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Giusy aveva così tanta paura, ma in fondo era quasi abituata a questa cosa. Non prova nemmeno a reagire, non ci riusciva perché quando si trovava lui davanti era come bloccata improvvisamente.
Anche la mamma subiva queste violenze, per questo si lasciarono e si trasferirono a Roma. Adesso lei non sa che suo marito si trova qui -dato che é fuori Roma per lavoro- e ovviamente Giusy non le ha detto niente. Forse stava sbagliando a non parlare con nessuno di questa cosa, ma non voleva far star male di nuovo sua mamma.
Intanto Adriano chiamò Niccolò, il quale era un pò titubante sul rispondergli ma alla fine lo fece, e gli riferì quello che Giusy gli aveva detto.

"Aspe cosa? Ma adesso dov'è?"

Chiese lui, preso dal panico.

"É da poco andata via col padre, suppongo stiano andando a casa"

Niccolò sgranò gli occhi e rimase per un attimo in silenzio.

"Nic? Ci sei?"

Adriano non sentiva più la sua voce dal telefono, quasi come se dall'altro lato non ci fosse nessuno.

"Devo andare"

Staccò la chiamata, e corse a casa di Giusy.
•••
Arrivò nel palazzo, salì velocemente la rampa di scale e bussò ripetutamente alla porta. Dall'esterno si sentivano dei pianti, ed a Niccolò salì ancor di più l'ansia.
Intanto il padre di Giusy uscì molto arrabbiato da camera della ragazza, lasciandola a terra per piangere, e andò verso la porta molto arrabbiato dato che c'era qualcuno che bussava continuamente. Aprì di scatto la porta, facendo sobbalzare il ragazzo.

"Brutto stronzo!"

Sputò acido Niccolò.
Si avvicinò all'uomo, lo prese per il colletto e lo scaraventò contro il muro. Cadde a terra, e lui cominciò a dargli calci nello stomaco.

"E non farti mai più vedere!"

Urlò Niccolò con l'affanno.

Quando vide che finalmente non riusciva più alzarsi da terra, entrò in casa e chiuse la porta chiave, per poi correre verso camera di Giusy.
Appena varcò la stanza, la trovò stesa per terra ai piedi del letto, aveva perso i sensi.

"Giusy!"

Si inginocchiò verso di lei e cominciò a schiaffeggiarle la faccia.

"Giusy, ti prego svegliati"

Vide che non muoveva nemmeno un muscolo, così corse in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, rovesciando metà bicchiere durante il tragitto.
Butto l'acqua sul volto della ragazza che si svegliò subito.
Appena lo vide scoppiò a piangere, e Nic mise la mano dietro la nuca della ragazza e portò il viso sul suo petto.
La sua maglietta cominciò a bagnarsi d'acqua mischiata alle lacrime di Giusy. La ragazza tremava, singhiozzava e non riusciva nemmeno ad aprire bocca.

"Va tutto bene, va tutto bene"

Continuava a sussurrare lui nell'orecchio.
Niccolò in quel momento si sentiva decisamente meglio, sapeva che Giusy era insieme a lui e la cosa lo rassicurava. Da quando aveva saputo questa cosa, la notte non chiudeva occhio perché pensava a cosa poteva farle quel mostro.
Lei invece nelle sue braccia si sentiva al sicuro, era come protetta.
Si sentiva al sicuro solo tra le sue braccia. Quando la stringeva forte forte contro il suo petto, tanto da sentire il suo cuore pulsare. 
Per Giusy era così bello appoggiare la testa al suo petto e ascoltare silenziosamente il suo cuore. Era come sentirsi al riparo dal resto del mondo, stare al sicuro lì vicino a lui.
In quel momento c'erano solo loro due, seduti per terra ad abbracciarsi e quell'abbraccio sembrava essere infinito, ma a loro due piaceva essere l'uno tra le braccia dell'altro.
•••
Il padre era andato via da un bel pò, sapeva che aveva sbagliato e l'avrebbe pagata molto cara, e per questo decise di non farsi mai più vedere.
Giusy si era decisamente calmata rispetto a prima che aveva avuto un pianto isterico.

"Come stai?"

Chiese lui sedendosi affianco a lei sul divano.

"Adesso molto meglio"

Disse lei guardandolo negli occhi, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.

"Adesso lui dov'è?"

Chiese Giusy con voce tremante.

"É andato via"

Disse lui, sicuro di sé.

"Per sempre?"

"Per sempre"

Disse lui per poi darle un bacio sulla fronte.
Lei alzò la teste e si mise di fronte a lui.

"Nic, per quanto riguarda prima..."

Lui le diede un bacio sulle labbra, non facendole finire la frase.

"Tranquilla, Adriano mi ha raccontato tutto. Mi dispiace per essermi arrabbiato"

Era realmente dispiaciuto, sapeva di essersi comportato da stupido.

"Geloso?"

Disse lei con una faccia divertita.

"Io? Pff..."

Lei gli diede un pugno leggero sulla spalla, per poi abbracciarlo.
Amava tantissimo stare tra le sue braccia, poteva starci all'infinito in quel bellissimo abbraccio.

"Grazie di tutto Niccolò, non so come avrei fatto senza di te"

Disse lei, con le lacrime agli occhi.
Quel ragazzo le aveva dato così tanto in così poco. Entrambi fragili dentro e forti fuori. Era da tanto che non piangeva così davanti a qualcuno, preferiva farlo da sola in camera sua.
Il ragazzo sorrise e poi mise una mano trai suoi morbidi capelli.

"Che ne dici di uscire qualche sera di queste?"

"Mi stai chiedendo un appuntamento?"

Chiese lei sorridendo, ma in realtà era molto agitata.

"Si, una specie"

Entrambi scoppiarono a ridere.
•••
Era sera tardi e Adriano si annoiava a morte, così chiamò Dalila. Odiava non poter parlare con lei, la conosceva ormai da 4 anni ed erano come fratelli ormai.
Compose il suo numero e la chiamò.

"Pronto?"

"Hey Dalila, disturbo?"

"No, tranquillo. Dovevi dirmi qualcosa?"

"Avevo voglia di parlare con te, che ne dici di vederci?"

Dalila chiuse gli occhi dolorosamente e ci pensò un pò su.

"Va bene, vediamoci tra cinque minuti al parchetto"
•••
Era pronta, era pronta a dirgli tutto. Stava morendo d'ansia, difatti durante tutto il tragitto stava pensando a come dirgli che stava per diventare padre.
La sua pancia non si vedeva ancora per niente, quindi era difficile capirlo.
Vide da lontano Adriano, illuminato dai lampioni in mezzo alla strada, che alzò la mano e la salutò. Si fermò di scatto e pensò di tirarsi indietro, non ne aveva il coraggio.

Ciaoo🎈🎈

Il ballo delle incertezze||UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora