Capitolo 41

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...11 ore dopo...

Inutile dire che non ho chiuso occhio per tutta la sera.

Guardo Ethan che è sdraiato sul letto accanto a me.

A differenza mia, lui dorme come un ghiro.

Ieri sera Josh mi ha chiesto di non rimanere sola a casa.
Inizialmente avevo deciso di non chiamare nessuno, per il semplice fatto che dico loro sempre di non avere bisogno di una babysitter, ma il tono spaventato di Josh mi ha spinto a cambiare idea.
Così ho chiamato Ethan che, come immaginavo, si è subito insospettito.
È arrivato in meno di dieci minuti e per tutto il tempo è stato completato attento a ciò che facevo.
È stato tutta sera a chiedermi come stavo.
Si è molto preoccupato, nonostante gli abbia ripetuto più di una volta che l'avevo chiamato solo perché mi sentivo sola.

Per il momento non voglio dire niente ai miei amici.
So che dovrei, anche perché ieri Patrick mi ha fatto intendere che ci sono immischiati anche loro, ma non trovo il coraggio per farlo.

Non posso arrivare di punto in bianco e dire loro "Sapete, è tornato Patrick.
Si esatto, il Patrick che ha ucciso mia sorella e ha cercato di uccidere anche me.
Ha detto che siamo tutti sotto il suo controllo.
Oh, ma non preoccupatevi, io, Josh e Trevis lo sapevamo già da qualche mese ma abbiamo deciso comunque di non dirvi niente".

Sbuffo.
È da 11 ore che sbuffo, piango ed i miei battiti sono accelerati.
Non so cosa aspettarmi e tutto ciò mi mette paura.

Josh's Pov

Arrivo a Boston che solo le 6:40.
Scendo dall'aereo e cammino a grandi falcate.
Avevo già chiamato un taxi, quindi lo trovo subito e partiamo verso casa.

<<Vada più veloce, per favore>> lo esorto mentre picchietto nervosamente la mano sulla gamba.

<<Signore non posso accelerare, il semaforo è rosso>> mi fa notare con tono calmo.

Sbuffo e allento il nodo della cravatta.
Indosso ancora il completo elegante che indossavo ieri per la riunione.

Dopo la telefonata con Amanda, le ore sono state un casino così come la mia mente.
Ho comprato il biglietto aereo per il primo volo diretto per Boston e nonostante la mia agitazione, sono dovuto comunque andare alla cena.
Non potevo non presentarmi, soprattutto dopo che ho lasciato il mio capo da solo.

Dopo la cena ho pensato solo a quelli che potrebbero essere i piani di Patrick e non mi sono neanche cambiato.

Invio un messaggio ad Amanda per farle sapere che sono già per strada.

Chissà come starà?
Ieri sera era molto sconvolta ed è stato proprio il suo tono di voce a mettermi più paura della notizia del ritorno di Patrick.

Se non avessi così tanto da perdere, non avrei affatto paura di quel bastardo.

Per mia grande fortuna, il tassista ha percepito il mio stato d'animo e ogni volta in cui è stato possibile, spingeva l'acceleratore.

Arrivo davanti casa e prendo una banconota dal portafogli.

<<Tenga pure il resto>> è il minimo che potessi fare dopo le varie regole stradali infrante.

Non avendo la pazienza sufficiente per aspettare l'ascensore, salgo le scale due gradini alla volta.

Arrivo davanti alla porta con il fiato corto.
Infilo le chiavi nella serratura e quando apro la porta mi ritrovo davanti la mia Amanda.

Stava sicuramente andando in cucina e si è trovata davanti alla porta proprio al mio arrivo.

All'inizio sembra un po' spaventata, ma quando mi vede si rilassa immediatamente.

Stringimi a te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora