CAPITOLO 12

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Era giunto il momento. Un'altra festa, un'altra occasione per ubriacarmi e sentirmi tremendamente a disagio.
La musica, la droga, le persone.
Soprattutto le persone.
Stare in luoghi troppo affollati mi metteva ansia, non riuscivo un solo attimo a smettere di sudare freddo e ripetermi inutilmente che dovevo stare calmo. Ogni volta che qualcuno mi rivolgeva la parola, o anche un semplicissimo saluto, il mio cuore batteva all'impazzata e andavo completamente in crisi. Avevo paura di mettermi in imbarazzo, di fare qualcosa di sbagliato che mi avrebbe rovinato la vita sociale. Sperando che ne avessi una.
Ricordavo ancora quando Jo, alla festa di Luke, un mio vecchio amico con cui ho perso i rapporti, mi chiese il nome. Balbettai qualcosa colto alla sprovvista non essendo preparato psicologicamente, ma alla fine me ne uscii con un "Isak, tu?" e da lí iniziammo a conversare.
Mi sentivo fuori luogo, un intruso, e in quel momento, mentre Alex insieme a Dakota e Ethan preparava i festoni e il cibo, io, seduto sul divano, immaginavo un piano per andarmene davvero, e tornare poco prima della fine del compleanno in modo tale che nessuno si sarebbe accorto della mia assenza. Dovevo farlo, per forza.
Chissà se anche a Tom piacevano le feste. Sicuramente sí, un tipo bello come lui doveva per forza essere uno che amava quel tipo di cose. Non lo sapevo dire con certezza, l'ultima volta che ci eravamo trovati in una situazione simile non ho avuto modo di verificare, ero dovuto scappare in ospedale per via dell'incidente di mia madre.
Il campanello suonó.
"vado io!" urló George mentre usciva dal bagno e si precipitava alla porta d'ingresso aprendola.
Un piccolo gruppo di ragazze e ragazzi si affrettava ad entrare, ciascuno con buste e regali in mano. George strinse la mano a tutti per salutarli, ma dalla sua espressione forzata capii che non conosceva praticamente nessuno, e non mi stupii nemmeno, perché se fossi stato nella sua stessa situazione avrei reagito esattamente così, indipendentemente se erano miei conoscenti o no.
Alex li accolse nel salotto, dicendogli che stava finendo di preparare il cibo e che potevano tranquillamente lasciare i loro pacchi accanto al tavolo. Dakota se ne restó in disparte, mentre Ethan andó ad abbracciare un paio di ragazze con cui probabilmente aveva rapporti molto confidenziali. Io usai la scusa di dover andare il bagno, ma in realtà la casa si era già affollata e al solo pensiero che sarebbe arrivata altra gente, temevo di impazzire.
Chiusi la porta alle mie spalle e decisi che avrei aspettato lí per un po'. Mi sedetti a terra e per passare il tempo mi misi a giocare un po' sul telefono. Sentii nuovamente il campanello suonare e voci ovattate provenire dal corridoio. Il mio cuore fece un balzo in gola, e anche se stare chiuso in quella stanza era decisamente meglio, sapevo che non sarei potuto rimanere lí per sempre.
Dopo circa un'oretta, uscii lentamente. Aprii piano piano la porta, e andai nel salotto, dove poi avrei raggiunto la porta d'ingresso e sarei uscito sperando di non farmi vedere da nessuno, ma tutti i miei piani di essere invisibile furono infranti quando appena qualche minuto dopo, vidi George e Fred venire verso la mia direzione.
"hey Isak, ti cercavamo, che fine hai fatto?" mi domandó Fred.
"i-io ero solo.... qui intorno" dissi sforzando un sorriso.
"Sai, di solito odio le feste di Alex, ma i suoi amici sono davvero forti" esclamó George contento. Avevano entrambi un bicchiere di birra in mano.
Il nostro discorso fu interrotto quando il portone d'ingresso si riaprí per l'ennesima volta e vidi entrare un paio di ragazzi piú grandi di me, entrambi ricci con addosso delle camice floreali molto allegre.
Tutti alzarono un urlo di tanti auguri e la maggior parte accorse per abbracciare uno di quei due, che immaginai fosse il festeggiato.
Un tizio infondo comodamente sdraiato sul divanetto rosso alzó una bottiglia mezza vuota per aria, incitando gli altri a fare un brindisi e in poco tempo, tutta la casa si era riempita di grida festaiole.
C'era gente che ballava, che si baciava, che beveva,...
Io invece volevo semplicemente sparire.
"guarda, c'è Alice" disse George dando una gomitata a Fred.
"dove?"
"là in fondo, la vedi?"
"oh.... sí, ma mi aveva detto che non sarebbe venuta"
"e invece eccola"
"tanto non mi interessa" rispose, dando un'occhiata ad una sagoma situata accanto ai fornelli della cucina, dove vi era un gruppetto di ragazze intente a ridere a crepapelle.
Lí c'era Alice, faceva parte di quel gruppo ma se ne stava un po' in disparte, era molto bella, con i capelli a boccoli che le ricadevano sulle spalle, un trucco leggero che bastava per metterle in risalto il viso e un vestito nero stretto in vita che si apriva poi in una gonna che arrivava fin sopra le ginocchia. Ero abituato a vederla con i soliti jeans e t-shirt, ma in quelle condizioni stava proprio bene e sapevo che anche George e Fred erano sopresi quanto me.
"è davvero molto bella" disse George.
"si puó fare di meglio" rispose Fred, fingendo disinteresse.
"ci hai parlato almeno?"
"sí, le ho detto di venire alla festa con me e ha rifiutato, poi abbiamo litigato di nuovo e ha detto che non ci sarebbe venuta"
"Dovreste fare pace"
"dillo a lei"
"fallo tu il primo passo, è la tua migliore amica"
"era la mia migliore amica" precisò lui.
"non dire cosí"
"vai a parlarle"
"è lí da sola, scommetto che stavolta ti ascolterà" lo incoraggiai io.
"che palle che siete" disse, andando infine verso di lei alzando gli occhi. Io e il mio migliore amico rimanemmo in lontananza per osservarli meglio, e non appena Alice vide Fred avvicinarsi, come avevo previsto, non se ne andó, ma rimase ferma ad aspettarlo.
Fred le disse qualcosa, era imbarazzato e si grattava il retro della testa, la ragazza abbassava lo sguardo, ma dopo un po' inizió ad abbozzare dei sorrisi. Avevano iniziato una conversazione civilmente senza urlarsi contro come le ultime volte e noi avevamo compiuto la nostra missione.
"quei due sono fatti l'uno per l'altra" esclamó George, ingoiando poi un sorso della sua bevanda.
"già" concordai io.
"George, ci sono un paio di persone che vogliono salutarti" disse Ethan, suo cugino, venendo verso di noi.
"arrivo" rispose lui seguendolo, e poi se ne andarono, sparendo fra la folla.
Le luci filtravano dappertutto, la sera era arrivata e la musica rimbombava nelle orecchie. Il mio migliore amico se ne era andato, e rincominciai a sentirmi solo.
Non parlavo con nessuno ed ero in una casa piena di sconosciuti. Non poteva andare peggio di cosí.
Forse era arrivato il momento, forse dovevo andarmene.
"a che cosa stai pensando?" sussultó una voce alle mie spalle.
La conoscevo bene, avrei potuto riconoscerla fra mille.
Mi girai, e vedi il volto di Tom sorridermi.
Aveva i suoi soliti capelli neri piú scompigliati del solito, le lentiggini che risaltavano sulle guance e una camicia rossa decorata con fiori colorati. Andavano molto di moda, queste fantasie floreali.
"a... a niente" riuscii a rispondergli, poi arrossi all'istante.
Ingoiai quel poco di saliva che ancora mi rimaneva, e una sensazione di nausea mi pervase il corpo. Sentivo il mio cuore battere cosí forte che se avesse potuto sarebbe saltato letteralmente fuori dal petto, e io, iniziai a non capirci piú nulla.
Tom mi provocava questo effetto.
"vuoi ubriacarti ancora?" mi chiese facendo riferimento all'ultima festa.
"non ero ubriaco" dissi ricambiando il suo sorriso.
"se lo dici tu. Non ti piacciono le feste, vero?"
"oh beh ehm.... preferisco fare altro"
"nemmeno a me, soprattutto i compleanni come questo"
Non sapevo se sarei dovuto sentirmi sollevato nel sapere che anche a lui non piacevano. Era comunque un punto in comune.
"Oh...."
"ti va se andiamo via?" mi domandó dopo qualche sencondo di silenzio.
"come?Cioè, adesso?" gli chiesi incredulo.
"sí, ho la mia bici qua fuori, la patente potró prenderla solo l'anno prossimo, quindi ci dovremo accontentare"
"non lo so...." pensavo. Una specie di fuga. di notte. Solo io e lui. L'idea mi eccitava tantissimo, se avessi rifiutato, lo avrei rimpianto per il resto della mia vita.
"Non ti preoccupare, non sarà niente di strano" mi incoraggiò.
"Ehm.... d'accordo" accettai infine.
"Allora vieni, andiamocene via da questo inferno" disse sorridendo, e io con lui.

PICCOLO TULIPANO🔐❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora