Capitolo 21.

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03:02 a.m

La festa era ormai finita da ben due ore, e tutti dormivano nei rispettivi sacchi a pelo, si erano divertiti parecchio, soprattutto durante il film per via delle varie urla di Hoseok e Jimin, che prendevano paura per ogni singola scena.

Tuttavia Jimin si svegliò nel cuore della notte, non riusciva a dormire, il pavimento era troppo scomodo nonostante il sacco a pelo fisse imbottito.
Si mise seduto, e stropicciò i suoi occhietti per poi guardarsi attorno, Taehyung e Yoongi dormivano beatamente l'uno accanto all'altro, Jin era praticamente messo sopra Hoseok, e Namjoon in una posizione abbastanza tenera agli occhi di Jimin.
Però la sua attenzione venne attirata da altro, Jungkook non era in camera.
La porta del bagno era aperta, quindi non c'era nessuna traccia nemmeno in quel posto, così il rosa decise di prendere una coperta e uscì dalla stanza per poi richiudere la porta delicatamente.

Scese al piano inferiore del grande plesso, con la torcia del telefono accesa e si diresse verso la grande entrata che, stranamente era aperta dall'interno.
Jimin si avvicinò a essa e diede un'occhiata fuori, la luna illuminava il posto, gli alberi di ciliegio sembravano come se stessero iniziando una leggiadra danza.
Una figura attirò l'attenzione del ragazzo, su una panchina era seduto il corvino, intento a fumare una sigaretta, così Jimin uscì fuori e andò verso quest'ultimo.
"Come mai sei sveglio Jiminssi?" Il rosa prese paura, dato che il più grande era girato di spalle, quindi non poteva vederlo "Adesso hai anche il sesto senso Jeon?" Ridacchiò leggermente e si sedette accanto al più grande, che parve non avere alcuna coperta con sé, quindi lo coprì con la sua "No, semplicemente immaginavo saresti venuto, per qualche strano motivo." Jungkook si voltò verso il più piccolo, e mostrò il suo solito sorrisetto dolce, che avrebbe intenerito chiunque.
"Oh, giustamente sai pure le mie azioni Kookie, mi sorprendi sempre di più sai?" Il rosa poggiò la propria testa sulla spalla del contrario e ridacchiò "Beh, molto lieto di sorprenderla. Ma comunque, come mai sei sveglio?" Aspirò ancora una volta quel fumo dalla sua sigaretta, che venne poi lanciata via da qualche parte
"Potrei chiederti la stessa cosa, Jeon. E comunque, ero solamente scomodo tutto qui." Il più piccolo si strinse maggiormente al corpo del più grande, data l'aria fresca di inizio settembre.

"Io avevo solo voglia di fumare una sigaretta, volevo svegliarti per chiederti se mi facessi compagnia. Ma dormivi così tranquillamente, che ti ho lasciato stare." Ammise facendo un piccolo sorriso, alchè Jimin alzò lo sguardo e si perse negli occhi color cioccolato dell'altro
"Avresti potuto svegliarmi, tanto avrei preferito mille volte gelarmi insieme a te, piuttosto che dormire sul pavimento." Il rosa sorrise ancora una volta, mentre l'altro con il proprio dito piccchiettò dolcemente il naso dell'altro "Beh, me lo sarei aspettato. Ma non volevo comunque svegliarti." Con una mano accarezzò dolcemente i capelli color caramella del più piccolo, e sospirò leggermente.

Jimin guardò il volto rilassato del più grande, gli occhi leggermente socchiusi che ammiravano la luna, e le labbra leggermente schiuse, era semplicemente paradiso per lui.
"Jungkook, ricordi quando mi parlasti di te? Io non l'ho ancora fatto, adesso c'è molta pace. Quindi perché non farlo adesso? Meriti anche tu di sapere un po' di me." Così si spostò dal petto del più grande, e si mise seduto composto "Non devi Jimin se non te la senti, lo sai vero?" Il corvino guardò verso il menzionato, a cui regalò uno dei suoi sorrisi "No Kookie, tu mi hai raccontato la tua vita.. ed io adesso ti racconterò la mia." Prese la mano del più grande, e la strinse tra le sue più piccole.

"Beh, inizierò dal momento più buio della mia vita." Prese un grosso respiro e continuò a parlare.
"Quando avevo otto anni mio padre si ammalò, si ammalò gravemente. Il cancro gli stava praticamente mangiando tutte le cellule del cervello.
Ogni giorno mi ripeteva che era forte, e che sarebbe rimasto al mio fianco per sempre, che avremmo sconfitto i cattivoni insieme." Si bloccò quando una lacrima iniziò a bagnare il suo dolce viso, così il corvino lo abbracciò e lo strinse a sé.
"Mio padre stava in ospedale da tanto tempo ormai, non potevo vederlo quando volevo io.
Un giorno, quando tornai a casa dopo scuola.. trovai mia madre sul divano a piangere, speravo fosse un pianto di gioia, ma non fu così.
Mio padre non c'era più, l'avevo capito.
Lei mi guardò negli occhi e sorrise, mi fece cenno di abbracciarla, e così feci, mi disse una frase che mai potrò dimenticare «Amore, papino è volato in cielo. Dice che farà un lungo viaggio, e mi ha detto anche che ti vuole tanto bene. E sarai per sempre il suo piccolo e dolcissimo pulcino. Tu non puoi vederlo, ma sconfiggerà con te tutti i cattivoni del mondo.»" Altre lacrime rigarono il volto del rosa, anche Jungkook non riuscì a trattenersi, che delle lacrime iniziarono una corsa sul suo viso.
"Dopo un anno circa, mia madre conobbe un uomo molto bello e anche tanto simpatico.
Quest'uomo aveva un figlio della mia stessa età, mi disse il suo nome, Taehyung.
Era dolcissimo, e molto simpatico, avevamo la stessa passione per i supereroi, condividevamo tutto.
Così poi mia madre dopo un po' di tempo decise di sposare quest'uomo, mi trattava come se fossi il suo secondo figlio, non faceva mancare mai nulla a me e Tae, mai." Sorrise dolcemente notando il più grande ormai in lacrime, gli diede un piccolo bacio sulla guancia e gli asciugò le lacrime, l'altro dal canto suo sorrise ed abbassò lo sguardo imbarazzato.

"Poi io e Taehyung formammo un gruppetto con altri due bambini, Hobi e Jin.
Anche loro erano super simpatici, diventammo subito migliori amici, nessuno poteva separarci.
Poi arrivarono i tempi del liceo, diciamo che non erano tutti rose e fiori.
Li conobbi un ragazzo, me ne innamorai tantissimo e anche lui sembrò interessato a me.
Così stringemmo amicizia, e dopo un po' di tempo mi propose di diventare il suo ragazzo, io ovviamente accettai felicemente.
Passammo un anno tra litigi e coccole, ma a noi piaceva, però poi una sera andai a casa sua perché mi chiamò dicendomi che gli mancavo troppo e voleva vedermi.
Una volta che mi aprì la porta, iniziò a baciarmi, ma non era uno dei suoi soliti baci, non c'era amore, non c'era dolcezza.
Solo malizia, desiderio e chi più ne ha più ne metta.
Mi spinse contro il muro bloccandomi, pensavo solo che gli fossi mancato davvero, finché non iniziò a togliersi la maglia, mi disse un sacco di parole sporche le ricordo perfettamente «Voglio scoparti Park Jimin, voglio farti urlare il mio cazzo di nome seduta stante.»" Si fermò e morse il proprio labbro con nervosismo, guardò verso il corvino che parve abbastanza serio, le mani chiuse in due pugni, nelle mani del più piccolo.

"Così lo spinsi via da me, mi fece ribrezzo, provavo schifo.
Perché pensavo davvero gli fossi mancato, ma non gli mancavo io.. gli mancava il mio corpo, che mai aveva potuto toccare in quel senso.
Gli dissi che non volevo fare nulla di troppo, non mi sentivo pronto, avevo solo diciassette anni, non volevo assolutamente buttare la mia verginità in quel modo.
Tant'è che lui mi colpì in volto, dicendomi che l'avrebbe fatto con forza se non avessi accettato, così piansi dinanzi a lui, mi fece davvero tanto male.
Non era il ragazzo che avevo conosciuto agli inizi, era tutt'altro che lui.
Poi mi presi di coraggio e lo colpì nelle palle con tutta la forza che avevo in corpo, e scappai via da quella casa.
Da quel giorno non ebbi più nessuna relazione, Tae divenne molto protettivo nei miei confronti, forse anche troppo." Ridacchiò leggermente, per poi sentire le mani dell'altro rilassarsi.

"I nostri genitori non sapevano nulla del nostro orientamento sessuale, così un giorno io e Tae decidemmo di fare coming out.
Loro furono felici, a loro importava se ci piacessero i ragazzi, eravamo i loro figli, per loro l'importante era questo.
Finalmente poi, passò qualche anno e arrivò l'anno dove avremmo fatto domanda per questo college, e dopo qualche mese accettarono entrambi.
Fummo molto felici, e anche i nostri genitori lo erano.
Finché non arrivo il giorno della nostra partenza, loro non erano presenti, in realtà nei momenti importanti non lo erano quasi mai, per via del loro lavoro che li teneva sempre occupati.
L'unica ad essere presente fu Ga-Rin, la nostra cameriera.
Così lasciammo quella casa, e ci dirigemmo in questo famoso college.
Nemmeno il tempo di arrivare, mi scontro con il nostro carissimo Yoongi, dove intervenne poi Namjoon.
Ho riscontrato i miei vecchi amici, ci siamo riuniti e non potevo che essere solamente felice." Sorrise ampiamente, e lo stesso fece il corvino che stette ad ascoltare tutta la storia in silenzio.
"E poi incontrai te, o meglio mi scontrai con te.
Ammetto che eri antipatico inizialmente, ma mi sono ricreduto.
Eh beh, adesso eccoci qui.. a parlare su una panchina al freddo, con una coperta più grande di me e te." Rise armoniosamente, Jungkook rimase a guardarlo, lo trovò davvero perfetto, pensò come avesse potuto passare tutte quelle cose, un ragazzo come lui.

"Jiminssi, mi dispiace per tutto ciò che ti è successo, non meritavi d'essere trattato come uno straccio.
Sei perfetto, e meriti una persona che sappia amarti davvero per come sei dentro, e non solo per quello che sei fuori.
Perché tu sei perfetto sia dentro che fuori, nonostante il tuo caratterino un po' così, ma sei perfetto." Il corvino regalò un altro sorriso al rosa, li riservava solo per lui.
Jimin dal canto suo sorrise, non si aspettava queste parole da lui.
Così poggiò le proprie mani sulle guance contrarie, ed osservò quei dolci occhi per minuti "Allora spero che questa persona ammetta a sé stessa di amarmi, Jeon Jungkook." Spezzò la distanza che separava le loro labbra, e diedero vita ad un bacio ricco di emozioni.
Nessuno dei due aveva intenzione di rovinare quel momento, era un bacio pieno d'amore e dolcezza, un bacio bisognoso da parte di entrambi.
Mille farfalle iniziarono a spiccare il volo nei loro stomachi, sembrava avessero le montagne russe al loro interno, si sentirono finalmente a casa, si sentivano coccolati in quella notte di inizio Settembre.

Jungkook sciolse quel bacio un po' controvoglia, e soffiò leggermente sulle labbra del più piccolo, lo guardò diritto negli occhi, ci si perse all'istante, per secondi che parvero ore, si sorrisero dolcemente e si abbracciarono, erano a casa.
"Piccolo, che ne dici se adesso andassimo a dormire? Inizia a far freddo, non voglio che tu prenda il raffreddore." Il corvino piccchiettò il naso del più piccolo, che venne arricciato al tocco dell'altro "Va bene Jungkookie, però ti prego noi dormiamo nei letti. Non voglio che mi si spacchi la schiena." Jimin lo implorò con il suo sguardo da cucciolo, facendo così ridacchiare l'altro.

"Okay dormiremo nel letto, insieme."

Decalcomania《Jikook》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora