CAPITOLO 35

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"Cosa cazzo stavi facendo?!" disse, urlandomi forse piú del dovuto. Fortunatamente i rumori esterni coprivano tutto, e con la gente troppo impegnata a ballare e ubricarsi, nessuno ci avrebbe fatto caso. Abbassai la testa respirando profondamente. Ero nel panico, sapevo di aver fatto qualcosa di sbagliato ma non era da me trovarmi in contesti simili, e di conseguenza non ero particolarmente bravo a reagire e a tirarmene fuori.
"i-io....." riuscii a sussurrare.
"Tu cosa?! Arrivi qui e inizi a provarci con tutte come se io prima o poi non ti avessi trovato?!"
"n-non è cosí...." dissi, con un nodo in gola.
"a me sembra proprio di sí"
"Tom.... per favore....." Ingoiai nuovamente a fatica la poca saliva che mi era rimasta. Non riuscivo a sopportare tutta quella pressione, ero in ansia e avevo paura.
Quando ero piccolo mi bastava chiudermi nella mia camera, accucciarmi affianco al letto, arrotolarmi su me stesso, affondare la testa fra le mie braccia e aspettare che tutte le lacrime scendessero piano piano. Cercavo sempre di trattenermi, di non urlare troppo per paura che gli altri bambini potessero sentirmi dalla finestra, visto che spesso venivano a giocare ai giardinetti vicino casa mia, ma poi con il passare del tempo, mi sono reso conto che a nessuno poteva interessare realmente. Potevo sfogarmi senza problemi, nessuno avrebbe cercato di aiutarmi. Cosí ho imparato a contenermi, a respingere le mie emozioni, a reprimere le lacrime e a tenermi tutto dentro, fino a quando non avrei finito per soffocarmi nella mia stessa tristezza.
Serrai le dita in un pugno. Potevo farcela anche quella volta.
"Per favore un cavolo Isak! Io entro in sala tranquillamente, e vedo queste due sconosciute palpeggiarti come se non ci fosse un domani!"
"Non era cosí...."
"invece io ho visto l'esatto contrario"
"Volevo scansarle, te lo giuro"
"peró sei stato lí. E ti piaceva pure scommetto!"
"Non è vero!"
"Non voglio che le amiche dei miei coinquilini si intromettano nella nostra relazione! Sei il mio fottuto ragazzo, non il loro!"
Si era avvicinato pericolosamente a me, guardandomi dritto in faccia.
Il suo sguardo mi aveva trafitto come una lama, e cercai di repirimere nuovamente le lacrime che imploravano di uscire, rispedendole dentro i miei occhi.
Stavo tremando, e il cuore mi batteva all'impazzata.
"Tom basta..... ti prego" dissi, cedendo ad una goccia d'acqua che mi rigó il viso e che asciugai immediatamente con la manica della camicia.
"Sono geloso cazzo. Mi da fastidio vederti toccare in quel modo da altri! "
Se non la smetteva di urlare in quel modo avrei avuto un attacco di panico.
Indietreggiai di qualche passo a distanza di sicurezza, avevo già assistito a una scena in cui Tom picchiava qualcuno, e non avevo per niente voglia di essere io il prossimo.
"Lo so....."
"Non le conosci nemmeno!"
"Lo sai che non sono abituato alle feste"
"Questo cosa minchia c'entra?!"
Feci un altro respiro profondo per riuscire a parlare.
"lo sai.... non so come comportarmi"
"ma-"
"Ho provato a scansarmi! A mandarle via! Cosa credi? Che mi facesse piacere? Io odio avere questo tipo di rapporti con gente che non conosco! Lo sai che non socializzo con chiunque!"
"Isak datti una calmata!"
Disse avvicinandosi a me, ma io, d'istinto, mi spostai.
"Tu ti devi dare una calmata....!" Sussurrai socchiudendo le palpebre per un attimo e cercando di trattenermi sempre di piú, ma invano. Abbassai la testa per non fargli notare i miei occhi rossi, ma non sarebbe servito comunque a nulla.
"Scusa..." mi chiese, stavolta abbassando leggermente il tono di voce "non volevo spaventarti" Disse poi notando le mie condizioni.
"Non ti fidi di me? Pensi seriamente che ci proverei con degli sconosciuti?"
"No....." mi rispose lui abbassando gli occhi e iniziando a dondolarsi sui talloni. Era in imbarazzo, ció significava che stava iniziando a capire l'esagerazione della sua reazione.
"Mi fido di te, ma degli altri no. Sono solo.... io.... volevo solo proteggerti, lo so che non lo faresti mai"
Mi sforzai di lanciargli un'occhiata, ma mi distaccai quasi subito.
Rimanemmo in silenzio. Forse per qualche secondo, forse per qualche minuto.
Non sapevo cosa dirgli, ero abbastanza scosso.
"Va bene" gli risposi poi timidamente.
"Mi dispiace" Sussurró ancora.
"Non fa niente, peró è strano vederti cosí"
"Io.... cerco di contenermi, ma davvero Isak, non voglio vedere che qualcuno ti tocchi o ti guardi come me"
Mi aveva spaventato, è vero, ma questo suo lato geloso mi faceva piacere. Almeno dimostrava che ci teneva, e io lo apprezzavo.
"Devi stare tranquillo, tu sarai l'unico"
Lo vidi accennare un sorriso, poi, venne lentamente verso di me e mi diede un bacio in fronte. Io arrossii e abbassai lo sguardo. Lo faceva sempre ormai, e io, ogni volta, mi ostinavo a non superare la mia dannatissima timidezza.
"la smetti di essere cosí timido?" Disse quasi leggendomi nel pensiero, continuando a sorridere e alzandomi il mento con due dita.
"quando sorridi e abbassi lo sguardo.... è cosí adorabile"
Ridacchiai leggermente, e mi lasciai nuovamente baciare da lui. Mise le mani sui miei fianchi, e per raggiungere la sua altezza mi alzai in punta di piedi, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
Cercai di tenere il suo ritmo costante, trasformando cosí quel semplice momento in un bacio dolce e passionale.
Mi prese in braccio, e continuando il suo lavoro, mi fece stendere delicatamente sul letto, posizionandosi in mezzo alle mie gambe, come se avesse quasi paura di farmi male.
Inizió a baciarmi e succhiare a piccoli punti la pelle del mio collo, poi si spostó sulla clavicola, e per muoversi piú liberamente mi slacció piano piano la camicia, movimenti lenti che mi fecero venire i brividi.
"sei bellissimo" mi sussurró in un orecchio.
"E tu sei un po' cieco" gli risposi io.
"Non è vero, ci vedo molto bene sai?" disse, e io gli sorrisi arrossendo. Lui ricambió la mia espressione, riprendendo a baciare ogni parte di corpo scoperta, e dai movimenti del suo bacino, capii che voleva qualcosa di piú.
Non ero pronto psicologicamente.
Lo spinsi verso di me, ero palesemente inesperto, ma volevo prendere ogni tanto l'iniziativa di qualcosa, mettendogli le mani sulla schiena levandogli la maglietta lasciando ,cosí, scoperto il suo splendido fisico, e all'improvviso mi sentii avvampare da una ventata di energia calda. Se c'era qualcuno bellissimo che somigliava a un'opera d'arte, quello era sicuramente lui.
Lo vidi abbassarsi i pantaloni con un le labbra arricciate in un'espressione maliziosa. Sapeva che lo stavo fissando e mi provocava in questo modo.
Mentre mi distraeva con i suoi baci, lo sentii abbassare le mani fino al bordo dei miei jeans, tirare giú la cerniera e sfilarmeli con una certa facilità. Sussultai, era strano trovarmi in quella situazione, pensai che durante la mia prima volta mi sarei sentito completamente in imbarazzo, ma anche senza vestiti ero a mio agio, e tutto questo era merito di Tom.
"Carini i boxer rosa" ridacchió.
"cretino"
"ti donano,principessa"
Sorrisi, poi, notando che non resisteva piú, si fiondó su di me, bloccandomi le mani sopra la mia testa e incrociando le nostre dita.
Volevo il suo corpo, la sua anima, lo desideravo sempre di piú.
Quando si abbassó i boxer rimasi di sasso. Certe grandezze dovrebbero essere riservate solo a gente con almeno un minimo di esperienza.
"È la tua prima volta?"
Mi chiese, anche se molto probabilmente sapeva già la risposta.
Annuii con la testa.
"D'accordo, tranquillo" disse baciandomi in fronte.
Tranquillo un corno. Stavo esplodendo dall'ansia.
Aspettó ancora qualche attimo prima di entrare lentamente dentro di me. Sentii per la prima volta i nostri corpi unirsi davvero, e non era affatto la sensazione di piacere che mi aspettavo, anzi, a primo impatto, fece un male cane.
Strizzai gli occhi e feci un gemito di dolore, cercando di trattenere le lacrime meglio che potevo.
Tom andó abbastanza piano, provando a tranquillizzarmi come meglio poteva per farmi abituare, ma successivamente, inizió a diventare addirittura piacevole.
Respirai piú affannosamente, abbracciandomi sempre di piú a lui, come se avessi quasi bisogno di un sostegno.
Mi morsi il labbro inferiore per impedirmi di alzare troppo la voce non volendo che qualcuno ci sentisse. Era una cosa nuova per me, e non avrei mai immaginato che una festa potesse essere tanto bella e soddisfacente.
Era fantastico sentirlo, il battito del suo cuore, il suo respiro, il suo calore. Non ne avrei mai avuto abbastanza.
Non sapevo cosa fosse la tenerezza finchè non ho sentito la sua mano sulla mia. Credevo che si potesse fare l'amore solo con forza, ma poi sono stato con lui. Non potevo immaginare che una semplice carezza, potesse abbattere tutte le mie paure, ma Tom le aveva cancellate con un solo tocco. Ero convinto che l'amore non esistesse, ma poi è arrivato lui a dimostrarmi il contrario.
Non era nei miei piani innamorarmi del suo sorriso. Non era nei miei piani perdermi a guardarlo nei suoi grandi occhi color nocciola, non era nei miei piani pensarlo costantemente giorno e notte, cercarlo tra la gente, sperare di incontrarlo. Non era nei miei piani star male per lui, desiderarlo cosí tanto. Non era nei miei piani trovare casa in un suo abbraccio. Non era nei miei piani essere felice quando ascoltavo la sua voce. Non era nei miei piani ritrovarlo in ogni cosa, lui, non era nei miei piani. Eppure, era entrato nella mia vita, e l'aveva sconvolta completamente. Non l'ho amato fin da subito, questo è vero, ma in un certo senso, ho sempre avuto bisogno di lui.
Mi addormentai abbracciato a Tom, dopo aver avvisato mia madre che sarei rimasto a dormire alla confraternita, senza accennargli minimamente a tutto ció che avevo appena fatto.
La mattina, lo vidi ancora addormentato, con quella sua faccia da angelo, che mi teneva ancora avvolto fra le sue braccia. Mi accoccolai piú vicino, e gli sorrisi.
Solo in quel momento, mi resi davvero conto di quanto fosse speciale per me.
Alla fine, dopo quella serata, ero decisamente piú tranquillo,sarei riuscito a fare coming out con tutti, e avrei trovato il coraggio di tenerlo per mano anche fuori, senza doverci nascondere, di baciarlo e di guardarlo.
Perchè ormai, avevo capito che lui, era la persona che volevo accanto a me per il resto della mia vita.
Volevo addormentarmi e svegliarmi con lui, volevo sentirlo chiamarmi "principessa" e stuzzicarmi in continuazione, volevo sentire le sue mani sui miei fianchi, e i suoi occhi incrociati con i miei.
Volevo essere felice con lui, e arrossire ogni volta che mi guardava. Volevo vederlo ancora geloso quando mi si avvicinava qualcun'altro, volevo sentire durante i nostri viaggi in macchina, la sua mano accarezzarmi la gamba. Volevo vivere con lui, e riuscire a dirgli finalmente quanto sia importante per me.

Sono passati anni da allora, e in questo momento, dopo essere andati a convivere insieme in un appartamento e aver già trascorso parte della nostra vita insieme, io e Tom siamo tornati nel bosco dove ci fummo dati il nostro primo bacio.
Lui è in ginocchio, e mi sta porgendo una scatoletta rossa, dove all'interno è posato un anello.
Mi ha appena chiesto di sposarlo.

PICCOLO TULIPANO🔐❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora