33.

3.4K 133 14
                                    

Sam si irrigidì sulla sedia, senza riuscire a ricambiare lo sguardo di Emma. Sentì il mondo sgretolarsi sotto ai suoi piedi.
Strinse forte lo sgabello, ci si aggrappò come per prevenire un'imminente caduta.
La donna non si preoccupò più di tanto di osservare le sue reazioni, le aveva chiare nella sua testa e stava già godendo della loro immagine.
Continuò a sorseggiare il suo caffè, rivolgendo di tanto in tanto sorrisi maliziosi al barista, come a voler dire "va tutto bene".
Ma non andava tutto bene. Sam cercò nella sua testa una qualche soluzione, una risposta. Perché quella donna sapeva? Jane le aveva parlato? Come aveva potuto farlo.. un senso di tradimento la invase, si sentì piccola, inadeguata, si senti il nulla, di fianco a quella donna.
Come previsto, nessuna risposta arrivò e Emma riprese la parola, apparendo la più disinvolta in quel piccolo bar.

"Jane è speciale.
Si merita quello che ha ottenuto con tanta fatica e sacrificio. Quello che non si merita, è che una ragazzina mandi in fumo tutto quello che ha sempre sognato." disse con tono troppo leggero per sostenere il peso del suo significato.

Sam a fianco a lei incassava quella mitraglia di parole. I denti stretti in una morsa iniziavano a fare male, ma in quel momento persino un taglio aperto e sanguinante avrebbe fatto meno male di quelle parole. Emma le rivolse un sguardo fugace atto ad esaminarla. I capelli biondi di Sam erano finiti per metà davanti ai suoi occhi occhi e sembrava poco intenzionata a muoversi per sistemarli. L'ultima cosa che desiderava in quel momento, era vedere o sentire.

"Certo, non metto in dubbio tu sia brillante. Sei anche piuttosto attraente..non fatico a credere quale sia la natura del vostro rapporto.." disse con leggero sarcasmo, senza preoccuparsi di velarlo finché la guardava da capo a piedi con sufficienza.

"Jane è in gamba, ma sa essere una tale ingenua a volte.."
aggiunse parlando quasi più a se stessa con disappunto, per poi rivolgersi nuovamente alla ragazza, ancora immobile sulla sedia.
"Ti rendi conto di cosa c'è in ballo per lei?"

*

Il piede di Jane batteva sul pavimento a ritmo frenetico. Sembrava essere pronta a correre una maratona, come quando i concorrenti trepidano sulla linea del via in attesa del fischio di inizio. Fred poteva notare il suo nervosismo e il disappunto da lontano finché era costretta a subirsi le lamentele e chissà cos'altro del collega che l'aveva braccata prima che potesse lasciare la stanza.
Fred rise interiormente, possibile che quell'uomo non vedesse il suo disagio? Jane non si stava nemmeno sforzando di mascherarlo.
Aveva visto l'espressione di Samantha, quando era uscita dalla biblioteca. Sentiva di doverle delle spiegazioni per la presenza di Emma. Non avevano mai toccato l'argomento ma Sam era furba, Jane sapeva che aveva capito, ecco perché non le aveva mai domandato di quella sera al bar.
In parte, lo aveva apprezzato, non sarebbe stato facile.

Liberata dalla stretta morsa del signor Mills, Jane camminava a passo spedito per il corridoio, il numero della ragazza già digitato sul cellulare. Fece per chiamare quando in lontananza i suoi capelli biondi catturarono l'attenzione. Lo facevano sempre.
Grazie a dio aveva scelto un colore di capelli poco discreto, o metà delle volte ci avrebbe impiegato il triplo del tempo a trovarla fra la folla.
Mosse un solo passo in direzione del bar, quando fu costretta a fermarsi. Sam si stava alzando, stava raccogliendo le sue cose. L'espressione indecifrabile sul volto della ragazza, mista rabbia e dolore costrinse i suoi occhi a cercarne la causa poco distante.
Emma.
Emma era seduta di fianco a lei.
Una sensazione di nausea incontrollata si fece strada verso il suo stomaco per risalire lungo il suo esofago. Quella era l'ultima cosa a cui si era preparata ad assistere.
Non doveva andare così.
La paura di quello che avrebbero potuto dirsi si impossessò di lei.
La sua esitazione e il suo shock diedero modo alla ragazza di allontanarsi fuori dalla struttura, impedendo a Jane di seguirla.
Tornò a fissare la figura seduta comodamente al bancone, tranquilla e serena come se niente fosse accaduto. Accellerò il passo, in sua direzione, il cuore batteva a ritmo dei suoi piedi. Esitò un istante dietro di lei, cercando di darsi un po' di autocontrollo, sapeva di averne bisogno con Emma.
Si sedette a fianco a lei, e quando la donna si accorse della sua presenza, le regalò un sorrisetto sadico, senza però guardarla.
Jane la squadrò per qualche secondo, cercando di cogliere un indizio, qualcosa che potesse suggerirle cosa fosse successo senza dover chiedere. Si vide presto costretta a rinunciare, quel volto di pietra e quel sorrisetto beffardo non le erano di alcun aiuto.

"Emma..cosa ci facevi con Samantha?" disse senza girarci troppo attorno, continuando a guardarla. Sentiva le mani sudate, il cuore in gola conferiva alla voce un tono quasi straziato, ma Jane cercò di apparire calma e controllata come sapeva fare.
La donna amplificò il suo sorriso, che sfociò in una piccola risatina. Sembrava divertirsi un mondo e la cosa non faceva che accrescere l'apprensione della sua ex studentessa. Il modo in cui Jane pendeva dalle sue labbra l'aveva sempre fatta impazzire.

"Miss Walsh? Che ragazza singolare.." disse con sguardo trasognante, disegnando con le dita i bordi della sua tazzina da caffè.

"Che vuoi dire..." disse Jane bloccandosi, mordendosi la lingua per la troppa foga usata.
"Per favore, spiegati."
Quella donna, un tempo così importante per lei, si rivelava così misera di fronte alla preoccupazione che sentiva crescere dentro il suo addome.

"Dimmi..cosa le hai detto.."
Emma finalmente si voltò verso di lei, per esaminare il suo volto, i suoi sentimenti, quella fragilità, in intero arcobaleno di emozioni era ora dipinto sul suo viso. La guardò stupita, esitando per qualche istante.

"Calmati Jane, niente che non dovessi dire..

Tuttavia potrei aver avuto voglia di giocare un po' con lei.." disse con un sorriso, studiando la reazione che compariva nel volto della rossa.

Giocare.. Jane sapeva in che modo giocava Emma, e non erano giochi puliti, non erano giochi divertenti.
Ora che non provava piu nulla per lei, trovò davvero difficile trovare un appiglio saldo in quegli occhi luccicanti, dove un tempo poteva rifugiarsi. La penetrò con i suoi verdi, applicandosi al meglio per apparire severa. Alzò un sopracciglio, per spronarla a parlare.
Emma sostenne per un po' il suo sguardo divertita, per poi distoglierlo, alzandosi dalla sedia raccogliendo le sue cose.

"Tranquilla.. ha superato il test." rise godendosi l'espressione confusa di Jane.
"È giovane, ma se la caverà..
certo, non sarà facile, ma ha tutte le carte in regola per poterti sopportare." Ridacchió facendo l'occhiolino alla donna che la guardava con più domande riversate in viso che non nella sua testa. Emma si avvicinò alla sua guancia, spostandole delicatamente i capelli con le dita.

"Meriti quello che non ho saputo darti..
buona fortuna Jane."

Posò un bacio delicato sulla sua pelle leggermente arrossata per tutte quelle emozioni accavallate. Jane non si mosse, ancora intenta ad elaborare le parole che aveva sentito, chiedendosi se non se le fosse immaginate. La piccola scossa data dalle labbra di Emma sulla sua guancia la riportò vigile, ma solo per guardare la sua figura allontanarsi da lei, ancora.

*

Sam era rimasta immobile ad ascoltare quelle parole velenose, una ad una le aveva accolte finché la trafiggevano senza pietà con quella punta di verità che conosceva fin troppo bene.
Cosa credeva quella donna? Che non ci avesse già pensato? Che non ci fossero già passate? Che non avessero mai pensato ai rischi o alle conseguenze? Sapeva cosa c'era in ballo. Ci avevano provato e semplicemente non c'era cura.
Cosa diavolo stavano facendo di male..possibile che il mondo facesse così schifo? Come poteva essere così..
Quella donna poi, cosa voleva da lei? Voleva riprendersi Jane? La rivoleva indietro?
Perché le stava dicendo quelle cose? Forse voleva solo spaventarla, fare in modo che si facesse da parte per riprendersela.
Sì, doveva essere proprio così.. Ecco perché l'aveva vista alla libreria, e poi in biblioteva..
Era tornata.
La piccola vocina dentro di lei si fece a poco a poco sempre più invadente. Iniziò a crescere dentro il suo petto, la sentiva nel formicolio sulla punta delle dita.
Era la rabbia.
Sì voltò finalmente a guardare Emma. Quel sorriso beffardo fu la miccia che l'accese, la vocina dentro di lei prese parola sovrastando tutte le altre, sovrastando paura e insicurezza.

"Io so chi sei." Disse con uno sguardo che se avesse potuto ferire fisicamente, lo avrebbe fatto davvero bene.

"Onestamente, non mi interessa il motivo per cui mi dici queste cose.. non mi interessa sapere nemmeno perché sei qui..
Non so cosa Jane ti abbia raccontato e cosa no.
L'unica cosa di cui sono certa, è che io non me ne andrò proprio da nessuna parte..
Finché lei lo vorrà..
l'ultima cosa che ho intenzione di fare è abbandonarla.." una piccola lacrima le rigò la guancia, segno del nervosismo accumulato, unica prova della sua battaglia interna.
Si alzò e con movimenti scattosi dettati dalla rabbia prese le sue cose, lanciando un'ultima occhiata piena di veleno alla donna ancora seduta.

"Come hai fatto tu"

Teacher's secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora