Ci pensai piuttosto a lungo, a dire il vero.
E non ignorai completamente Tom per poter riflettere senza distrazioni, dato che controllavo il telefono ogni dieci minuti per vedere se mi scriveva qualcos'altro. Era stato per un po' di tempo a mandarmi messaggi chiedendomi se mi fosse successo qualcosa oppure perchè non gli rispondevo, ma ero ancora troppo indeciso per dargli una spiegazione immediata. Alla fine non mi ricordai neanche il motivo per cui mi sentivo cosí dannatamente sbagliato, in fondo non avevo mai dato ascolto a ció che mi diceva Jo, ma dalla nostra ultima dicussione ci ero rimasto abbastanza sconvolto. Era tutto cosí nuovo e ammetto di esser stato anche spaventato. Forse lo avevo sempre saputo, avevo percepito che in me c'era qualcosa di differente rispetto agli altri, fin da quando ero bambino, ma non ci diedi molto peso, anche se adesso, non facevo altro che pensarci, non comprendendone il motivo.
Mentre ero perso a fissare il buio soffitto di camera mia come ormai era diventata abitudine, riuscii a convincermi sempre di piú che sarei diventato pazzo continuando a convivere con i miei stessi pensieri.
Avevo bisogno di aprirmi, rompere quel guscio in cui mi ero chiuso nel corso della mia vita e confrontarmi con qualcuno che potesse darmi una risposta, visto che non riuscivo a gestire da solo tutti questi dubbi andando letteralmente in crisi.
Purtroppo non si puó scappare dai propri pensieri, l'unico modo per farlo sarebbe morire.
Riguardai per l'ennesima volta lo schermo del cellulare sulla chat di Tom, e quasi quasi mi sentii dispiaciuto per lui. Non potevo lasciarlo cosí, cercare di dimenticarlo senza dirgli nulla, meritava di sapere cosa passasse per la mia testa e forse sarebbe stato in grado di comprendere.
Mi mancava, e volevo rivederlo, soltanto un'ultima volta.
Non gli mandai un messaggio, volevo parlargli di persona, cosí feci un sospiro, mi alzai, indossai un paio dei miei soliti jeans neri e una felpa, pettinai i capelli e andai al piano di sotto.
Mia mamma era in salotto seduta sul divano a leggere un libro. Mi mancava vederla cosí, finalmente rilassata e non indaffarata a riordinare un mucchio di moduli inutili, era bello, mi trasmetteva tranquillità.
"oh, Isak" disse notandomi fermo sulla soglia della porta "mi sono presa una piccola pausa, ho deciso di fare la lavatrice domani e stasera prenderemo delle pizze d'asporto, per te va bene?"
"sí, certo" le risposi. Non mi andava di mangiare un'altra volta pizza, ma per un'altra sera avrei potuto resistere.
"hai già finito di studiare?"
"ehm.... s-sí" Mentii sperando di non insospettirla troppo "non c'erano molti compiti" continuai, per rendere il tutto un po' piú credibile.
"ok, menomale. E adesso dove vai?"
"faccio un salto da George, devo restituirgli una cosa"
Da un lato era vero, stavo facendo un salto alla confraternita, dove abitava George, solo che non stavo andando lí per lui e non dovevo restituirgli niente.
"va bene, non tornare tardi, intesi?" disse squadrandomi dalla testa ai piedi con i suoi occhi svegli dietro le lenti degli occhiali.
"sí, tranquilla, ci vediamo dopo"
"a dopo" Mi salutó, concentrandosi nuovamente sul libro.
Io chiusi a chiave il portone, e presi a camminare verso la confraternita.
Il cuore inizió a battermi piú velocemente nel petto, e cominciai a tremare. L'ansia si faceva sentire, cosí mi strinsi ancora di piú nella mia giacca, nella speranza di riscaldarmi un po' e darmi una calmata.
Nella mia testa pensavo alle cose che avrei dovuto dirgli, cercando di sistemarle nei minimi particolari per non balbettare come un deficiente come purtroppo mi capitava spesso, ma non sapevo esattamente i motivi per cui ero confuso, quindi mi trovavo leggermente impreparato.
Arrivai davanti al portone, e sospirando, mi decisi a bussare.
Mi aprí George, sorridendomi. Stava superando la sua situazione con Lisa, e la cosa mi faceva piacere. Almeno lui se la meritava un po' di felicità.
"ciao, non mi avevi detto che venivi"
"s-sí.... scusa, vi disturbo? Avrei dovuto avvisarti...." Abbassai lo sguardo imbarazzato, e iniziai a sentirmi a disagio. Ero cosí preso a formulare pensieri che non avevo neanche minimamente previsto che potessi essere di troppo fastidio.
"Non ti preoccupare, puoi venire quando vuoi, avevi bisogno di qualcosa?"
"No.... cioè..... sí. Vorrei parlare con Tom, se è a casa"
"sí, penso che sia in-"
"Ciao Isak" disse una voce dietro le spalle del mio migliore amico, e alzando il capo, notai che si trattava proprio di Tom.
Era bellissimo come al solito, e piú mi guardava, piú io me ne innamoravo. Ero contento di rivederlo, e solo in quell'attimo mi resi conto di quanto mi fosse mancato.
Sembrava essere appena arrivato, perció pensai che prima di avvicinarsi a noi era nella sua stanza. Si mise accanto a George, e lo vidi accennare un sorriso.
"C-ciao" dissi arrossendo.
"Beh, eccolo"
"Mi stavi cercando?"
annuii con la testa.
"sí, deve parlarti"
"d'accordo" disse in tono calmo "andiamo nella mia stanza allora"
"ok, ehm.... io vado in cucina" Disse per poi lasciarci soli.
Tom mi prese delicatamente per il polso, e mi trascinó nella sua stanza. Mi dispiaceva per George, lasciarlo solo senza nemmeno spiegargli il perchè, ma prima o poi avrebbe saputo tutto, dovevo semplicemente chiarirmi le idee.
Tremavo e sentivo che le gambe non mi reggevano, percepivo le guance accaldarsi sempre di piú, soprattutto quando il mio compagno chiuse la porta a chiave, e il cuore che mi balzava in gola.
"ho chiuso cosí non ci rompe nessuno" disse venendo verso la mia direzione. Ero rimasto fermo, immobile, di fronte alla parete con le sue foto da piccolo incapace di muovermi.
"ok" dissi semplicemente.
"perchè non hai risposto ai miei messaggi?"
Il mio stomaco fece una capriola all'indietro, e i sensi di colpa iniziarono a divorarmi. Ma mi aspettavo che questo discorso sarebbe saltato fuori.
"Io.... non sapevo cosa dirti....."
"Non sapevi cosa dirmi?" ripetè lui incredulo.
"io..... dovevo parlarti di persona....." riuscii a dire.
"va bene, tranquillo" disse avvicinandosi piano piano a me, forse troppo, e mettendomi le mani sui fianchi. Era un gesto che faceva sempre prima di baciarmi, e metteva in risalto il fatto che lui fosse piú alto di me, ma ci ero abituato. Le sue mani sul mio corpo, mi davano sicurezza e protezione, lo trovavo piacevole.
"di che cosa vuoi parlare?" mi domandó calmo. Non era arrabbiato con me per i messaggi visualizzati e non risposti, ma era pronto ad ascoltarmi.
"Io.... ho pensato molto alla discussione con Jo"
"oh...."
"Ho paura che il nostro rapporto sia sbagliato. Insomma.... non so nemmeno come dirlo a mia madre..... "
"Non dare retta a quello che ha detto lei, non ha fatto altro che sparare stronzate, alla fine si è pure arrabbiata"
"Io..... io....."
Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Mi sentivo un mostro, e non sapevo neanche il perchè. Rimasi per qualche secondo in silenzio, indeciso su cosa dire, quando ad un certo punto, Tom mi mise due dita sotto al menti e lo alzó, costringendomi ad incrociare il mio sguardo con il suo.
I suoi occhi. I suoi bellissimi occhi, rimarrei ore intere a guardarli.
"sei confuso, vero?"
"Non proprio..... io..... io....." sospirai "mi piaci tanto, mi piace tutto di te, sei l'unica persona che è entrata nel mio schifo di vita ed è riuscita a migliorarla completamente, ma..... non so nemmeno come spiegarmi" dissi, con una leggera lacrima che mi rigava il viso.
Ero imbarazzante cazzo. Non ero nemmeno riuscito a spiegarmi per bene.
"Ti ricordi la storia del diario? Quella che ti ho raccontanto al bosco?" Mi chiese poi, asciugando la goccia d'acqua sul mio viso passandoci sopra il suo pollice.
Annuii con la testa.
"Sí, quello della bambina. Mi ricordo" Risposi, ancora deluso da me stesso ma curioso di sapere dove aveva intenzione di andare a parare.
"in relaltà non ho scritto il nome di una bambina, ma di un bambino. Per questo gli altri mi prendevano in giro"
Quell'affermazione mi aveva sconvolto, anche se in un certo senso mi sentivo sollevato.
"Ma.... ma...."
"Ho sempre saputo di non provare attrazione verso le ragazze, ma l'ho scoperto in seguito, l'ho accettato, e poi sei arrivato tu...."
"L'hai accettato subito?"
"No, mi ci è voluto del tempo, credevo che fosse sbagliato, una cosa poco normale. Ma poi, ne ho parlato con Dakota. Non gli ho detto chiaramente che le informazioni che mi dava erano per me, ma mi ha aiutato. Ho solo dovuto capire che l'amore è amore, non è una cosa che puó essere controllata con delle regole"
"ehm...."
"Ti innamori e basta, succede" mi spiegó alzando le spalle, come se fosse ovvio.
In effetti era stato un po' stupido andare nel panico per un pregiudizio detto da Jo, una delle persone che avrei voluto dimenticare.
"Quindi.... credi che non sia sbagliato?"
"Certo che no. Se è amore non è sbagliato, se è sbagliato non è amore"
"Oh.... g-grazie" dissi arrossendo ancora di piú. Mi ero anche scordato di quanto mi piacesse parlare con Tom, lui era diventato veramente tutto.
"allora" continuó "come te ne sei accorto?"
"io..... prima stavo con.... con una ragazza...." gli spiegai, incerto se raccontargli della mia relazione con Jo. Ma in fondo lui si era già confidato con me, e mi sembrava giusto farlo anche io. Tanto prima o poi, sarebbe venuto a saperlo comunque.
"stavo con Jo..... e.... mi sono accorto che lei non mi piaceva. Sí... cioè, mi piaceva, ma solo come un'amica. Non provavo attrazione, nè per lei, ne per tutte le ragazze di cui parlavano i miei amici. Mi sentivo..... diverso"
"oh.... quindi tu e Jo stavate insieme?" mi chiese per un'ulteriore conferma, e in quell'istante, mi rimproverai di non averglielo detto prima.
"s-sí"
"perchè non me l'hai detto?"
"Non sapevo come avresti reagito..... era una cosa che volevo dimenticare.... lei è cambiata e..... ogni volta che ne parlavo mi venivano in mente tutti i suoi insulti, compresi quelli della scorsa litigata"
Il cuore mi batteva a mille, e temevo la sua reazione.
"Sei stato tu a lasciarla?"
annuii con la testa. "Mi dispiace per lei, ma avevo altri interessi per una relazione.... io..... non ci capivo niente, e Jo non ha fatto altro che peggiorare la situazione"
"va bene, non importa. Anche a me è successo.... quando ho iniziato a scoprirlo"
"Io..... non so come dirlo, come accettarlo..... non so da dove iniziare"
"fidati di me. Se il problema è il coming out, lo affronteremo insieme"
Gli accennai timidamente un sorriso, e lui mi guardó, come se fossi davvero la sua piccola principessa.
Arrossii, e abbassai nuovamente lo sguardo.
"sei bellissimo quando sorridi" Mi disse, per poi lasciarmi un dolce bacio sulle labbra, ma non si limitó soltanto a quello.
Mi prese in braccio, e continuó a lasciarmi umidi baci a stampo, poi mi posó delicatamente sul letto, mi fece aprire le gambe per posizionarsi nel mezzo e continuó la sua opera, procedendo sul collo succhiando e mordendo la mia pelle.
Averlo cosí, sdraiato su di me, era una cosa dannatamente eccitante.
Mise le mani sotto la mia maglia, riempiendomi di piccoli brividi, ed io cercavo di portarlo il piú possibile verso di me.
Si stava spingendo oltre, forse troppo, toccandomi la gamba, prima il ginocchio e poi la coscia, provocandomi la pelle d'oca.
Lo sentivo, percepivo il suo calore, il suo corpo, i suoi respiri, e lo volevo sempre di più, lo desideravo, non ne avrei mai avuto abbastanza.
Mi sentii avvampare da una strana energia calda quando inizió a salire piú su con la mano, e sussultai quando lo sentii avvicinarsi al mio membro.
"mh T-Tom!" gemetti, mordendomi il labbro inferiore e stringendomi di piú a lui, nella speranza di non farmi sentire da nessuno.
Non nego che mi sarebbe piaciuto, ma forse non era il momento adatto, soprattutto con altre persone presenti nello stesso edifico che avrebbero potuto tranquillamente sentirci. Cercai di trattenermi e di divincolarmi leggermente dalla sua presa, impedendogli di aggravare le cose.
"qui qualcuno si stava eccitando" disse guardandomi maliziosamente, spostandosi dal mio petto. Questo era il suo lato da "bad boy". Ogni tanto mi provocava, e gli piaceva vedere che riuscivo a stento a resistergli. Lo rendeva soddisfatto di sè.
"potevi anche evitare di toccarmi la gamba in quel modo, poteva sentirci qualcuno" dissi, cercando di sembrare serio ma accennando comunque un lieve sorriso.
"d'accordo, allora la prossima volta ti tocco direttamente qualcos'altro, va bene?" disse, mangiandomi con lo sguardo.
"sí..... NO....CIOÈ..... CHE DOMANDE FAI?!" dissi arrossendo terribilmente una volta colto il doppio senso.
Ridacchió dandomi un bacio in fronte.
"sei adorabile" mi sussurró in un orecchio.
"lo so" risposi dandogli un bacio a stampo.
"parlando di cose serie: gli altri stanno organizzando una festa, ma non so quando sarà esattamente"
"sí, George ne ha parlato...."
"ti va di venirci?"
"io.... lo sai che non mi piacciono le feste...."
"facciamo qualcos'altro" disse disse accarezzandomi nuovamente la gamba, dando chiari segnali di quali erano le sue intenzioni.
"sei un pervertito" Gli risposi dandogli una leggera gomitata sul braccio.
"non è vero"
Gli lanciai un'occhiataccia.
"forse un po'...." disse sorridendomi "facciamo cosí. Scegli tu, possiamo uscire, guardare un film, qualsiasi cosa. Ti assicuro che non ci sarà nessuna Jo a romperci le palle"
A quel punto gli sorrisi.
"e che potremo stare solo noi. Per favore" disse, facendo gli occhioni dolci e prendendomi la mano.
Sospirai.
Volevo stare con Tom? Sí.
Mi era mancato? Sí.
Avrei voluto passare un'altra serata con lui? Sí.
"D'accordo, se me lo chiedi cosí...." esitai un attimo, ma alla fine acconsentii. Non potevo rifiutarlo, anche perchè sapevo che non lo volevo, e lo avrei rimpianto sicuramente in futuro.
"ok principessa"
Arrossivo ogni volta che mi chiamava cosí.
"Non vedo l'ora" disse baciandomi sulla fronte.
Al mondo esistono due tipi di persone: chi si crede speciale, e chi lo è per davvero.
E Tom lo era per davvero.
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PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...