CAPITOLO 20: MINACCIA

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KARINE

I miei occhi si abituano alla luce: focalizzo e vedo delle pareti bianche, una grande finestra, un divano accanto al mio letto e una porta, dove suppongo ci sia un bagno. Cerco di sedermi sul letto, anche se con difficoltà.

'Sono in un ospedale'

Mi guardo e vedo che indosso la stupida vestaglia bianca che ti mettono al pronto soccorso. Tutto il mio addome è fasciato. Torno a stendermi sul letto e guardo la finestra: è notte fonda. I ricordi e le immagini di quello che è successo si fanno strada nella mia mente, provocandomi un leggero mal di testa. La porta si apre e vedo mia madre entrare.

Quando vede che sono sveglia, corre ad abbracciarmi, bacia la mia guancia e dopo mi guarda negli occhi. Ha pianto.

-Sto bene mamma- dico asciugando una lacrima che scende sulla sua guancia.

-Bambina mia, non sai quanto ero preoccupata- dice con voce rotta.

-Non è successo niente mamma- rispondo cercando di calmarla.

-Sei sparita per 24 ore e incosciente per due giorni. Certo che è successo qualcosa- dice piangendo.

-Cosa?!- chiedo quando sento quelle parole.

-Sei stata due giorni incosciente tesoro, hai perso molto sangue e il proiettile era nel tuo corpo, per questo hanno dovuto portarti in sala operatoria- spiega mia madre calmandosi un po'.

-Due giorni?- chiedo senza nemmeno crederci.

-La cosa migliore è che ti sia svegliata- risponde accarezzandomi i capelli.

-Ricordo in maniera confusa- dico mentre mi massaggio la fronte.

-Non pensare a niente tesoro, la situazione è delicata. Il dottore ha detto che è stato un miracolo che sia riuscita a salvarti- dice mia madre. La porta si apre di nuovo.

-Buonanotte- annuncia un uomo con una vestaglia. Ovvio, è il mio dottore.

-Buonanotte dottore- risponde gentilmente mia mamma.

-Come sta la mia paziente?- chiede avvicinandosi al letto.

-Mi fa male la testa- rispondo mentre il dottore mi apre gli occhi e punta una lucina.

-Ti darò qualcosa per farti passare il dolore- risponde amorevolmente. -Posso alzarti la vestaglia per controllare la ferita?- chiede guardandomi.

-Si- rispondo dubbiosa.

Alza la vestaglia. Toglie le bende, poi le garze: ho una piccola cicatrice coperta da punti. L'uomo applica una crema, cambia le garze e rimette la benda.

-Tutto bene- annuncia con un sorriso.

-Per quanto tempo resterò qui?- chiedo aggiustandomi la vestaglia.

-Un paio di giorni, solo per assicurarci che tutto vada per il meglio. Quasi nessuno sopravvive con così poco sangue- dice mentre guarda alcuni fogli posati sul tavolo.

-Starà bene? Vero dottore?- chiede mia madre preoccupata.

-Sua figlia è una guerriera- risponde il medico sorridendo.

-La ringrazio dottore- risponde mia madre.

-Tornerò a visitarti domani mattina- annuncia il dottore mentre apre la porta ed esce dalla stanza.

Restiamo in silenzio. Chiudo un momento gli occhi e l'immagine di me che do un bacio a Lucas, si fa strada nella mia mente. Apro gli occhi e cerco il telefono.

-Mamma, dov'è il mio telefono?- chiedo guardandola. Lei guarda a terra.

-Telefono?- chiede fingendo di non aver capito.

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