CAPITOLO 12: SORPRESE

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LUCAS

Stanotte ho avuto un incidente con il mio telefono. In un combattimento è caduto dal secondo piano, rompendosi in mille pezzi. Karine mi avrà sicuramente chiamato, e il fatto di non poterle rispondere, mi fa incazzare.

-Stai bene?- chiede Sam, uno dei miei migliori amici dell'università. È figlio di uno dei soci di mio padre.

-Il mio telefono è morto- rispondo mostrandoglielo.

-Comprane uno nuovo- risponde Ricky con sottolineando l'ovvio.

Siamo in un ristorante: Sam e Ricky sono i figli di uno dei soci di mio padre. Non sanno niente della mafia, ci siamo conosciuti all'università e sanno la metà della mia vita.

-Se devi chiamare, puoi usare il mio telefono- si offre Sam. Scuoto la testa.

-No, non è questo. Aspettavo una chiamata da una persona- dico scrollando le spalle.

-Di una persona- ripete Ricky divertito.

-Una ragazza!- esclama Sam. Annuisco.

-Non ci posso credere. Se ti ha fatto cambiare idea sulle relazioni, dev'essere speciale- afferma Ricky sorridendo.

-Oh, è molto speciale- rispondo sorridendo.

Finito di bere la birra, saluto i ragazzi e vado verso il centro commerciale per comprare un nuovo telefono.

Arrivo al negozio di telefonia. Alla cassa c'è una ragazza bionda, abbastanza bella, non lo posso negare. Le chiedo di mostrarmi qualche modello.

-Seguimi, e ti do il telefono- dice la ragazza guardandomi. La seguo e scelgo il telefono. Ho preso un iPhone 8, non bado a spese.

Ci dirigiamo verso la cassa e striscio la carta di credito. Non vedo l'ora di sistemarlo, devo chiamare Karine. Mi manca la sua voce.

-Ecco il mio numero, così puoi chiamarmi- dice la ragazza porgendomi un biglietto. Lo guardo, poi torno a guardare la ragazza.

-Mi dispiace, sono fidanzato- rispondo buttando il foglietto a terra. Ringrazio la ragazza per il suo aiuto ed esco dal negozio

Dopo aver sistemato il telefono, chiamo Karine. Primo squillo, secondo squillo, terzo squillo. Niente, non mi risponde. Ci riprovo di nuovo, ma continua a non rispondermi. Chiamerò più tardi, forse ora è impegnata.

Vado a casa, perché devo andare nello studio di mio padre. Quando arrivo, trovo Max, Ricky, Arthur, Daemon e Gale in salotto.

-Ehi ragazzi- li saluto mentre mi tolgo la giacca. Loro fanno un cenno con il capo, poi tornano a guardare la televisione. Scendo le scale e vado nell'ufficio di mio padre.

-Sono qui- dico entrando.

-Ti stavo aspettando. Perché ci hai messo tanto?- chiede mio padre.

-Sono andato a comprare un telefono nuovo- spiego a mio padre.

-Bene, allora andiamo- dice alzandosi e uscendo dal suo ufficio.

Quando i ragazzi vedono mio padre, si alzano e camminano fino alla porta. I miei amici e mio padre, salgono su un furgone, mentre io vado in moto. Siamo arrivati alcuni minuti più tardi.

-E qui?- chiedo scendendo dalla moto.

-Si- risponde mio padre dal furgone.

-È abbastanza grande- dice Ricky.

-Per questo mi piace, ha due piani molto ampi- ci spiega mio padre.

-Abbastanza discreto- aggiungo. -Sei sicuro papà? Non ne vuoi una più vicina?- dico guardandolo.

-No, è perfetto. È lontano da casa però è comodo per i trasferimenti della merce- risponde guardandomi.

-Se ti piace, allora piace anche a me- rispondo sorridendo.

Guardo l'arma che ho in vita e cominciamo a camminare fino al negozio, ho un brutto presentimento. Arriviamo alla porta principale ed entriamo. Cazzo, è molto spazioso.

-Wow- esclama con stupore Ricky.

-Te l'ho detto- risponde mio padre donandomi un pugnetto sulla spalla.

Continuo a camminare e decido di andare al secondo piano, così, per dare un'occhiata. Ad un tratto, sento un rumore dalla parte sinistra del negozio. Prendo l'arma.

-Che bella sorpresa!- esclama una voce maschile.

-Sicuramente- risponde mio padre serio.

-Quanto tempo, Aarón Bronx- dice l'uomo camminando verso mio padre.

-Dieci anni, per la precisione Brian Garibaldi- risponde mio padre. Sono sorpreso.

"Le cose andranno a finire molto male"

Cammino accovacciato così da ottenere una vista migliore fino a sotto. Per casualità, guardo l'estremità dell'altro piano e vedo un'ombra. Mi avvicino di più per cercare di capire chi è, ma è ovvio che non è dei nostri.

-Credo che non abbiamo gli stessi interessi- dice mio padre.

-Non lo metto in dubbio- risponde il signor Garibaldi.

Vedo l'ombra che sparisce per le scale e così, faccio lo stesso. Scendo le scale silenziosamente, la mia uscita era più vicina al nostro nemico, così che esco dal mio nascondiglio e punto giusto in testa.

-Credo che la disputa è finita- dico guardando il panorama.

-Brian, voglio presentarti mio figlio- dice mio padre con un sorriso.

-Mi piacerebbe dire che è un piacere, ma in realtà non lo è- rispondo con disprezzo. L'uomo sorride.

-Anche io voglio presentarvi qualcuno- dice Brian con un sorriso.

-Credo di essere io quella che manca.- Ingoio rumorosamente la saliva e mi volto per vedere di chi fosse quella voce che conosco.

Incontro i suoi occhi marroni, la mia anima a pezzi. Non può essere, non sta succedendo davvero. I suoi occhi erano pieni di stupore, come i miei.

-Vi presento mia figlia- dice l'uomo accanto a me.

-Lucas..- sussurra a bassa voce.

-Karine- rispondo guardandola negli occhi.

-Vi conoscete?- chiedono all'unisono i nostri papà.

Non rispondo, sono occupato nel cercare di assimilare la situazione e come rispondere alla loro domanda. La mia castana è di fronte a me, con l'arma puntata verso la mia persona.

Tutti questi mesi a conoscerci e non le ho mai chiesto il suo cognome.

I miei occhi non si staccano da lei, ho giurato di ucciderla, ma non credo di esserne capace.

Lei è la ragazza di cui mi sono innamorato.

Potrebbe andare peggio di così?

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