo passiamo a farci domande a vicenda. Ho mentito su alcune cose, purtroppo. Con lei mi sentivo come un'adolescente che non aveva preoccupazioni, che non doveva preoccuparsi di uccidete, né di aiutare il proprio padre mafioso. Mi sentivo normale, e questo, non mi era mai successo.

Amor ProhibidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora