17. Vecchio salotto e thè

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Pessima idea.

E se fosse la casa sbagliata? E se avesse aperto la porta il padre di Severus? O ancora...e se Severus abitasse altrove?

Symph attese qualche minuto dopo aver bussato alla porta e ne approfittò per osservare meglio la casa. La porta, scura e con due piccoli pannelli di vetro oscurati da una tendina, era posta all'estrema sinistra dell'edificio. Infatti bastava che Symph si sporgesse un minimo in quella direzione per guardare oltre la casa e intravedere la fabbrica non lontano.

I mattoni avevano una tinta che andava dal marroncino al nero e così tutte le altre case lì attorno. Le finestre si potevano letteralmente contano su una mano: ce n'era una al piano terra (sempre oscurata dalle tende all'interno) e una al primo piano. Infine il tetto era chiaro anche se Symph non riusciva a capire se erano tegole o lamiere.

In ogni caso, la ragazza ebbe modo di avere conferma di essere nella casa giusta quando vide la scritta dei proprietari proprio sopra al campanello: "Piton-Prince", scritto in lettere piccole e un po' sbiadite dal tempo.

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- SEVERUS' POV-

Quell'agosto era stato particolarmente umido e il freddo arrivò con un leggero anticipo. Dopo la disfatta di Voldemort, tutti i Mangiamorte si erano ritirati e facevano finta di vivere la loro vita normalmente come se nulla fosse successo. Alcuni vennero arrestati (come Bellatrix e Rodolphus Lastrange) mentre altri semplicemente svanirono.

Ora che Symph era partita e Lily morta da ormai due anni, la vita di Severus era completamente vuota. La sua giornata era piuttosto monotona e alquanto solitaria: si alzava presto tutte le mattine, raramente faceva colazione e subito si metteva al lavoro su qualche pozione. Così tutti i giorni dell'anno.

Erano le sei del pomeriggio e mancava poco all'ora di cena. Era da ormai una settimana che il cielo era scuro ma pioveva molto poco. Severus era in salotto, sulla sua poltrona un po' sgualcita e consumata a leggere la Gazzetta del Profeta quando sentì bussare alla porta.

Sospirò seccato e mise da parte il giornale, sapendo che sarebbe tornato a leggere di lì a poco. Stava per cominciare a insultare il bambino che gli aveva fatto questo scherzo ma quando aprì la porta non si trovò davanti nessun bambino. Sul marciapiede poco lontano c'era una ragazza bionda, vestita di azzurro/blu che gli dava le spalle e si guardava intorno incuriosita.

«Prego?» disse lui con il suo solito tono basso ed evidentemente irritato. Forse era una venditrice di qualcosa di babbano ed era pronto a mandarla via.

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- NORMAL POV-

«Prego?» udì Symph alle sue spalle. Mentre aspettava che qualcuno aprisse la porta si era messa a osservare il quartiere per avere meglio l'idea della sua posizione.

Quella domanda interruppe il corso dei suoi pensieri e si girò in automatico verso la porta, notando che c'era un uomo alto, magro, vestito di nero dalla testa ai piedi (capelli compresi), viso scavato e pallido, sguardo accusatore e un po' cattivo ed espressione corrucciata.

Rimasero per un attimo a guardarsi, lei sorridente e lui inespressivo. Almeno in apparenza. In realtà, nel momento in cui lei si girò, Severus capì subito chi fosse. Riconoscerebbe quegli occhi azzurro-verde tra mille.

Lui rimase immobile, come congelato, sull'uscio della porta. La seguì con lo sguardo mentre gli si avvicinava e l'unica cosa che li separava era il pianerottolo rialzato davanti alla porta d'ingresso. Symph lo guardava negli occhi, sperando in una sua qualsiasi reazione ma ciò che ottenne fu solo un'espressione accigliata, quasi seccata.

Un amore verde e argento #ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora