Allora, che si fa oggi pomeriggio?" chiese Fred uscendo dal cancello della scuola, immerso fra la massa di studenti che si precipitava fuori dalle strutture dell'edificio.
"i compiti, Fred" gli ricordó Alice. Era un po' come se fosse la nostra seconda mamma. Era una ragazza carina, divertente, sincera, gentile e simpatica, anche se alcune volte diventava veramente noiosa, soprattutto quando gli venivano degli attacchi di nervosismo oppure quando ci ricordava i nostri doveri come i compiti. D'altronde, era una ragazza, e le ragazze sono creature cosí complicate che alle volte sarebbe meglio lasciar perdere, secondo me.
Alice, nonostante ció, era davvero un'ottima amica, e anche se non lo avevo mai dimostrato, le volevo molto bene.
"intendevo dopo" si giustificó Fred, ma lo sapevamo tutti che non inteva veramente dopo aver fatto i compiti visto che non li prendeva mai con la dovuta serietà, e ogni volta, riusciva sempre a cavarsela con ottimi risultati.
"boh, voi che cosa volete fare?" ci chiese, raccogliendo la nostra attenzione.
Io e George camminavamo appena dietro di loro, cercando di mantenere il passo e non disperderci fra le altre persone.
George stava ascoltando ed era partecipe alla conversazione, ma io.... io ero fisicamente presente, ma avevo la testa altrove. Con Jo non avevo sofferto cosí tanto, l'avevo lasciata, inizialmente me ne ero pentito ma alla fine la mia vita era andata avanti, senza risentirne o rifletterci troppo, ma con Tom era diverso.
Io sentivo di provare per lui sentimenti più forti, e anche se il nostro rapporto era stato solo una cosa temporanea, lui aveva occupato ormai parte del mio cuore e lasciarlo andare cosí, per colpa di qualche messaggio visualizzato e non risposto, mi faceva star male.
Non sapevo in quale altro modo contattarlo, e iniziai a pensare che forse non ero abbastanza. Non ero mai stato abbastanza, per nessuno.
"Isak.... Isak.... Isak!" i richiami di George mi riportarono alla realtà, e appena riuscii a focalizzare la situazione in cui mi trovavo, vidi le facce dei miei tre amici che mi fissavano e l'esterno della scuola.
"s-sí..... ehm..." cercai di balbettare qualcosa di senso compiuto, ma alla fine, fallii miseramente sentendomi in imbarazzo.
"a che cosa stavi pensando?" mi domandó Alice, preoccupata.
"niente, mi ero solo.... incantato" mentii "di che cosa stavamo parlando?"
Scrutai gli occhi di George puntati addosso, e sapevo che nella sua testa stava prendendo nota di ció che era appena accaduto. Lui sapeva che stavo male, ma aspettava solo che fossi io a parlargliene.
"ehm.... ok" mi disse lei non molto convinta.
"ho chiesto se potevamo farci un giro a pomeriggio" mi raccontó Fred.
"io non posso, mi sono ricordato di un impegno" disse il mio migliore amico.
"un attimo fa hai detto che eri libero!"
"scusa amico, ma non posso farci niente. Esco con Lisa"
"che palle, divertiti allora. Almeno tu Isak, puoi?"
Silenzio. Sentivo un nodo in gola, come se volessi piangere, vomitare o urlare, non lo sapevo nemmeno io, c'era qualcosa che me lo impediva e tutto si accumulava dentro, in un ammasso di emozioni che si ingrandiva sempre di piú fino a strozzarmi.
"io..... scusate, non posso"
"nemmeno tu?"
"devo andare" dissi freddamente, sistemandomi lo zaino in spalla e allontanandomi da loro piú velocemente che riuscii, anche se le mie gambe non avevano intenzione di collaborare trascinandosi a vicenda.
Percepivo i loro sguardi su di me, e ció mi fece venire ancora piú voglia di diventare invisibile, ma non smisi un attimo di pensare a tutti i miei problemi avuti recentemente e non ci feci particolarmente caso.
Mi sembrava di sentire quasi le voci urlarmi dietro, e ripetermi che ero una persona orribile. Era un pensiero insopportabile, ma probabilmente vero. Era cosí stupido andare in crisi per una persona sola. Un motivo cosí sciocco, ma faceva male e io non sapevo come reagire.
Camminai per un po' senza una meta precisa con lo zaino ancora sulle spalle, non volevo andare a casa, ma nemmeno passare tutto il mio pomeriggio a vagare senza motivo.
Mi sedetti su una panchina al parco, quello che frequentavo sempre dove venivo ogni tanto per passare il tempo insieme ai miei migliori amici. Quelli da cui ero appena andato via senza dargli una spiegazione plausibile.
Avrei voluto scappare anche dai miei stessi pensieri, solo per ritrovare un po' di pace, ma sarebbe stato impossibile.
Non si puó scappare dai propri pensieri, l'unico modo per farlo è morire.
Me ne restai lí per un po' in silenzio a guardarmi le converse che avevo decorato con piccoli disegni insignificanti durante la noiosissima ora di storia, e non feci assolutamente niente. Un bambino venne correndo nella mia direzione, probabilmente per giocare un po', ma dovevo essere davvero pallido e poco presentabile visto che appena si accorse di me, mi guardó e scappó via. In effetti ero stanco, ma non avevo intenzione di riposarmi o prendermi una pausa, semplicemente volevo ritrovare un po' di pace per calmare tutte quelle emozioni che si erano accomulate dentro di me in quel periodo, e il silenzio della parte più isolata del parco, dove c'erano solo alti alberi che lasciavano tranquillamente immaginare di essere in un bosco sperduto e un paio di tavoli da pic nic in legno, era il luogo adatto.
"Ti ho cercato dappertutto cazzo" disse una voce alla mia sinistra.
Sussultai quando mi girai e vidi George con il fiatone, probabilmente aveva corso, e affaticato si sedette accanto a me.
Non gli dissi nulla, e lui rimase in silenzio per qualche secondo per riprendere fiato.
Mi aveva spiazzato il suo arrivo, ma anche se non l'avevo dimostrato, gliene ero grato.
Anche in quella situazione, non mi aveva lasciato solo, ma non avevo la piú pallida idea del perchè fosse venuto a cercarmi lasciando soli Alice e Fred.
Eravamo solo noi, seduti su quella panchina in mezzo agli alberi in compagnia del rumore del fruscio delle foglie e del vento che soffiava tra i rami.
"non dovevi venire per forza" gli dissi poi, senza staccare lo sguardo dal suolo.
"non importa, l'ho fatto comunque"
"ma non eri impegnato con Lisa?"
"ho rimandato a stasera"
"oh.... ehm.... va bene"
Mi sentivo in colpa. A causa mia George aveva dovuto rimandare l'appuntamento con la ragazza che stava frequentando.
"Isak.... io.... volevo parlarti di una cosa" mi spiegó, guardandomi e abbassando il tono di voce rendendolo piú serio e facendolo sembrare anche preoccupato. Era venuto fin lí per dirmi qualcosa di importante, cosí io mi decisi ad alzare la testa e girarla nella sua direzione, pronto ad ascoltarlo.
"s-sí.... dimmi"
Ero preoccupato per ció che aveva di cui parlarmi, e con voce tremolante, lo incitai a continuare. Speravo peró, che l'ansia che stava invadendo il mio corpo in quel momento non si notasse.
"Beh.... allora....."
Doveva essere qualcosa di davvero importante, perchè non era da George fermarsi prima di proseguire alla ricerca delle parole piú adatte da usare, e ció non fece altro che aumentare la mia agitazione, ma coprii meglio con il giubbotto e feci finta di niente.
"in questi giorni.... ho notato che sei.... cambiato, ecco. Non in senso negativo, sei il solito Isak di sempre, ma sembra che ci sia un pensiero a tormentarti"
"George io-" cercai di dire qualcosa per fermarlo, anche se lui mi interruppe e continuó con la sua spiegazione, e io capii che era troppo tardi per girarci ancora intorno.
"aspetta un attimo. Io so che non vuoi parlarne, ma se non me lo dici io non so come aiutarti. Vederti cosí mi fa star male"
Non avevo mai sentito George parlarmi in questo modo, cosí dolcemente, cosí intensamente.
Sapevo che da migliore amico ci sarebbe sempre stato per me, e io per lui, ma sentirmelo dire esplicitamente, parola dopo parola, mi fece sentire... meglio.
Pensai un attimo.
Non potevo continuare a tenermi dentro cose che prima o poi avrei dovuto dirgli.
Stavo seriamente prendendo in considerazione l'idea di fare coming out. Lí, senza preavviso, senza essermi preparato psicologicamente, senza aver programmato la conversazione nella mia testa nei minimi dettagli, senza come, senza quando, senza riflettere sulle sue possibili reazioni, senza essermi portato dietro una busta di plastica per vomitarci dentro a causa dell'ansia. Stavo prendendo in considerazione l'idea di confessargli tutto, senza aver progettato niente di niente.
Probabilmente sarei morto dalla vergogna, ma quasi quasi...
"come sta Tom?"
Gli domandai, cogliendolo alla sprovvista.
Lo vidi spalancare gli occhi e contorcere le labbra in una strana smorfia di incredulità, come se fosse confuso. E lo capivo, insomma, lui non poteva neanche lontanamente immaginare che la causa del mio cambiamento era stata proprio Tom, ma piano piano, gliel'avrei detto. Doveva solo pazientare un po'.
"ehm.... bene, perchè?"
Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, scommetto che se avesse potuto mi sarebbe esploso saltando fuori dal petto. Dovevo darmi una calmata o sarei morto per davvero.
"Sai dove posso incontrarlo?"
"che domanda è?"
"rispondimi, per favore"
"Isak, cosa c'entra questo?"
"Se mi rispondi..... io....."
"Vengo qui a chiederti di parlarmi dei tuoi problemi e tu mi fai domande su Tom? Ma che problemi hai?!" mi disse irritato.
"George, per favore...." dissi cercando di calmarlo.
"Io voglio fare qualcosa per te, ma se non collabori non andiamo da nessuna parte" Mi disse abbassando leggermente il suo tono di voce.
Ci fu qualche minuto di silenzio imbarazzante,e io non dissi piú nulla. Non sapevo come reagire, il mio migliore amico aveva ragione, e probabilmente sarei dovuto andare dritto al punto, senza troppi giri di domande.
Feci un bel respiro, e poi cercai di parlare.
"George" lo richiamai, catturando la sua attenzione. Lui non si scompose, rimase comodamente seduto e si giró degnandomi di uno sguardo. Io invece rimasi a fissarmi le scarpe, poichè non riuscivo a guardarlo in faccia mentre gli confessavo il segreto probabilmente piú importante della mia esistenza fino a quel momento.
"sí?" mi disse lui per incitarmi a continuare.
"mi odieresti mai?"
Un'altra domanda apparentemente senza senso. Lo sentii sospirare, ma alla fine si limitó semplicemente a rispondermi.
"assolutamente no, Isak"
"nemmeno se litighiamo?"
"abbiamo già litigato qualche volta, e mi ha dato fastidio, ma non sono mai finito per odiarti"
"nemmeno se ti insulto?"
"no"
"nemmeno se ti prenderó in giro?"
"mh... probabilmente no"
"nemmeno se ti trascuro?"
"no"
"e se ci metto troppo a confessarti un segreto?"
"no. Tanto lo sai già che quando vuoi, quando ti sentirai pronto, me lo potrai dire. Devi chiedermi altro?"
"sí"
"vai allora"
"mi odieresti se ti dicessi che...."
Dentro al mio corpo si fece strada una sensazione di nausea insopportabile. Lo stavo davvero facendo. Non volevo crederci.
"che.... che mi piace una persona?"
"no"
"e se...."
sospirai e chiusi gli occhi per un attimo. Quanto poteva essere difficile svelare un segreto? Erano solo delle inutili parole pronunciate da una bocca, potevo farcela.
"se.... questa persona non fosse.... una ragazza? Mi odieresti?"
Vidi le sue pupille dilatarsi per lo stupore. Si sporse in avanti, e mi guardó per bene dalla testa ai piedi, come se non mi riconoscesse piú.
"no, non ti odio e non ti odieró mai. Da piccoli ci siamo promessi che saremmo rimasti migliori amici per sempre, ti ricordi?"
Eccome se mi ricordavo.
"e cosí sarà. Fino alla fine. Non mi importa se sei gay, bisex o pansessuale, per me sei sempre il solito Isak di sempre"
Gli sorrisi e arrossii timidamente. Non me l'aspettavo una risposta simile, mi aveva sorpreso.
George sorrise a sua volta, poi mi abbracció. Un gesto inaspettato, che valeva piú di mille parole, per dimostrarmi che lui mi accettava ugualmente, indipendentemente dalle mie preferenze amorose.
Mi sentivo bene, come se mi fossi tolto un gran peso dal cuore, e, anche se dovevo confessarlo ancora a Fred, Alice e mia madre, di cui temevo la reazione piú di tutti, il mio migliore amico era già un inizio, un passo avanti.
"grazie" gli dissi, guardandolo negli occhi.
"sono felice che tu me l'abbia detto"
"devo ancora dirlo a Fred e Alice..... oh.... c'è anche mia madre....."
"prenditi il tempo che ti serve, pensaci per bene e alla fine diglielo. Fidati, ti accetteranno tutti come ho fatto io"
Sembravano sincere le sue parole, e non buttate lí a caso solo per non farmi star male. Probabilmente aveva ragione, ma io non lo sapevo ancora e avrei dovuto vedere il momento adatto.
"allora, questa persona che ti piace...." inizió staccandosi da me.
"è veramente Tom?" mi chiese sorridendomi maliziosamente.
"beh.... ehm.... è.... è lui" gli dissi, desiderando ardentemente di sprofondare dalla vergogna.
"avevo intuito che c'era qualcosa tra di voi, ma non avrei mai immaginato che saresti arrivato al punto di dirmelo"
"tu lo sapevi?" gli chiesi stupito. Di notava davvero cosí tanto?
"certo che no. Ma guardando Tom avevo capito che tra di voi ci fosse un'amicizia davvero speciale. Dovevi vederlo, quando ti nominava, gli sorridevano gli occhi"
Gli sorridevano gli occhi.
Avrei soltanto voluto che fosse vero, visto che non si degnava nemmeno di rispondermi ai messaggi.
"Domani alle sette vai ai campi da calcio, lui ha gli allenamenti lí. Per quell'ora dovrebbe aver finito, se vuoi vederlo passa da quelle parti"
"io...."
Non volevo raccontargli anche della faccenda dei messaggi. Per oggi avevo fatto giá abbastanza.
"ci proveró" dissi infine.
Passammo il resto del pomeriggio a parlare, ridere e scherzare, come ai vecchi tempi, e io mi sentivo piú sollevato. Parlare con George faceva veramente i miracoli.
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PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...