7.

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Sam tremava leggermente, anche se non sembrava rendersene conto.

Si era decisa: avrebbe chiesto a Jane di diventare la relatrice della sua tesi. Aveva passato giorni ad osservare Jane uscire dall'aula senza mai trovare il coraggio di fermarla e di parlarci.

Si era detta basta, si era data un ultimatum, quello sarebbe stato il giorno tanto atteso (e temuto). Si potrebbe anche aggiungere la scommessa aperta da Fred e Cecilia per tentare di spronarla, un piccolo giochetto psicologico che ai danni di una maniaca non può che essere di aiuto.

Vi basti sapere che Sam non poteva permettersi di perdere in alcun modo.

La lezione era passata in un lampo, la lancetta dell'orologio segnava le 14.00 e l'ora x era giunta.

Gli studenti presero a lasciare l'aula a poco a poco svuotandola. Sam rimase immobile al suo posto, a pochi passi dalla cattedra; teneva gli occhi fissi su Jane mentre sistemava i suoi libri nella borsa. Aveva immaginato la conversazione almeno un milione di volte nella sua testa, eppure ora la sua testa era vuota.

Il nulla, e poi lo spintone di Fred che la costrinse ad alzarsi. Se non si fosse sbrigata Jane sarebbe uscita dalla classe come tutti gli altri giorni e lei non avrebbe concluso nulla, di nuovo.

Esitante si avvicinò alla cattedra, le gambe erano pesanti e sembravano non voler collaborare, quasi volessero scappare il più lontano possibile da lì. Sul ciglio di un attacco di panico, si sentì improvvisamente colpire da dietro: un ragazzo l'aveva spinta nella fretta per farsi strada verso la porta, facendola avanzare di qualche passo in direzione della cattedra.

Jane intravide la sua figura farsi avanti e alzò gli occhi su di lei, lo sguardo curioso della donna si riversò in quello della ragazza, in attesa di una parola da parte sua.

Nessuna parola arrivò, la saliva aveva abbandonato tutta la sua cavità orale, lasciando solamente un deserto secco.

"Buongiorno signorina Walsh" l'aiutò Jane con un sorriso.

"S-Salve... i-o, mi stavo chiedendo..." provò a dire Sam, senza sapere da dove iniziare, eppure il discorso che si era preparata era chiaro e conciso, niente di troppo elaborato e dritto al punto.

Farfugliò parole senza senso, come una scolaretta di 12 anni.

Jane notò il rossore sulle guance della ragazza, la sua pelle chiara lasciava intravedere qualunque mutamento. Non riuscì a trattenere un sorriso.

"Signorina Walsh, di qualunque cosa si tratti, le va di discuterne davanti alla macchinetta del caffè? Sto letteralmente morendo di sonno questa mattina.." disse con tono amichevole tentando di metterla a suo agio.

La ragazza annuì, elaborando la risposta velocemente. In meno di un secondo si trovò a seguire la donna fuori dalla classe, in direzione della sala relax.

La sala era a disposizione di tutti, studenti, inservienti, insegnanti, visitatori...chiunque avesse qualche spicciolo da spendere per dar da mangiare a questi giganti di ferro pieni di sorprese salvavita. C'erano anche dei divanetti molto comodi, una gradita alternativa al letto per le povere anime che si svegliavano alle 5.30 per andare a lezione, come Sam.

"Come lo prende?" chiese la donna prima di selezionare il caffè.

"Macchiato, grazie.." suggerì prontamente Sam, porgendo una moneta che Jane rifiutò con un gesto della mano.

"Per questa volta offro io"

Sam la ringraziò, ancora in fase "elaboro situazione".

"Allora, di cosa voleva parlare?" chiese la donna portandosi il bicchiere di plastica alle labbra.

Teacher's secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora