CAPITOLO 2 : CHIUSA IN CASA

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KARINE

Quando mi sveglio, sono le undici del mattino. Cammino fino al bagno: mi sciacquo il viso e guardo i miei capelli castano scuro: sono sempre stati dei capelli ribelli. Non avendo voglia di sistemarli, li lego in una coda di cavallo. Quando arrivo in cucina, trovo Maria che sta preparando la colazione.

-Vuole che le prepari qualcosa da mangiare signorina?- chiede la governante. Ha sempre vissuto in questa casa da quando ci siamo trasferiti 6 anni fa: ci soddisfa moltissimo con i suoi piatti.

-No, mangerò dei cereali- rispondo con un sorriso. Prendo la tazza, mentre Maria mi passa i cereali e un cucchiaio. Quando finisco di fare colazione, cammino verso la sala: mia madre sta guardando una televendita di cosmetici. Mi siedo accanto a lei.

-Ciao tesoro, dormito bene?- mi chiede mentre mi accarezza i capelli.

Ma lei non è la mia vera madre.

La mia vera mamma è morta mentre mi dava alla luce. Melany era la migliore amica di mia madre, lei aiutò mio padre a crescermi. Quando ho compiuto quattro anni, iniziarono a vedersi sotto una luce diversa, lei passava tutto il tempo in casa nostra per prendersi cura di me: però l'ho sempre vista come mia madre, si è presa cura di me per tutta la vita, e quando decise di sposare papà, ne ero davvero felice.

-Bene, dov'è papà?- chiedo, dopo averle dato un bacio sulla guancia .

-E' uscito un'ora fa- risponde mentre torna a guardare lo schermo del televisore.

-Sai dove?- chiedo di nuovo. Nega, scuotendo la testa. La mia mamma biologica, non era ne troppo alta ne troppo bassa, aveva gli occhi grigi e la pelle olivastra. La porta mi ridesta dai miei pensieri, ed entrambe ci voltiamo: mio padre.

-I miei amori- ci saluta mio padre appena ci vede. Io e Melany sorridiamo e mio padre viene a sedersi accanto a noi. Mio padre è alto, capelli castani come i miei, però con alcune ciocche più chiare, muscoli che ingannavano la sua età e occhi azzurri. Mostra il suo lato dol ce solo quando è con noi: gli altri lo temeno per il suo carattere a tratti duro e la sua presenza, che incute soggezione.

-Che faremo oggi?- chiedo guardandolo.

-Assolutamente niente- risponde fermamente, io barro gli occhi.

-Come niente?!- contesto gesticolando.

-Oggi non uscirai di casa- risponde mentre cambia canale.

-Ti rendi conto che mi tieni sempre chiusa in casa? Non posso nemmeno andare all'università come una persona normale, non posso avere amici, non ho una vita!- rispondo ad alta voce.

-Ti hanno rapita tre volte, non posso lasciare che vai in giro per strada da sola- risponde mio padre in tono preoccupato.

-Posso benissimo difendermi: perché credi che abbia preso tutte quelle lezioni di difesa personale? Ho 19 anni e non ho nemmeno un amico.- Scatto in piedi e vedo che mi padre si sta agitando.

-Trevor, Mac e Mark sono tuoi amici- dice mio padre.

-Si, e sono anche le mie guardie del corpo. Non posso nemmeno uscire con loro, se non per lavoro- puntualizzo.

-Lo faccio per il tuo bene- risponde mio padre con un sospiro.

-No, lo fai per il tuo bene.- Esco dal soggiorno e scendo le scale fino al piano di sotto, dove c'è la stanza da tiro.

Mi chiudo dentro e metto le cuffie per coprire i rumori: carico l'arma e comincio a sparare alla sagoma a forma d'uomo davanti a me. Finite le munizioni, guardo il risultato:  due colpi alla testa e tre al torace.

Dopo la pratica di tiro, vado in gardino. La mia casa è abbastanza moderna: ha due sale, una grande cucina, ha due piani, però c'è ne uno in mezzo, dove c'è una piccola terrazza, e c'è il giardino sul retro, dove è situata una grande piscina. Mi siedo all'ombra, in un angolo del giardino e guardo il cielo.

La mia vita è molto complicata. Non sono mai andata a scuola, ho sempre avuto professori a casa. Sto studiando amministrazione, per essere in grado di provvedere al club quando sarà necessario; diritto, perché devo sapere le leggi e le regole prima di infrangerle ; letteratura, perché mio padre crede che debba sapere tutto sulla mafia degli anni passati.

Il mio primo ragazzo l'ho avuto a quindici anni, ma mio padre lo minacciò e non lo vidi più. L' ultimo che ho avuto era una guardia del corpo, e avevo diciassette anni: a mio padre piaceva, però, in una missione, gli hanno sparato alle gambe, restando così paralizzato. Per questo si è trasferito in un'altro Stao, per rimanere al sicuro. Non ho mai provato le classiche farfalle nello stomaco o cazzate varie che si provano quando ci si innamora:  la verità è che la mia vita è troppo complicata per condividerla con qualcuno.

-Che fai?- la voce di Trevor mi fa sobbalzare: apro gli occhi velocemente per guardarlo: indossa un costume da bagno e delle goccioline d'acqua cadono dai suoi capelli. Di sicuro è stato in piscina. Trevor e i gemelli sono figli delle migliori guardie del corpo di mio padre, e loro vengono qui ogni giorno, infatti hanno anche delle loro stanze per quando si fermano a dormire.

-Sto pensando- dico.

-Smetti di pensare e vieni in piscina con noi- dice con un sorriso. Nego con la testa.

-No grazie, sto bene quì- rispondo. Ad un tratto, mi sento caricare in spalla da Trevor.

-Guardate chi ho trovato!- annuncia Trevor ai ragazzi che stavano nuotando: entrambi si voltano verso di me e ghignano.

-Andiamo Trev, buttala in acqua!- disse Mark malizioso.

-Non azzardarti- lo minaccio.

Sorride e mi getta in acqua. Quando tornai su, mi sistemai i capelli che si sono attaccati al mio viso e guardo minacciosa i miei compari.

-Giuro che vi prenderò a calci in culo!- dico seria. Poi scoppiamo tutti a ridere.

-Lo fai sempre Kar- contesta Mac tra le risate. Da quando i ragazzi mi conoscono, mi hanno dato questo soprannome. Mi sideo sul bordo della piscina e guardo i ragazzi: sono davvero belli, in particolare Trevor. Trevor è castano, occhi verdi e muscoloso e ha 24 anni, i gemelli sono biondi con occhi azzurri e muscolosi e hanno 23 anni, però li vedo solo come fratelli.

Passiamo tutto il tempo in piscina a giocare e a nuotare, fino a che decido che è meglio uscire. Tutti i miei vestiti erano zuppi d'acqua. La maglietta, grazie a Dio, è scura e non lascia intravedere il reggiseno.

Corro velocemente nella mia camera e mi infilo sotto la doccia. Una volta sistemata, scendo in cucina: mi preparo un panino e torno nella mia stanza.

Amor ProhibidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora