CAPITOLO 21: DECISIONI

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LUCAS

Sono passati tre giorni dal sequestro e non smetto di pensare a Karine. Si trova nell'ospedale più costoso di New York dove li, lavora un mio amico, Guglielmo. Mi ha raccontato che l'operazione è stata rischiosa perché  Karine non aveva sangue a sufficienza nel suo corpo. Il mio cuore stava per esplodere quando mi hanno detto che si era salvata per miracolo.

Ho bisogno di vederla, così mi cambio: mi metto un paio di pantaloni, una camicia a quadri azzurra e la giacca nera. Scendo le scale correndo, poi vedo mio padre seduto sul divano.

-Dove vai?- chiede calmo.

-Esco- rispondo velocemente.

-La vai a trovare?- chiede guardandomi.

-Si- rispondo sincero. Mio padre si alza dal divano e mi guarda preoccupato.

-Vengo con te- dice senza battere ciglio.

-Perché?- chiedo confuso.

-Perché devi chiudere con lei, vengo per sentirlo con le mie orecchie- risponde freddo. Lo guardo serio.

-Non la lascerò, la amo- dico sicuro.

-Non m'importa Lucas- dice con indifferenza.

-Cosa succede se non rompo con lei?- chiedo frustrato.

-Non mi sfidare!- strilla mio padre a voce alta.

-Perché non posso stare con lei?- chiedo mettendomi a braccia conserte.

-Perché il suo cognome è proibito in questa casa- risponde mio padre. Sferrò un pugno al tavolo. Mio padre sussulta.

-Non m'importa del suo cognome- rispondo guardandolo. Guardo le nocche della mano sinistra e vedo alcune ferite.

-A me importa invece- risponde scrollandosi nelle spalle.

-Ma non capisci che la amo?- grido furioso, mio padre cammina fino a me.

-Hai un futuro Lucas! La tua è solo una stupida cottarella, non sei realmente innamorato- dice mio padre mettendo le mani sulle mie spalle.

-Come osi dirmi queste stronzate? Sto con lei da 5 mesi, si che è amore cazzo!- rispondo levando le sue mani dalle spalle.

-5 mesi?- chiede confuso.

-Si, 5 mesi- rispondo freddo.

-Bene- rispondo mio padre allontanandosi.

Il silenzio regna nella stanza, nessuno dei due osa aprire bocca.

-Le cose non stanno così. O rompi con lei, o ci saranno delle conseguenze gravi- minaccia mio padre.

-Conseguenze?- chiedo con un sorrisetto.

-Rompi con lei e, se non lo farai, la ammazzerò- risponde guardandomi. Il sorriso si spegne sul mio volto.

-C... cosa?- chiedo incredulo.

-Sai che posso farlo, e non me ne pentirò, sappilo- dice con noncuranza, come se sta parlando di calcio. -Cosa decidi?- chiede dopo alcuni minuti.

-Non posso crederci, mi fai schifo- rispondo indignato.

-Cosa hai detto Lucas?- chiede nuovamente. Non riesco più a connettere, ho perso la ragione.

Ma non voglio farle del male, l'unica opzione è quella di lasciarla. Per il bene di entrambi.

-Andiamo- annuncia mio padre uscendo dalla porta di casa.

Il viaggio verso l'ospedale è un incubo. Nella mia testa si fanno strada vari modi per dire a Karine ciò che le stavo per dire.

Quando entriamo nell'ospedale, vedo che sono le 19:00. La sua stanza si trova al primo piano, con un balcone che si affaccia sul giardino. Mio padre comincia a camminare fino a che arriviamo al giardino.

Il numero della stanza di Karine è 110. Guardo verso la sua finestra e la vedo affacciata. Mi guarda e sorride. Come posso fare una cosa del genere?

-Lucas!- mi chiama sorridendo. Ho un nodo in gola.

-Dobbiamo parlare- rispondo freddo. Entro nel corridoio e mi dirigo verso la sua stanza. Quando la vedo, devo mettere tutta la buona volontà per cercare di non baciarla.

-Che succede?- chiede preoccupata.

-Non voglio più stare con te- annuncio sentendo il mio cuore spezzarsi.

-Che?- chiede confusa.

-Hai sentito bene, non voglio più stare con te Karine- mento. I suoi occhi si riempiono di lacrime.

-Perché mi dici questo?- chiede singhiozzando.

-Perché è così, non potremo mai stare insieme, non c'è futuro per noi due- rispondo. Il mio cuore rallenta i suoi battiti.

-Si, hai ragione, sono una stupida- dice mentre le sue lacrime scorrono sul suo viso.

-Esatto, non fraintendermi, è stato divertente. Ma per me è stato solo sesso- dico freddo. Questa è la frase più crudele che potessi mai dire.

-Basta Lucas! Fa male sentire queste cose!- risponde gridando. Chiudo gli occhi quando sento questa frase. L'ho ferita.

-Sono sincero con te per la prima volta, dovresti ringraziarmi- dico ghignando.

-Si, sono sollevata sai?- risponde mentre si asciuga una lacrima.

-Perfetto, mi fa piacere che tu lo sia- rispondo guardandola. Sta soffrendo troppo.

-Sei una merda- dice piangendo di nuovo. È vero, sono un grandissimo pezzo di merda. Non la merito, anche se la amo.

-Non lo pensavi così quando ti ho sverginata- rispondo stringendo i pugni. I suoi occhi sono rossi e gonfi, la sto uccidendo.

-Non mi pento di questo- dice guardandomi. Mi manca l'aria, faccio un passo verso di lei, però si sposta.

-Addio Karine, dimenticati di me come io mi dimentico di te- dico per poi girarmi. Esco dalla sua stanza piantandola in asso. Mentre vado verso mio padre, la sento piangere e singhiozzare. Vaffanculo a mio padre e agli stupidi cognomi.

Scendiamo rapidamente le scale, non voglio sentire il suo pianto, fa soffrire anche me. Odio mio padre con tutto me stesso.

-Lucas, sali in auto- ordina mio padre.

-No, non voglio stare vicino all'uomo che mi ha tolto ciò che di più amo al mondo- grido. Mio padre mi guarda impressionato.

-Lo porto io signore- dice Ricky. Mio padre annuisce e sparisce.

-Andiamo amico- dice Ricky. Entriamo in auto e non parla per niente.

Guardo il paesaggio dal finestrino: le parole di Karine mi rimbombano in testa. Mi rendo conto di piangere mentre ricordo tutti i bei momenti passati insieme.

Quando arrivo a casa, mia madre è con mio padre sulla poltrona. Entrambi mi guardano, però non dicono nulla. Salgo in camera mia, dove finisco a spezzarmi il cuore.

Amor ProhibidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora