CAPITOLO 16

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Il tempo scorreva, e io, sdraiato in quella stanza a fissare il soffitto che si faceva man mano piú buio, non me ne rendevo neanche conto.
Non sapevo se avrei dovuto dare retta a quel test fatto su internet o se avrei dovuto lasciar perdere. E se ero davvero gay? Se mi piacevano davvero i ragazzi?
Supponendo che lo fossi stato, mi preoccupavano maggiormente anche le reazioni dei miei amici o di mia madre. Mi chiedevo se l'avrebbero accettato o se non mi avrebbero piú rivolto la parola.
Era ingiusto.
"Ma non si puó amare e basta? Senza essere classificati in una determinata categoria di orientamento sessuale?" Pensavo.
Avevo letto tante volte romanzi d'amore, anche se non è un genere che mi appassionava parecchio, e ogni tanto mi ero immaginato come sarebbe stato il momento in cui avrei trovato finalmente una persona che vedevo in modo diverso dalla semplice amicizia, ma mai avevo previsto che si sarebbe trattato di un ragazzo.
Era inutile negarlo, non avevo bisogno di conferme: nonostante cercassi nella mia mente varie teorie e spiegazioni piú razionali tipo essere confuso o che stavo passando solo un brutto periodo, sapevo che in realtà mi ero innamorato.
Forse l'avevo sempre saputo, fin da quando ero piccolo, ma soltanto in quel momento ne stavo prendendo la piena consapevolezza, perchè non avevo idea di quale fosse il chiaro significato della parola "amore" fino a quando non è arrivato Tom a dimostrarmelo.
Era entrato nella mia vita e l'aveva migliorata, anche senza rendersene conto.
Mi sentivo strano.
Alla fine, decisi che era meglio non sprecare tutta la serata chiuso in quella camera e uscire almeno per dare segni di vita, cosí mi alzai e andai in bagno.
Appena uscii, intravidi Dakota in piedi sulla soglia d'ingresso, che stava ancora parlando con l'altro ragazzo. Alla fine, si alzó in punta di piedi, lo bació e lo salutó sorridendo per poi chiudere il portone.
"quello era... era il tuo ragazzo?" gli chiesi.
"oh ehm... sí..... mi dispiace" mi rispose arrossendo.
"Per cosa?"
"Non ti ha dato fastidio?"
"No, perché dovrebbe? Stai tranquillo"
"Oh, va bene allora"
"Dakota..." ero incerto se avessi dovuto proseguire oppure no, poi pensai che era meglio parlarne con qualcuno che avesse avuto piú esperienza di me e mi potesse dare consigli pratici.
"sí?" disse lui, per incitarmi ad andare avanti.
"posso parlarti un attimo?" gli domandai nervoso dondolandomi leggermente sui talloni e abbassando lo sguardo.
"ovvio"
"come...come.....hai capito di essere... gay? Anzi..... scusami.... se non vuoi rispondere non fa niente"
"immaginavo che fosse questa la domanda, ma non preoccuparti. Beh... a dire il vero non lo so, forse l'ho sempre saputo. All'inizio non lo accettavo, credevo di essere solo confuso, ho iniziato ad esserne piú consapevole appena l'anno scorso, quando io e il mio ragazzo ci siamo baciati ad una festa per la prima volta. Stavamo facendo un gioco, sai, tipo.... obbligo o verità. E mi era piaciuto. Con lui... mi sentivo strano, ma felice. Abbiamo iniziato a frequentarci e poi... poi ci siamo messi insieme"
Esattamente ció che stava succedendo a me.
"e gli altri... lo sanno? L'hanno accettato?"
"i miei coinquilini lo hanno scoperto da soli, non potevo continuare a mentirgli in eterno e l'hanno presa molto bene. Mio padre invece... mi ha sbattuto fuori di casa e... ehm... beh, per questo sono qui" mi racconta, facendosi triste in viso.
"oh... mi dispiace davvero molto"
"non importa, mi basta sapere che almeno mia madre mi vuole ancora bene. Con lei mi scrivo e mi vedo regolarmente, si assicura che qui sono apposto e a volte pranziamo insieme, quando non lavora"
"Sono contento per te, e..... che cosa ne pensi? Cioè..... di  comportamenti del genere"
"nel corso della mia vita, ho imparato che non c'è niente di sbagliato nell'amare qualcuno, è questo che mi spinge a essere me stesso, e se riesco ad essere me stesso, allora è ok, ormai ci rimango indifferente"
"tu sei felice con il tuo fidanzato?"
Annuí con la testa.
"sí, quando termineremo gli studi prenderemo una casa insieme" mi disse, sorridendo. Glielo si leggeva in faccia che era veramente felice all'idea di una vita insieme alla persona che amava. Avrei voluto solo che anche per me fosse lo stesso.
"perchè mi fai queste domande?" mi chiese poi, cogliendomi alla sprovvista.
"forse...." ero incerto se dirgli la verità o no, ma lui era stato sincero con me, mi aveva aiutato con le sue risposte e pensai che glielo dovevo.
"credo che mi piaccia un ragazzo" gli dissi tutto d'un fiato, chiudendo gli occhi e pentendomene subito dopo. Respirai profondamente e mi resi conto di essermi tolto un peso. L'avevo detto a qualcuno. Ne avevo parlato con qualcuno. Non era mai successo prima.
"mi fa piacere che tu me l'abbia detto" disse, poi sorrise.
"non lo sa nessuno, non so che cosa fare" gli confessai.
"non puoi continuare a scappare dai tuoi stessi pensieri, l'unico modo per farlo sarebbe morire, no?"
Con un cenno della testa gli dimostrai di essere d'accordo con quello che mi stava dicendo, anche se non compresi subito a che punto volesse arrivare.
"allora se sei felice con questo ragazzo, dovresti provarci ed essere te stesso, indipendentemente dagli altri. Non importa se sei etero, bisex o gay, sei sempre Isak, sei sempre tu. Non puoi andare avanti girandoci intorno, prenditi il tempo che ti serve e fai il tuo coming out"
Ci sapeva fare con le parole. La sola idea di dover confessare che mi piaceva un ragazzo mi terrorizzava, ma lui era riuscito a farla sembrare un po' meno spaventosa.
Aveva ragione, ero sempre io, il solito Isak di sempre, indipendentemente dal mio orientamento sessuale. Ci pensai un attimo, e poi decisi che quando mi sarei sentito veramente pronto, avrei fatto il mio coming out con tutti.
"grazie Dakota" gli dissi arrossendo. Mi imbarazzava un po' parlare di queste cose con una persona che conoscevo a malapena, ma nonostante ció, sapevo che era quella giusta in grado di darmi consigli utili. Aveva già fatto coming out e appena finita la scuola, sarebbe andato a convivere con il suo compagno.
"figurati, mangiamo qualcosa?"
"sí va bene"
Non era da me socializzare con qualcuno cosí in fretta, ma Dakota era davvero di buona compagnia, cosí mi fermai volentieri in cucina a mangiare un panino con lui.
Nei giorni successivi mi sarei scusato con Alice e Fred, poichè li avevo mollati di punto in bianco e me n'ero andato via senza fornirgli nessun tipo di spiegazione.
C'era peró, anche un altro problema: Tom.
Chissà se si ricordava ancora del nostro bacio. Che cosa significava? Perchè aveva preso l'iniziativa di fare una cosa del genere?
Avevo bisogno di rivederlo, non mi piaceva l'idea che se ne stava sempre in giro e non avevo molto tempo da passare con lui.
Desideravo solo... almeno una spiegazione, qualcosa che mi facesse capire se valeva la pena sperare che la nostra amicizia si trasformasse in qualcosa di piú.

PICCOLO TULIPANO🔐❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora