avrei preferito passare un po' di tempo con con Tom, per conoscerlo meglio, ma visto che usciva praticamente ogni giorno chissà dove e rientrava la sera, invitavo il mio amico dai capelli rossi a stare in camera.
"se Tom mi vedesse qui mi ucciderebbe" mi disse una volta sorridendo mentre eravamo seduti sul letto circondati da fogli e libri a fare i compiti.
"in effetti mi sento in colpa" gli confessai. Non mi sembrava giusto il fatto che Tom mi ospitasse nella sua stanza e quando non c'era io ne approfittavo invitando persone che lui non voleva che entrassero.
"ma va, non devi. Se ci becca diró che è stata tutta una mia idea e tu non lo sapevi"
"perchè non vuole che stiate qui?"
"boh, lui è un ragazzo a modo suo. È troppo riservato, non vuole che noi interferiamo con la sua vita"
"Sai altro su di lui?" Domandai curioso.
"Mh... non molto, so che non ha avuto un passato facile e ne risente molto. È silenzioso, quando è arrivato qui qualche anno fa non non diceva una parola. Ethan mi ha detto che passava ore intere nel bagno a piangere"
"Oh.... E adesso?"
"Adesso è diverso, ma rimane comunque uno un po' difficile. È tranquillo, simpatico, ma come ti ho già detto prima, molto riservato"
"che cosa gli è successo?"
"Sono argomenti delicati, non so se posso dirtelo"
"ok.... non importa" dissi leggermente deluso.
"tu.... cerca solo di non insultarlo, perchè sarebbe in grado di ucciderti anche solo con lo sguardo"
"no no, non ci tengo"
"fai bene, quando si arrabbia è pericoloso"
Non sapevo il motivo, ma Tom mi attirava. Era misterioso, un ragazzo a modo suo, tranquillo e riservato con un passato difficile alle spalle e tanti segreti nascosti dentro. Avrei voluto saperne di piú, conoscerlo a fondo, ma pareva che George mi avesse già detto tutto ció che aveva saputo su di lui.
Avevamo appena finito di ricopiare sui nostri quaderni gli appunti che ci avevano prestato Alice e Fred.
"finalmente abbiamo finito!" disse il mio amico sdraiandosi sul materasso.
"già" risposi.
Lo schermo del telefono di George si era illuminato, qualcuno lo stava chiamando.
"ti squilla il telefono" lo avvisai.
"chi è..... che palle, Alex" disse sospirando.
"pronto..... sí..... a casa.....no!..... ma toccava a Dakota...... hey! no! ...... non puoi! ........ stronzo" e riattaccó.
"beh, è stata una conversazione interessante" dissi ironico.
"Devo fare la spesa al posto di Dakota, chissà dove cazzo se n'è andato"
"ah...."
"faccio un salto al supermercato piú vicino, tanto ci metto poco, tu fai qui un po' di ordine"
"d'accordo, ti aspetto"
George uscí, chiudendo il portone alle sue spalle. Per la prima volta, ero solo in quell'appartamento che improvvisamente senza il mio migliore amico mi sembrava cosí vuoto, silenzioso ed estraneo.
Iniziai a sistemare i libri, e nel mentre pensavo ancora a mia madre. Aspettavo sempre una telefonata dall'ospedale, ma non arrivava mai.
Ero cosí immerso nei miei pensieri che mi salí il panico quando sentii la porta d'ingresso riaprirsi. Pensai che forse George si era dimenticato qualcosa ed era tornato a prenderla, ma quando andai a controllare vidi un ragazzo dai capelli neri e il viso coperto da una spruzzatina di lentiggini.
Era Tom.
"c-ciao" dissi imbarazzato.
"hey" mi salutó lui, girando la chiave nella serratura per chiudere.
"sei solo?" mi domandó.
"ero con George, ma è uscito per fare la spesa"
"ok.... ehm.... " esitó un attimo "come sta tua madre? l'ho saputo"
"non lo so, non ho sue notizie"
"mi dispiace"
Alzai le spalle e abbassai lo sguardo. Sarei voluto sprofondare dal disagio che provavo in quel momento.
"sono passato davanti ad un negozio, prima"
Alzai il viso, leggermente incuriosito da ció che stava per dire.
"ho visto altri boxer colorati in saldo se ti interessa" continuó sorridendo divertito.
"fanculo" gli risposi ridacchiando timidamente. Almeno aveva cambiato argomento, non volevo ricordarmi dell'incidente di mia madre, mi rendeva triste e mi faceva venire in mente tante cose troppo negative.
"Ti va qualcosa da mangiare?" mi propose.
"ok"
Finimmo per mangiare un paio di panini al formaggio appoggiati con la schiena al bancone della cucina, dove sopra avevamo lasciato il pane, un coltello e un paio di confezioni di insaccati aperte.
Eravamo uno accanto all'altro, Tom sembrava avere un'espressione leggermente malinconica, ma ogni tanto abbozzava un sorriso, uno di quelli belli e sinceri, e mi piaceva guardarlo.
"allora.... ehm.... da quanto stai qui?" dissi per fare conversazione.
"qualche anno" mi rispose lui, tirando un morso al suo panino.
"Non ti ho visto spesso, da queste parti"
"io non.... non uscivo molto, quando mi sono trasferito"
Lo sapevo già, George me lo aveva detto, ma non sapevo cos'altro chiedere per evitare di sprofondare in un silenzio imbarazzante, anche se Tom, al contrario, sembrava piuttosto rilassato mentre addentava un altro boccone.
"perchè mi fissi?" Mi domandó dopo qualche secondo, il mio cuore fece una capriola all'indietro e immediatamente i miei pensieri mi riportarono alla realtà.
Mi ero reso conto che lo stavo guardando senza dire una parola, divenni tutto rosso in faccia, o almeno credo, e se avessi potuto, avrei preso letteralmente fuoco.
Se qualcuno si fosse avvicinato, avrebbe sentito il calore che stavo emanando, ne sono certo.
"i-io.. ehm... non ti stavo fissando...." guardai di nuovo a terra, lo facevo ogni volta che non sapevo cosa dire e mi sentivo a disagio. Fissavo il pavimento e speravo che un vortice si aprisse sotto di me e mi risucchiasse al suo interno, facendomi sparire.
Ingoiai il poco di saliva che mi era rimasto in gola, e sperai che lui dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non farmi continuare a balbettare senza che fossi a conoscenza dei monosillabi che fuoriuscivano dalla mia bocca. Emise un suono che non riuscii a capire, forse una risata. In effetti ora che ci penso dovevo avere un'aria abbastanza goffa e buffa.
"hey" disse divertito, poi mi alzó il viso mettendomi due dita sotto al mento e premendo leggermente verso l'alto. Fui costretto ad incrociare i suoi grandi occhi color nocciola. Erano stupendi, intensi, mi sorridevano dalle pupille.
"lo so che sono bellissimo, ma non devi sbavare" mi disse. Non mi stava prendendo in giro, il suo era un sorriso dolce, simpatico, non era cattivo.
"non sto sbavando!" gli risposi io, dandogli una piccola gomitata e ricambiando il suo sorriso. Ero paonazzo e mi sembrava di annegare in una nuvola d'aria calda, ma mi piaceva.
Poi sentimmo un'altra volta il rumore della serratura, e vidi George entrare con due buste di plastica piene e il fiatone.
"ciao" ci salutó, mentre goffamente entrava e gettó la spesa sul primo tavolo che gli si era presentato davanti.
"spesa?" gli domandó Tom.
"purtroppo sí, al posto di quello stronzo di Dakota. Sarà sicuramente in qualche parco con i suoi amici" disse arrabbiato.
"ti do una mano" gli dissi io.
"beh.... io vado" affermó Tom "a dopo" poi uscì sbattendo la porta alle nostre spalle.
"il supermercato sotto casa era chiuso, cosí ho fatto una corsa a quello in fondo alla strada"
"si nota"
"Ti giuro, a volte vorrei vivere da solo" disse mentre iniziava a tirare fuori pacchi di pasta dalla prima busta.
"non avrei mai pensato di vederti in quest'ottica"
"quale ottica?"
"donna della spesa o..... casalingo" gli risposi, ridacchiando.
"fanculo" disse lui tirandomi una leggera gomitata sulla spalla "aiutami dai"
Lo aiutai a sistemare tutto, seguendo le sue indicazioni, e nel mentre, gli raccontai che avevo avuto una breve chiaccherata con Tom e che secondo me era molto simpatico. Lui sembró stupito, quasi scioccato, ma non ci feci davvero caso.
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PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...