Forse era meglio quando ero invisibile per tutti. Quando non ero importante per nessuno, passavo i miei pomeriggi in casa oppure uscendo ogni tanto con i miei pochi amici fidati. Quando passavo ore intere chiuso nel bagno di casa mia a piangere e a prendere varie pastiglie per calmare le mie ansie, forse era meglio quando ignoravo Jo, nonostante i suoi insulti.
Mi sentivo cosí sbagliato e confuso, la discussione alla confraternita mi aveva fatto davvero riflettere.
Non è normale vedere due maschi che si tengono per mano, baciarsi e dimostrarsi un affetto che va oltre l'amicizia. Nei film si vedono sempre le storie di una principessa che viene salvata da un principe e alla fine "vissero tutti felici e contenti", nei libri si leggono spesso vicende della classica ragazza timida che si innamora del bad boy di turno, quello figo che tutte desiderano e che farebbero ogni cosa pur di avere un'uscita con lui, nella famiglia di una ragazza le domandano sempre quando si troverà mai un fidanzato, nei maschi invece una fidanzata, ma nessuno tiene in considerazione le altre preferenze sessuali, perchè sono considerate strane. Non è normale. Jo aveva addirittura minacciato Tom di farlo guarire da questa "malattia", e se non fosse stato per me, lui non avrebbe avuto questo genere di problemi. Era stata tutta colpa mia, avevo fatto l'errore di innamorarmi della persona sbagliata, e l'idea che dovevo porre fine a ció, l'idea di dover dire "basta" per evitare ulteriori complicazioni, mi faceva piangere il cuore.
Non ora che avevo trovato qualcuno che mi facesse sentire speciale.
Non ora che finalmente passavo le mie notti a fare sogni tranquilli.
Non ora che ero veramente felice.
Ma d'altronde, non si puó avere tutto dalla vita.
Ottieni qualcosa, ne sei contento, ma alla fine se ne andrà via per sempre, e tu non puoi farci proprio nulla.
È come se tutto fosse legato a dei fili, si intrecciano, si annodano, ma prima o poi si scioglieranno, si allenteranno, e alla fine si separeranno. È il corso della vita,non puó essere cambiato, niente dura in eterno, e io questo avrei dovuto aspettarmelo.
Camminavo lungo le scale per uscire dalla scuola a fine lezioni, finalmente concluse. Avevo avuto matematica, una delle materie piú brutte che potessi avere, poi inglese, con quella rompipalle della prof che si arrabbiava se sbagliavi anche solo una minima parte della pronuncia, e infine storia, noiosissima come al solito. Un'altra giornata come tante, in mezzo alla gente, costringendoti ad indossare la tua maschera migliore per dare una buona impressione agli altri, perchè sono dannatemente superficiali da soffermarsi all'apparenza, ma poi a nessuno interessa davvero quello che ti tieni nascosto dentro.
Trascorrere il mio tempo con tutte queste persone mi faceva pensare ad una cosa:
Non importa quanto tu possa essere speciale per qualcuno, sarai sempre rimpiazzabile. Lo siamo tutti, nessuno è unico, e anche Tom sarebbe riuscito ad andare avanti senza di me, magari trovando una bella ragazza da tenere al suo fianco per il resto della sua esistenza, ma sicuramente non io.
Arrivai davanti al cancello dell'uscita, dove rividi le facce di tutti i miei compagni di scuola, le facce di quelli falsi, di quelli che ti cercavano solo nel momento del bisogno, degli sportivi, quelli belli con tantissimi amici, delle ragazze perfette e di quelle un po' più timide che nessuno calcolava mai, degli esclusi, e di tutte quelle categorie in cui la società ci aveva divisi. Poi c'era il mio gruppo, posizionato dietro il muretto e composto soltando dagli amici che ritenevo piú fidati. Andai nella loro direzione, e venni immadiatamente accolto da George, che fumava ancora un'altra sigaretta nel tentativo di rendere i suoi problemi un po' meno pesanti, poi Alice e Fred, con cui ultimamente non parlavo tanto. Mi dispiaceva, li avevo tenuti all'oscuro di tutto ció che mi stava capitando in quel periodo, ma prima o poi, sarei riuscito ad uscirne, e avrei sistemato tutto.
"che fine hai fatto? Non ti ho piú visto in classe" dissi al mio migliore amico.
"oh scusa, dovevo fare un salto in bagno prima di uscire" mi rispose lui.
"d'accordo. Voi.... ehm.... come state?" dissi cercando un modo per fare conversazione.
"io e Alice dobbiamo dirvi una cosa importante" mi rispose Fred, rivolgendosi anche a George sorridendo.
"cosa?" chiese George lanciando la sigaretta finita nel cestino dietro di lui facendo canestro.
"beh, dato che voi in questo periodo avete iniziato a lasciarci molto tempo da trascorrere da soli, abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio" inizió lui.
"s-scusate.... non volevamo..... è stato solo un errore...." dissi cercando di farmi perdonare. Ero perfettamente consapevole del fatto che li avessi esclusi in parte dalla mia vita, ma non era mia intenzione.
Mi capitava a volte di fare cose sbagliate spontaneamente, non me ne accorgevo, e far del male a qualcuno a cui tenevo mi riusciva piuttosto bene.
"non fa niente, è tutto ok" mi rassicuró Alice, e io accennai un lieve sorriso per risponderle.
"e niente, ci siamo messi insieme" disse alla fine Fred, stupendo me e George.
Alzammo la testa e sorridemmo contenti, perchè nonostante il nostro comportamento, erano riusciti a trarre qualcosa di positivo fidanzandosi. Li avevo sempre visti come una possibile coppia, ma sentirlo dire cosí apertamente mi rese veramente felice per loro. Avrei voluto solo esserlo anche io, con la persona che amavo, senza paure.
"congratulazioni ragazzi!" disse George abbracciando amichevolmente il mio amico.
"cioè, è stupendo!"
"grazie George, ma non è successo niente di che" disse Alice stringendosi di più al suo nuovo fidanzato e arrossendo.
"siamo contenti per voi" dissi io sorridendo.
"grazie amici" disse Fred "per inaugurare la cosa possiamo andare a mangiare qualcosa fuori"
"adesso?" domandai.
"sí, alla pizzeria qua vicino"
"d'accordo, non ho voglia di tornare alla confraternita e pranzare con quei rompipalle dei miei coinquilini"
Ridacchiai leggermente. Era buffo il modo in cui George si lamentava dei suoi coinquilini, sembrava un misto fra una mamma disperata che stava dietro 24 ore su 24 ai suoi figli e una persona ormai rassegnata.
"d'accordo...." dissi, cercando di sembrare il piú contento possibile. Non ero dell'umore adatto, ma non potevo di certo rifiutare in un momento cosí allegro come quello, non volevo rovinare l'atmosfera con il mio carattere freddo che acquisivo quando qualcosa non andava.
Andammo in una pizzeria che aveva riaperto da poco dal suo periodo di ristrutturazione, e George inizió ad introdurci il discorso di una nuova festa alla confraternita in programma.
"non sappiamo ancora di preciso quando sarà, ma visto che i miei coinquilini stanno invitando altre persone, penso che se venite pure voi non c'è alcun problema" disse, mentre aspettavamo con ansia le pizze ordinate poco prima.
Parlando di quell'argomento, la poca fame che avevo svaní del tutto. Odiavo le feste, non solo quelle della confraternita ma ovunque, di ogni tipo, non mi piacevano ed era una questione di principio. Non ero mai stato un tipo molto socievole, e stare in mezzo alla folla che si presentava in occasioni simili mi metteva ansia. Mi sentivo male e andava a finire che mi rinchiudevo in qualche bagno, ingozzarmi di alcool oppurr escogitare un modo per andarmene via senza che nessuno dei miei pochi conoscenti si sarebbe accorto della mia assenza. Il panico aumentava quando riflettevo sul fatto che se avrei fatto la follia di accettare e confermare la mia presenza, avrei rivisto Tom.
Volevo vederlo, desideravo toccarlo, baciarlo, rifugiarmi tra le sue braccia, appoggiare la mia testa al suo petto e sentire i battiti del cuore. Volevo sentirmi sussurrare ancora una volta quel "ti amo" di un po' di tempo fa, e parlare con lui, ridere e scherzare senza preoccuapzioni, ma non era questo il modo migliore per cercare di allontanarmi da lui e porre fine a questo amore totalmente sbagliato.
Ero cosí immerso nei miei pensieri che non ascoltai granchè delle chiaccherate dei miei amici, sentivo solo qualche altro accenno al fidanzamento di Fred e Alice, a qualche pettegolezzo su gente della nostra scuola e ancora una volta a quella dannatissima festa.
Non ci volevo nemmeno pensare, era l'ultima delle mie preoccupazioni.
Ad un tratto, sentii la tasca vibrare, e notai che mi era arrivato un messaggio.
Fingendomi comunque interessato alla conversazione, cercai di dare un'occhiata allo schermo, e quando vidi un messaggio da Tom, il cuore mi balzó in gola.
Mi domandava se l'indomani avremmo potuto vederci. Visualizzai e non risposi.
Mi sentii in colpa, ma non sapevo davvero che cosa fare. Soltanto George poteva capire quello che mi passava per la testa, d'altronde era l'unico a cui avevo confessato questo mio segreto e forse, visto che era sembrato un'ottimo consigliere, avrei chiesto successivamente un altro parere riguardo a questa storia che mi stava mandando letteralmente in crisi.
Arrivarono le pizze, e dovetti ingozzarmi con forza per riuscire a mangiarne almeno metà, con tutti quei pensieri che mi offuscavano la mente.
"allora, tu ci sarai?" mi domandó George mordendo una fetta della sua diavola.
Sussultai, non capii nemmeno di che cosa stavano parlando.
"oh, ehm.... cosa?" domandai fingendomi di essermi distratto un attimo.
"verrai alla festa? Ci saranno tutti"
"non.... non lo so.... lo sai che non mi piacciono queste cose" gli ricordai, arrossendo per l'imbarazzo. Mi metteva a disagio essere l'unico a cui non andavano bene queste cose considerate da tutti gli adolescenti fantastiche, divertenti e indispensabili per essere felici.
Preferivo piuttosto restarmene a casa, sotto le mie amatissime coperte a guardare un film o leggere qualche libro. Ma anche passeggiare nel bosco con Tom non era poi cosí male. Tom. Tom. Tom. Sempre Tom, non facevo altro che pensare a lui cazzo.
"ti assicuro che non sarà niente di straordinario, devo parlarne con gli altri, ma penso che sia una cosa tranquilla fra amici" disse George nella speranza di convincermi.
"dai, ti faremo compagnia anche noi" disse Alice. Sospirai.
"d'accordo..... ci penseró ok?"
"sí! ti avviso su Whatsapp per il giorno e l'orario"
"va bene"
Il pranzo passó cosí, tra chiaccherate e risate, e per un momento, cercai di dimenticarmi del messaggio di Tom a cui non avevo risposto.
Notai che ne scrisse altri in seguito, ma spensi il telefono per poter riflettere senza distrarmi troppo.
Forse avrei dovuto dargli una spiegazione, magari mi avrebbe aiutato a chiarire meglio.
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PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...