Quella notte, il mare sembrava furioso: si spingeva con violenza contro gli scogli come se il suo unico obiettivo fosse separarli dalla terra e inghiottirli nell'abisso azzurro scuro. Il vento spettinava gli alberi, invece, creando un forte fruscio che metteva quasi paura. Le nuvole scure presagivano un temporale. Ma ormai, erano abituati a questo spettacolo, nulla che non avessero mai visto. L'unica differenza era quella figura vestita di nero in piedi sugli scogli, lontano dalle case e dai rumori notturni tipici del luogo(come ladri che entrano in una casa, ragazzini che decidono di picchiarsi e i commenti degli uomini ubriachi che sperano di portarsi a letto un corpo caldo). Tra le sue braccia, c'era una piccola bambina dalla pelle diafana e i capelli scuri. Era così piccola ed indifesa che non avrebbe avuto speranze, non in un luogo come quello, non con delle persone che non avevano scrupoli. Era un'anima innocente che non meritava di pagare gli errori che qualcun altro aveva commesso, costretta a vivere una vita che nessun bambino meriterebbe di vivere. Avrebbero tutti pensato che le volesse bene se avessero sentito i suoi pensieri, ma non conoscevano le sue intenzioni. Il mare era molto agitato e lei aveva a malapena un paio di giorni...quanto tempo ci avrebbe messo ad annegare? I suoi polmoni erano piccoli, dunque immaginava che non avrebbe sofferto molto. Ma lo faceva davvero per il suo bene, perché persino la morte era migliore di quel luogo. Abbassò lo sguardo, lasciando che una lacrima solcasse la sua guancia. La bambina era così innocente, addormentata tra le sue braccia come se non avesse nulla di cui preoccuparsi. Scosse la testa, allontanando quella vocina che le diceva di meritarsi quella bambina e dovevano ritornare entrambe al castello. Adagiò la bambina nella piccola cesta che aveva preparato, osservando quel piccolo corpicino stringersi contro la coperta che aveva messo per cercare di ammorbidire l'impatto. Egoisticamente, sperava che non si svegliasse, perché non sapeva come avrebbe reagito se l'avesse sentita piangere.
<<Lo sto facendo per te, sai?>>, mormorò, la voce amara per quel pianto che cercava di trattenere da quando era uscita dal suo castello. <<L'Isola ti ucciderebbe comunque. Non sono una donna potente; non ho dei tirapiedi e non posso più usare i miei poteri per tenerti al sicuro. Non saprei insegnarti a difenderti, né tantomeno avrei il coraggio di dirti come si uccide una persona. Non avresti futuro qui e voglio solo evitarti delle sofferenze, perciò lo sto facendo>>, continuò, come se la bambina potesse sentirla e darle un consiglio. Ottenne, però, un piccolo lamento da parte della piccola che mosse le mani come se volesse stringere qualcosa. Il panico si impossessò di lei, temendo che stesse per svegliarsi. Prese un respiro profondo, prese la cesta tra le mani e la lasciò cadere in acqua. A differenza di ciò che credeva, la bambina non cadde dalla cesta con la forza dell'impatto, semplicemente si svegliò e prese a piangere ed urlare. Dall'alto, su quegli scogli che il mare sembrava tanto voler infrangere, la donna si lasciò cadere in ginocchio, coprendosi il volto con le mani. La veste nera che indossava creò un mantello intorno al suo corpo, fungendo da copertura nell'oscurità. Il pianto della bambina giungeva alle sue orecchie come se fosse al suo fianco, ma sapeva che la verità era un'altra. Un tuono rimbombò per tutta l'Isola, prima che cominciasse a piovere. Lasciò che la pioggia bagnasse i suoi vestiti e il suo volto; lasciò che i lampi illuminassero il suo viso pallido e sconvolto e lasciò che i tuoni coprissero i suoi singhiozzi. Per quanto tempo restò in quella posizione non lo saprà mai nessuno, ma quando alzò lo sguardo e osservò il mare, il pianto della bambina non si sentiva più da tempo e la cesta era svanita nel nulla. La donna si alzò, si asciugò le lacrime e si allontanò dal luogo, recandosi verso il suo castello per passare l'ennesima notte solitaria. Nonostante ciò, ebbe la sensazione che quella sarebbe stata la notte peggiore della sua vita.
Le guardie pattugliavano le coste della spiaggia. Da quando il loro re aveva inviato tutti i criminali e tutti gli esseri magici malvagi sull'Isola, era necessario che si assicurassero che nessuno scappasse. Certo, c'era una barriera che impediva loro la fuga e di utilizzare la magia, ma era meglio evitare delle brutte sorprese. Non c'era modo che qualcuno che, per uno stranissimo motivo o per un altro, fosse scappato dall'Isola passasse inosservato alle guardie. Solitamente, le notti erano tranquille ed estremamente noiose, ma in quel momento pioveva e tutti loro non vedevano l'ora che finisse il turno per tornare al caldo delle proprie case. Buffo come a meno di due ore di nave ci fossero delle persone che morivano continuamente(per le condizioni poco igieniche oppure perché venivano uccise), che non avevano una casa che potesse proteggerli dal freddo e dal vento, che osservavano donne e bambini venire picchiati e abusati...eppure loro si lamentavano per un po' di pioggia.

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Once upon a time(there was no happily ever after)
ФанфікиVi hanno narrato tante storie dove i cattivi diventano buoni, ma se fosse il buono a diventare cattivo?