Il giorno seguente, a scuola, non feci praticamente nulla.
Le lezioni proseguirono come al solito, ma io, mi ero limitato a guardare gli alberi fuori dalla finestra e a pensare a cosa avrei dovuto fare con Tom. Volevo davvero vederlo, con tutto me stesso, e riabbracciarlo, e riguardarlo ancora nei suoi bellissimi occhi color nocciola.
In un certo momento George, che era seduto nel banco accanto a me, mi tiró una gomitata per riportarmi alla realtà, poi mi fece notare che la professoressa stava guardando nella mia direzione. Feci finta di rimanere attento per resto della giornata, ma non ascoltai neanche una parola."a che cosa pensavi?" mi chiese George mentre camminavamo fianco a fianco con gli zaini in spalla per tornare a casa.
"io? quando?" gli domandai non capendo a cosa si riferisse.
"oggi in classe. Sei stato tutto il tempo a fissare la finestra" mi rispose, come se fosse troppo ovvio.
"oh ehm..." non potevo dirgli che stavo pensando ad un ragazzo, avrebbe capito immediatamente che mi ero innamorato di qualcuno e non mi sentivo ancora pronto.
Sí, ne avevo già parlato con Dakota, ma fare coming out anche con i miei amici era giá abbastanza difficile e mi serviva il momento adatto, il momento in cui me la sarei sentita. Prima di allora, avrei fatto finta di niente, questo sarebbe stato il mio piano.
"niente, mi annoiavo.... ero anche un po' preoccupato per mia madre" gli risposi infine, dicendogli la prima scusa plausibile che mi venne in mente.
"dovrebbero essere ormai a buon punto, poi l'incidente non era molto grave"
"già"
Arrivammo a casa, e in salotto notai con mia grande delusione che c'erano solamente Dakota e Ethan.
"ciao ragazzi" li salutó George.
"hey" ci disse Ethan, ricambiando il saluto con un cenno della mano.
"è avanzato un po' di riso,se volete potete mangiare quello" ci informó Dakota.
"riso?"
"sí, Dakota oggi era piuttosto felice e si è messo a cucinare" ci raccontó il cugino del mio migliore amico.
Mi sentivo in colpa a tenergli nascosto il mio segreto, ma non ero ancora pronto a confessarglielo.
"aaahh Dakota, se non ci fossi tu moriremmo di fame" disse George gettando lo zaino a terra, accanto al divano e andando verso la sua direzione.
Anche io stavo morendo di fame, quindi lo seguii.
"come mai sei cosí contento? Ieri il tuo ragazzo ti ha "fatto vedere le stelle" ? ahaha"
"cretino" gli rispose Dakota, tirandogli una leggera gomitata.
"siediti lí, te lo porto io il piatto" mi disse.
"grazie" gli risposi, sedendomi su una delle sei sedie situate attorno al tavolo. Ormai mi ero abituato a stare in quella casa, avevo persino trovato il coraggio di farmi la doccia (all'inizio me ne vergognavo troppo).
Poi avevo piú o meno instaurato un rapporto con tutti i coinquilini, anche se non troppo profondo.
Sentii George stuzzicare Dakota riguardo al suo ragazzo, ma riuscii a capire bene ció che si dicevano quando ritornarono nel salotto dove c'era il tavolo su cui mangiavamo di solito.
"Scommetto che l'hai invitato perchè non c'era nessuno" gli disse guardandolo maliziosamente.
"sicuramente non lo porto a casa quando ci siete tutti"
"e sentiamo, che cosa avete fatto di bello?" disse con finta ingenuità.
"niente che ti possa interessare" rispose Dakota arrossendo.
"se se, come no"
"e poi sarei io il pervertito vero George?" rdacchió Dakota arrossendo ancora di piú e tirandogli una leggera gomitata.
"ok mi arrendo,la smetto" disse lui sorridendo e posando i piatti di riso davanti a noi.
Per poco non mi mangiai anche il tavolo. Avevo tantissima fame e il riso era delizioso, Dakota sapeva cucinare proprio bene e pensai che il suo ragazzo era proprio fortunato a poter mangiare queste delizie ogni volta che desiderava, soprattutto quando avrebbero preso casa insieme.
Quando finimmo, notai che avevo un paio di chiamate perse sul cellulare, e una volta richiamate, scoprii con grande felicità che mia madre sarebbe stata dimessa nei prossimi giorni, ció significava che potevo ritornare a casa con lei.
Ero al settimo cielo, non me l'aspettavo.
George era molto felice per me, ma gli dispiaceva un po' separarsi.
"ora mi lascerai da solo con tutti questi squilibrati?" mi disse ironicamente.
"sopravviverai" gli risposi mentre prendevo lo zaino per andare a lasciarlo in camera.
Davanti alla porta chiusa peró, sentii dall'interno alcuni rumori.
Pensavo che non ci fosse nessuno, che a casa erano presenti solo Dakota e Ethan, ma lí sembrava che si stesse muovendo un'altra persona. Forse mi volevano fare uno scherzo, ma perchè mai?
Rimasi per un'attimo a origliare, magari la finestra era aperta e quei suoni provenivano solo dal fruscio del vento e mi stavo preoccupando inutilmente, ma alla fine decisi di entrare e se avessi trovato qualcosa fuori posto ne avrei parlato con George.
Il cuore mi balzó in gola quando di fronte a me, al contrario di tutte le mie aspettative, vidi Tom indaffarato a spostare alcuni scatoloni non particolarmente grandi.
"i-io... ehm... scusa, non volevo disturbarti" gli dissi imbarazzato. Avrei dovuto bussare o almeno avvisare che stavo entrando.
"hey, non devi scusarti, questa è anche la tua stanza" mi rispose sorridendo e venendo verso la mia direzione.
Mi limitai a ricambiare il suo sorriso arrossendo e sforzandomi di non abbassare la testa come ormai mi veniva spontaneo fare.
"in questi giorni sono stato impegnato con gli allenamenti di calcio, quindi oggi ne approfitto ora per fare pulizia"
"va bene, ehm.... non pensavo fossi qui"
"Perché? Ti creo problemi?"
"No, no, è solo che appena sono entrato ho visto solo Ethan e Dakota, e mi sono spaventato quando ho sentito dei rumori qui dentro, pensavo ci fosse qualcun' altro"
Lo sentii ridacchiare leggermente.
"Devi stare tranquillo, se entra un intruso nella mia stanza puoi stare certo che non ne esce vivo" Mi rispose sorridendomi.
"Comunque, com'è andata a scuola?" mi disse mentre spostava una scatola da una parte all'altra della stanza.
"come al solito, mi sono annoiato"
"anche io"
Poi si precipitó alla parete e inizió a staccare le prime fotografie che vi erano appese, osservandole attentamente.
"perchè togli quelle foto?"
"non lo so, non mi piacciono molto"
"secondo me dovresti..." mi fermai. Non era da me prendere iniziative come queste ed esprimere un mio parere senza che mi fosse stato chiesto. Magari a Tom avrebbe dato fastidio, oppure non mi avrebbe nemmeno ascoltato.
"niente" dissi infine. Per un attimo mi ero sentito libero di parlare senza pensare di poterlo infastidire, ma mi ero fermato in tempo.
"continua la frase, cosa dovrei fare?"
"ehm... i-io dicevo... solo che dovresti tenerle... se vuoi"
"se me lo chiedi tu posso pensarci" disse guardandomi dolcemente. Mi perdevo nei suoi occhi, erano stupendi.
"e sentiamo, perchè dovrei tenerle?" mi domandò poi.
"da piccolo eri carino" gli risposi semplicemente.
"da piccolo? E adesso? Non sono carino?" Mi chiese sempre sorridendo.
Eccome se era carino.
Lasciai il mio zaino sulla scrivania, piena di fogli e documenti vari, poi mi sedetti sul letto a osservarlo.
Ogni giorno che passava sembrava sempre piú bello, sarei rimasto a guardarlo all'infinito.
"Tom... ehm... tra qualche giorno dimetteranno mia madre"
"oh..." disse interrompendo per un attimo le sue attività e girandosi a guardarmi "quindi te ne vai?"
Ero incerto sul modo in cui me lo chiese. Sembrava.... deluso. In effetti dispiaceva anche a me doverlo lasciare.
"domani, credo" gli risposi fingendo di non notarlo.
"ok..... ehm.... ricordati i tuoi boxer rosa" mi disse accennando nuovamente un sorriso.
"quando la finirai di ripetermelo?"
"penso mai ahaha"
In tutta risposta gli lanciai il cuscino sulle gambe.
"Allora vuoi guerra eh?" mi domandó girandosi.
"Tanto non mi prendi"
"Tu dici?"
"Sí, io dico"
Immediatamente mi alzai e cercai di correre dietro al letto, mentre lui ricambió lanciandomi nuovamente il cuscino sulla schiena. Lo sentii sposare con un calcio non molto forte una scatola per avere via libera e inseguirmi.
Mi raggiunse e cercó di acciuffarmi, ma per fortuna riuscii a schivare tutti i suoi tentativi, credevo che avessimo finito quando inciampó su qualcosa, credo l'ennesima scatola, e cadde sopra di me, che a mia volta, caddi sul letto.
A quel contatto fisico, sentii il mio corpo andare letteralmente a fuoco.
Vidi Tom sdraiato sopra di me, sentivo il suo petto contro il mio, i suoi respiri, i suoi pettorali al di sotto del leggero tessuto che ci separava, e a causa del silenzio che era calato, percepii anche il battito del suo cuore.
Ingoiai il poco di saliva che mi era rimasta in gola e trattenni per qualche secondo il respiro. Lui mi lasciava senza fiato. Guardai i suoi grandi occhi, cazzo, quanto erano belli.
Stavo andando in crisi, Tom era fottutamente perfetto.
"beh" inizió sorridendo "ti ho preso alla fine" mi disse dolcemente.
Forse anche lui era felice quando stava con me.
"io... i-io.... ehm...." balbettai qualcosa senza senso come una ragazzina che si deve diachiarare al maschietto che le piace. Ero una vera frana, non riuscivo nemmeno a formulare una frase di senso compiuto, che imbarazzo. Avrei tanto voluto che un vortice si aprisse sul quel materasso e mi risucchiasse al suo interno, per farmi sparire all'istante.
Tom continuava a guardarmi, e io, sotto di lui, mi sentivo impotente, succube del suo sguardo. Volevo dire qualcosa, qualsiasi cosa, o anche semplicemente muovermi, alzarmi, o fare un cenno con la testa, ma rimasi immobile, non ci riuscii.
Sentii un brivido lungo la schiena e la pelle d'oca, quando lui inizió ad accarezzarmi il fianco. Ero paonazzo in viso, ma avrei voluto che continuasse piú a lungo.
"ehm... scusa" disse, ritraendo la mano e alzandosi. Io invece mi sedetti sul letto e lo guardai.
"non avrei duvuto" mi spiegó grattandosi il retro del collo e iniziando a dondolare sui talloni. Si sentiva a disagio.
"non... non fa niente" gli risposi.
"forse... forse è meglio che vada a farmi un giro"
"Tom non importa" dissi sperando di fermarlo. Non volevo che se ne andasse via, non un'altra volta.
La sua agitazione scomparve, e lasció spazio a un'espressione più serena.
"d'accordo" disse, anche se non ne sembrava molto convinto.
"ti aiuto a togliere le foto.... se vuoi"
Sorrise e abbassó lo sguardo.
Ci stavo riuscendo.
Poi, si avvicinó a me, e approfittando del fatto che ero piú basso, mi scompiglió i capelli.
"sei adorabile, lo sai?"
feci una leggera risata per rispondergli.
"non serve che mi aiuti a togliere le foto, le lascio"
Mi aveva ascoltato e aveva deciso di lasciarle attaccate alla parete. Almeno potevo riguardare un'ultima volta le avventure di un piccolo Tom. Un bambino riccioluto veramente tenero.
"ok" gli risposi, ritrovando il respiro.
"porto le scatole in salotto e usciamo, ti va?"
Non era un appuntamento, ma una semplice uscita tra due amici. Potevo stare tranquillo.
"s-sí"
accompagnai Tom in salotto, e lo aiutai a portare le scatole e ad appoggiarle vicino al divano.
"dobbiamo buttarle" spiegó a Dakota che ci guardava incuriosito.
"le porto giú dopo" ci informó lui.
Iniziarono a parlare di calcio, un argomento che non mi interessava minimamente, cosí per non risultare maleducato rimasi per un po' a far finta di ascoltarli per poi approfittare della presenza di George per raggiungerlo e informarlo che sarei uscito con Tom.
"Sei sicuro di stare bene?" mi chiese appena mi vide.
"ehm... sí, perchè?" domandai stranito.
"hai le guance rosse, sembra che tu ti sia appena truccato" mi disse sorridendo divertito.
"io? No, non mi sono messo niente!"
"oh, d'accordo" mi rispose lui.
George non era stupido, gli sarebbe bastato ben poco a capire che mi piaceva proprio uno dei suoi coinquilini, ma se l'indomani sarei tornato a casa, avrei sfasato tutti i suoi sospetti.
"comunque... sto per uscire con Tom, per te va bene?" gli chiesi, per paura che si sarebbe offeso.
"sí ovvio, è bello vedere Tom piú contento del solito, è meno irritante"
"ok" gli dissi sollevato "allora ci vediamo piú tardi"
"va bene, a piú tardi"
Tom mi stava già aspettando al portone, e il suo viso si illuminó quando mi vide arrivare.
O forse era solo una mia impressione.
Andammo a prendere un gelato nella gelateria piú vicina, e poi vagammo per le strade della cittá senza una meta. Non desideravo passare un pomeriggio migliore di quello.
STAI LEGGENDO
PICCOLO TULIPANO🔐❤️
Short StoryLa madre di Isak, un ragazzo dai capelli biondo platino timido e introverso, subisce un incidente e lui è costretto a sistemarsi in una confraternita insieme al suo migliore amico George. Qui, divide la stanza con Tom, un ragazzo a modo suo misterio...