Era passato qualche giorno e io avevo fatto di tutto pur di restare accanto a George in un momento per lui cosí difficile. Gli era bastato veramente poco per iniziare a superare la delusione ricevuta da Lisa, la sua "quasi-ragazza", con cui stava uscendo giá da un po' e che aveva scoperto poi durante una cena che si sentiva contemporaneamente con un'altro.
Avevamo organizzato un pranzo tutti insieme, io, il mio migliore amico, Fred e Alice, per cercare di distrarlo un po'.
Ero imbarazzato, soprattutto perchè non avevo dato nessuna spiegazione riguardo alla mia eccessiva reazione l'ultima volta che li avevo visti. Me ne ero andato e mi sentivo un po' in colpa, ma sembravano perfettamente a loro agio e si comportavano come se non fosse successo niente, e questo mi fece sentire un pochino meglio.
Eravamo andati in un ristorante abbastanza piccolo e raccolto in una stradina non molto affollata vicino alla confraternita, e abbiamo mangiato tutti una pizza.
George si era sfogato per bene, e mi sembrava anche sollevato all'idea che almeno, aveva avuto la consapevolezza di quale fosse il tipo di ragazza con cui si stava frequentando. Alla fine, era meglio cosí.
Sono cose che capitano nella vita e non si possono cambiare.
"Non ne vale la pena, non sa che cosa si perde" disse Fred cercando di consolarlo, mentre si versava un'altro po' di Coca Cola nel suo bicchiere.
"lo so....."
"seriamente George, ne troverai un'altra, fidati" concordó Alice.
"Grazie ragazzi" rispose lui accennando un sorriso.
"figurati, siamo tuoi amici, siamo qui apposta"
E il pranzo proseguì cosí, tra chiacchere e risate, perchè alla fine, ritornammo a scherzare come al solito, prendendo in giro i professori e imitando gente che nessuno di noi sopportava. Era un metodo che funzionava sempre, anche quando non te la sentivi proprio e avevi per la testa altri pensieri a tormentarti.
Mi venne in mente che avevo ancora un coming out in sospeso, e che prima o poi dovevano saperlo anche Alice e Fred, ma non mi sembrava il momento piú adatto, quindi mi tranquillizzai e lasciai perdere.
Ogni volta che questo pensiero mi attraversava, il mio cuore batteva piú forte e iniziavo a farmi prendere dall'ansia. Come avrebbero reagito? Mi avrebbero accettato ugualmente?
Ero terrorizzato.
È ingiusto che gli etero non debbano avere questo tipo di problemi, e che amare qualcuno del proprio stesso sesso sia considerato ancora "strano".
Non si puó amare semplicemente qualcuno e basta? Senza preoccuparsi delle opinioni altrui?- Pensavo.
Pagammo il conto, e George ci ringrazió uno ad uno per il bellissimo pranzo fatto insieme, e noi lo abbracciammo.
Ero fortunato ad avere degli amici cosí. Erano pochi, certo, ma buoni, e questo bastava.
Lungo la via del ritorno, passai davanti alla lavanderia, e poco piú avanti, i miei occhi si illuminarono quando incontrarono quelli di Tom.
Se ne stava in piedi, con una mano in tasca e l'altra piegata verso il suo orecchio, e immaginai che forse stava parlando al telefono con qualcuno. Ogni volta che lo vedevo, mi tremavano le gambe, il battito del cuore accelerava e venivo riempito di una strana energia calda che mi faceva arrossire parecchio.
Mi avvicinai a lui, con le guance paonazze e non tanto velocemente, quando mi adocchió, mi sorrise e mi fece segno con la mano di aspettare un attimo e io annuii con la testa. Abbassai lo sguardo, e quando lo rialzai, Tom stava già salutando l'altra persona e successivamente riattaccó la chiamata.
"ciao principessa" disse posando le sue mani sui miei fianchi e dandomi un bacio in fronte. Mi stupiva la sua naturalezza e la sua spontaneità. Non aveva paura di ció che avrebbe potuto pensare la gente vedendo un ragazzo che ne baciava un'altro, a lui non importavano le opinioni degli altri, e avrei voluto tanto anche io ragionare nel suo stesso modo.
"ciao" dissi sorridendo timidamente.
"come mai sei da queste parti?"
"sono uscito con dei miei amici"
"anche con George, vero?"
"sí, perchè?"
"so che la sua tipa lo stava tradendo, poverino, quando ce l'ha raccontato mi sono sentito male per lui"
"oh, sí anche io. Non se lo meritava"
"già. Io sono fuori da stamattina e non l'ho ancora visto"
"sta meglio, credo"
"si riprenderà"
"tu che cosa fai?" gli domandai.
"sono appena andato a lasciare i miei vestiti di calcio alla lavanderia"
"ok"
"ora dovevo andare alla confraternita ma... visto che sei qui possiamo farci un giro insieme, no?"
Annuii con la testa.
"sei adorabile quando fai cosí" disse lasciandomi un lieve bacio in fronte.
ridacchiai e lui mi prese per mano, intrecciando le mie dita con le sue. Ero cosí emozionato che mi riusciva difficile trovare delle parole in grado di formare frasi di senso compiuto.
Iniziammo a camminare, uno affianco all'altro.
"ti ricordi il bosco?" mi chiese poi, mentre stavamo attraversando una strada quasi deserta.
"quello dove siamo andati alla festa?"
"sí, quello"
"certo che me lo ricordo"
Eccome se me lo ricordavo. É stato proprio in quell'occasione che ci siamo baciati per la prima volta. Uno dei momenti piú belli della mia esistenza.
"ti va se ci ritorniamo?"
"va bene"
Detto ció mi sorrise dolcemente e affrettammo il passo. In qualche modo, con lui mi sentivo bene, protetto, al sicuro.
Avete presente quando vi basta semplicemente stare accanto ad una persona, senza il bisogno di esprimersi a parole, e ringraziarla mentalmente per la sua esistenza?
Ecco, perchè questo mi succedeva quando ero in compagnia di Tom. Sentivo che non c'era bisogno di dettagli o precisazioni, in lui trovavo il senso di ogni cosa.
Nel suo sorriso, nei suoi occhi, nella sua voce e nei suoi modi di fare. Lui mi dava le risposte, senza nemmeno accorgersene, ma mi bastava guardarlo un attimo per avere le idee piú chiare.
Forse aveva qualche potere soprannaturale o conosceva dei modi segreti per rendermi davvero felice, non lo sapevo, ma desideravo che non finisse mai.
Avrei voluto stringergli ancora quella mano e non lasciarla piú, stringerlo fra le mie braccia e dirgli quanto lo amavo.
Arrivammo in una radura piena di alberi, circondata dal cielo grigio sovrastante e l'aria fredda dell'inverno.
Camminammo ancora per un po', in silenzio, uno accanto all'altro. Si udiva soltanto il rumore del vento che soffiava, il fruscio dei rami e i nostri passi sulle poche foglie posate al suolo.
"mi avevi spiazzato alla festa, sai?" gli dissi poi.
"mh? Perchè?" Mi domandó lui, curioso.
"Non me l'aspettavo. Non mi sembravi un tipo che preferisce posti del genere"
"l'apparenza inganna. Preferisco decisamente luoghi come questo, mi fanno sentire piú tranquillo senza rotture di palle intorno"
"hai ragione, alla fine abbiamo fatto bene a venire qui"
Tom si fermó all'improvviso, e mi lasció la mano. Temevo di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato, non volevo rovinare quel momento. Mi fermai anche io, e mi girai a guardarlo in attesa di una spiegazione, ma fu tutto talmente veloce che non ebbi abbastanza tempo per pensare a cosa c'era che non andava, perchè dopo appena qualche secondo, mi ritrovai le labbra del mio compagno posate dolcemente sulle mie, e di nuovo quel miscuglio di emozioni che non riuscivo a percepire singolarmente si impossessó di me.
Indietreggiai fino ad appoggiare la schiena alla grossa quercia di quel piccolo bosco magico, poi Tom mi prese una mano e la bloccó sopra la mia testa, incrociando le nostre dita. Con l'altra invece, continuava ad accarezzarmi, prima il petto, poi i fianchi e infine la schiena. Sentivo le guance diventarmi paonazze, e le gambe tremare, motivo per cui posai la mia mano libera sul retro del suo collo, come se dovessi sostenermi a qualcosa per evitare di cadere.
Non mi sembrava vero, ogni volta che mi baciava, il cuore sembrava volermi uscire dal petto e ci impiegavo sempre qualche secondo per realizzare che in effetti si trattava della realtà.
Cercai di tenere il passo, con le sue labbra che si muovevano a velocità costante, non troppo esagerata e abbastanza per assaporare ogni cosa di quell'attimo, poi inizió a stuzzicarmi un po' spostandosi sul collo, e lo sentivo mordere e succhiare la pelle allo stesso tempo, e stavolta, non mi preoccupai dei segni che avrebbe potuto lasciarmi, godendomi al massimo quel momento.
"sai Isak" inizió sorridendomi "quando siamo venuti al bosco durante la festa, ho pensato che forse avevo fatto tutto troppo di fretta" disse riferendosi sicuramente al nostro primo bacio.
"riguardo al bacio.... e.... a tutto il resto" disse poi confermando la mia teoria. Annuii con la testa per invitarlo a proseguire incapace di dire altro poichè ero troppo incantato a guardarlo, e notai che stava lievemente arrossendo sulle guance.
"alla fine mi sono ricreduto. Ho capito che ti amo, e lo rifarei mille altre volte"
Dopo quella frase, preso dall'emozione mi alzai in punta di piedi, afferrai il suo viso fra le mie mani, e lo baciai. Era inutile provare a parlare, tanto non ci riuscivo. Piuttosto mi feci prendere dall'istinto, il che era decisamente meglio, per mostrargli tutte le emozioni che mi tenevo dentro e non riuscivo ad esternare.
Tornato a casa, salutai mia madre sfoggiando uno dei sorrisi piú belli di cui ero capace, ma con lei, dovevo stare attento, se avesse notato segni particolari sul mio collo si sarebbe subito insospettita.
"sei parecchio di buon umore oggi" mi disse sorridendo mentre siatemava i fogli posati sul tavolo della cucina. In effetti non capitava spesso di vedermi cosí felice.
"ehm.... sí.... sono uscito con George" le risposi, cecando di sembrare il piú normale possibile.
"d'accordo, sono contenta"
Le sorrisi nuovamente e andai in camera mia al piano di sopra.
Ero molto stanco, mi dispiaceva lasciare Tom quando avrei voluto passare il resto della giornata con lui, ma doveva aiutare Dakota in alcune faccende per la confraternita e avevamo dovuto interrompere.... ehm.... le nostre "attività".
Mi buttai sul letto senza nemmeno accendere la luce, e accesi il telefono.
Notai subito la richiesta di un messaggio su instagram, da un profilo sconosciuto senza neanche un post. Immaginai che fossero le solite richieste di scambi di like o pubblicità, ma appena ci cliccai sopra per curiosare un po', mi si strinse lo stomaco in una spiacevole sensazione di nausea.
C'era una foto di me e Tom al bosco, scattata probabilmente appena mezz'ora prima, e sotto un messaggio di ricatto, in cui c'era scritto che se non rimediavo subito al mio errore, la foto sarebbe arrivata a mia madre e a tutti i miei conoscenti.
Ma di che errore stava parlando?
Mi veniva da piangere, non volevo crederci, proprio quando pensavo che per una volta tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Non c'erano indizi, foto o messaggi, sapevo solo che quella era una persona che probabilmente mi conosceva ed era capitata lí nel momento sbagliato. E ci aveva visti.
E avevo anche una vaga idea di chi potesse essere.
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PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...