CAPITOLO 13

4.6K 274 58
                                    

Io e Tom cercammo di superare la folla di persone che si era riunita nel cortile, vi erano ragazze dai vestiti molto corti che ballavano con i loro partner, un tizio di mezza età piuttosto grasso seduto in fondo a bere una notevole quantità di alcolici, un gruppo di adolescenti seduti in cerchio che parlavano e ogni tanto ridevano a crepapelle, ragazzi che cercavano di rimorchiare, la musica di sottofondo che rimbombava nelle orecchie e confusione. Troppa confusione.
Tom era davanti a me, ma faticavo a tenerlo d'occhio mentre camminavamo. Probabilmente se n'era accorto anche lui, perchè una volta che ci eravamo imbattuti in una serie di persone intente a scatenarsi per fare l'ennesimo brindisi al festeggiato, mi prese la mano e mi trascinó con sè per uscire sulla strada. Non ne ero sicuro, ma quello avrebbe potuto essere il momento piú felice che mi fosse mai capitato in tutta la mia vita.
Lo seguii, mentre lui chiedeva permesso per passare e spostare tutti gli altri per farmi un po' di spazio. Lo guardavo e sorridevo, non gli strinsi di piú la mano per paura di dargli fastidio, ma per me anche solo quel minimo contatto fisico era già abbastanza. Si girava per accertarsi che fossi ancora lí, come se avesse temuto di abbandonarmi da un'attimo all'altro.
Alla fine, arrivammo sulla strada, dove Tom teneva appoggiata ad un muro sul retro della casa la sua bici. Saltó in sella, e mi invitó a sedermi sul retro.
Avevo la tentazione di abbracciarlo nuovamente, sia per paura di cadere che per rivivere un'altra volta le stesse sensazioni che avevo avuto qualche giorno prima durante la rissa. Pensavo che sarei potuto sembrare fastidioso, cosí rimasi immobile.
"tieniti forte" mi disse poco prima di partire, poi afferró le mie braccia e se le avvolse intorno alla vita. Alla fine ci aveva pensato lui ad esaudire il mio desiderio. Sentivo da sotto il tessuto i suoi muscoli guizzare nella pelle. Arrossii quando immaginai di slacciargli la camicia, bottone dopo bottone.
Inizó a pedalare, e io, al posto di guardare le stelle situate nel cielo che ci sovrastava, oppure i grandi alberi che costeggiavano il viale, preferivo tenere d'occhio lui.
Le case sparivano alle nostre spalle, sentivo il vento accarezzarmi la faccia, la musica farsi sempre piú bassa,ovattata e poi il silenzio.
Mi resi conto poco tempo dopo, che non avevo la piú pallida idea di dove stavamo andando.
"Dove stiamo andando?" gli chiesi.
"lo vedrai"
"non ci stiamo allontanando troppo?"
"tranquillo"
Mi abbracciai di piú a lui, sperando che non se ne rendesse conto. Mi sentivo protetto, al sicuro. Non provavo queste emozioni da tanti anni, era strano, ma piacevole, e desideravo che sarebbe durato il piú a lungo possibile, magari per sempre.
Fu solo in quel momento, che mi resi davvero conto che cambiavo quando stavo in compagnia di Tom.
Avevo le cosiddette "farfalle nello stomanco", arrossivo, il mio cuore batteva piú forte del dovuto, mi accaldavo, e lo pensavo particolarmente spesso.
Fu solo in quel momento, che iniziai davvero a prendere in considerazione l'opzione che molto probabilmente, dopo tutto, mi stavo innamorando di lui.

"eccoci, siamo arrivati" esclamó giungendo davanti ad un bosco. Scendemmo dalla bici, e Tom la appoggió ad uno dei primi alberi che introducevano una distesa verde di tronchi e foglie.
"è.... è un bosco"
"sí... io... volevo mostrartelo" disse grattandosi il retro della testa mettendo una mano in tasca. Avrei giurato di averlo visto per la prima volta da quando lo conoscevo, in imbarazzo.
"perchè?"
"è un posto silenzioso, ci venivo sempre da solo per pensare un po' con calma, e oggi ho voluto portarci un'altra persona"
"che onore" gli dissi rivolgendogli un sorriso che lui ricambió.
"tranquillo, è vicino alle case, non è un posto molto isolato, è sicuro"
"ok, andiamo".
Non avevo bisogno di giustificazioni, mi fidavo di lui.
Iniziammo a camminare fianco a fianco, immergendoci nel buio e nel silenzio di quella distesa di alberi.
Non faceva particolarmente freddo, anche se per me sarebbe bastato essere accanto a Tom per andare a fuoco.
"posso farti una domanda?" gli chiesi.
"l'hai appena fatta" mi rispose lui sorridendomi.

Quel sorriso. Era stupendo.

"dai" ridacchiai.
"dipende" disse mettendosi entrambe le mani in tasca e alzando il viso per guardare il cielo.
"riguarda la tua stanza"
"mh... va bene"
"perchè non vuoi che gli altri ci entrino?"
"perchè non voglio e basta"
"ma a me mi fai stare"
"beh... loro sono dei tipi parecchio curiosi, tu invece non vai a rovistare dove non dovresti"
"vero..." dissi leggermente deluso. Speravo in una motivazione piú arricchita di particolari.
"sicuro che non ci sia altro?" domandai in seguito, non aspettandomi però, niente di straordinario.
"Mh... ti piacciono le storie?"
"sí" risposi incuriosito.
"ehm... ok,allora.... c'era una volta un bambino, molto timido che scriveva tutti i suoi segreti su un diario. Un giorno, questo diario fu trovato dai suoi compagni di classe, che lo lessero ad alta voce, scoprendo il nome della persona che gli piaceva"
Già da qui, capii che la storia non sarebbe andata a buon fine. Tutte le storie che riguardavano diari segreti non andavano mai a buon fine.
Tom la raccontava come se nulla fosse, come se si trattasse di un ricordo lontano, ma per me era diverso, io ascoltai ogni singola parola, e riflettevo.
"iniziarono a prenderlo in giro, per anni e anni, poi.... poi c'erano giorni in cui non li sopportava proprio e correva qui, in questo bosco, dove nessuno poteva trovarlo, nemmeno i suoi genitori"
Terminata questa frase, fece una piccola pausa.
"quel bambino eri tu?" Chiesi, come se non fosse già abbstanza ovvio. Lui annuii, con quell'aria spensierata e felice che riusciva sempre a mantenere, nonostante tutto.
"e... e poi?"
"e poi niente. Hanno... saputo della morte dei miei genitori e mi hanno lasciato in pace"
"mi dispiace molto..."
"non fa niente, ormai è tutto passato" Mi disse accennando un sorriso. Mi sentivo a pezzi sapendo ciò che quel bambino riccioluto timido e carino, aveva sofferto per colpa di persone che esistono e stanno al mondo solo perché c'è posto.
"cosí.... ti piaceva una bambina?" chiesi per interrompere quei secondi troppo silenziosi.
"beh... non proprio. Era una stronzata. Credevo di amarla, ma non era cosí. Ero piccolo per capire cos'era davvero l'amore"
"oh..." Non riuscii a dire piú niente, abbassai lo sguardo, con un misto di emozioni nel petto. Delusione? Amore? Tristezza? Dispiacere? Ormai non lo sapevo più nemmeno io. Non ci capivo piú niente.
"è per questo che non voglio che gli altri entrino nella mia stanza. Io... temo che possano trovare qualcosa di compromettente, e non voglio che si ripeta tutto un'altra volta"
"non.... non succederà" gli risposi, mantenendo sempre la faccia bassa. Mi fermai senza accorgermene. Volevo apparire contento davanti a lui, ma i miei gesti mi tradivano.
Forse speravo di piacergli io. Che assurdità. Non ero mica io la persona adatta ad un ragazzo del genere.
Rimasi immobile per qualche secondo, perfettamente consapevole di avere gli occhi di lui puntati addosso, ma nonostante tutti i miei sforzi, prima di riprendere a camminare avrei dovuto restare fermo almeno un attimo. Giusto il tempo di focalizzare ciò che stava per accadere.
Tom due dita sotto al mio mento, e mi alzó la testa, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Si era posizionato di fronte a me, e mi fissava come se volesse esaminarmi con cura.
Sembrava quasi un agente della polizia che controllava i suoi sospettati analizzandoli per bene alla ricerca di segni particolari.
"che cosa fai?" gli domandai, stranito dal suo improvviso comportamento, mentre un brivido mi correva lungo la schiena.
"ti guardo"
"perchè?"
"Perché sei..." si fermò e sorrise dolcemente. Era stupendo cazzo. Come potevo essere arrabbiato con lui se anche solo semplicemente guardandolo mi faceva impazzire? Dovevo mantenere il controllo, di certo non potevo saltargli addosso nel bel mezzo di un momento come quello, e per di piú in un bosco dove qualsiasi persona nelle vicinanze avrebbe potuto vederci.
"perché sei bellissimo" disse infine.
Se il paradiso esisteva, allora era senz'altro lui. A quelle parole, mi morsi il labbro inferiore e ingoiai il poco di saliva che mi era rimasto in gola.
Avevo letto tante volte storie d'amore, dove vi erano successe situazioni simili, ma nella vita reale è diverso, nella vita reale non sussurri semplicemente un "grazie" per poi baciare il mittente di quel complimento e vivere per sempre felici e contenti. Nella vita vera, il tuo cuore inizia a battere all'impazzata, lo stomaco va letteralmente in crisi, la faccia arrossisce di colpo e non hai la minima idea di come dovresti reagire. Era esattamente quello che mi stava capitando. Tom mi aveva colto alla sprovvista, e feci fatica a mettere ben a fuoco nella mia testa quello che mi aveva appena detto.
Lo aspettavo da tanto, ma non avevo mai immaginato che potesse accadere davvero.
"i-io... io.." Non feci in tempo a balbettare qualcosa di sensato che mi ritrovai delle labbra calde e morbide appoggiate alle mie.
Lui mi stava baciando.
Ammetto di aver avuto l'impulso di togliermi, ma alla fine rimasi, e continuai quello che Tom aveva iniziato, altrimenti, sapevo che lo avrei rimpianto per il resto della mia vita.
Sentivo la sua lingua che voleva entrare, acconsentii e gli diedi libero accesso.
Misi le mie braccia dietro al suo collo e mi alzai in punta di piedi per raggiungere la sua altezza. Tom appoggió le mani sui miei fianchi e mi strinse di piú a sè.
Forse non stavo baciando bene, forse si notava troppo che non ero esperto, forse non ero ai suoi stessi livelli, o forse mi stavo facendo troppi problemi e dovevo smetterla.
Avevo tante domande in sospeso nella mia mente, ma di una cosa ero certo: non mi ero mai sentito cosí bene in vita mia.
Dopo almeno una decina di secondi, ci staccammo.
Temevo quel momento, ma guardando il sorriso dolce di Tom, ricambiai e mi sentii subito piú sereno. Mentre lo guardavo nei suoi occhi intensi color nocciola, percepii le sue mani accarezzarmi muovendo il pollice su e giú lungo il mio fianco.
"dovresti smetterla di fare cosí" mi disse poi tutto d'un tratto.
"cosí come?"
"sorridere e arrossire. Sei adorabile quando lo fai" mi rispose, dandomi un bacio a stampo sulla fronte. Se soltanto avesse saputo quanto mi faceva impazzire lui. Comunque, non aveva tutti i torti, arrossivo molto spesso, a volte non me ne rendevo neanche conto, e ci pensavano gli altri a farmelo notare. Mi sono sentito dire cose tipo "sei sicuro di star bene?" oppure "forse hai la febbre", quando in realtà, mi emozionavo semplicemente per le piccole cose. Sia per quando mi sentivo in imbarazzo, sia per un banale complimento.
Mi limitai anche quella volta, a sorridergli. Era un sorriso sincero, uno di quelli che non si regalano a chiunque.
"Ehm.... scusami"
"Per cosa?" Dissi, temendo il peggio.
"i-io... non ho resistito" mi rispose poi, grattandosi ancora il retro della testa, tentando di giustificare quel gesto.
"non fa niente... mi è piaciuto" riuscii a dire, e non sapevo nemmeno io con quale coraggio.
"oh, va bene allora. Sappi che baci veramente bene, principessa"
"fanculo" ridacchiai, respingendolo leggermente.
Alla fine proseguimmo la serata chiaccherando traquillamente camminando per tutto il bosco. Io gli ponevo delle domande e Tom mi rispondeva, raccontandomi della sua infanzia, e di ció che aveva vissuto. Mi interessava ascoltarlo, e mi faceva molto piacere il fatto che finalmente fosse riuscito ad aprirsi con qualcuno. Mi sentivo in colpa, perchè pensavo di non essere all'altezza di sapere cosí tante informazioni sul suo conto, ma non ci detti tanta importanza, volevo solo godermi quei momenti che stavo trascorrendo in sua compagnia.
Non ci fu piú nessun riferimento al bacio, ma io non smisi un attimo di sorridere e di essere felice per quell'accaduto.
Forse era ció che desideravo e forse Tom mi piaceva davvero. No, non poteva essere... eppure, piú lo osservavo e piú mi sembrava di innamorarmene.
In lui, trovavo il senso di tutto quello che stavo cercando.

PICCOLO TULIPANO🔐❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora