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La ragazza guardava con occhi trasognanti un quadro appeso. Ne ammirava la bellezza e i dettagli, chiedendosi come non si fosse mai accorta della sua presenza prima. Eppure aveva studiato quella casa nei minimi dettagli. Il quadro assomigliava ad una foto, ma non lo era. Ritraeva due donne d'altri tempi, con vestiti lunghi e cappelli di paglia. Sedevano su di un prato pieno di fiori, erano di spalle ma sembravano felici. Una di loro sembrava Jane, i capelli rossi gliela ricordavano.

Ad un tratto sentì chiamare il suo nome debolmente.

Si guardò attorno, ma non vide nessuno. Proseguì per il corridoio, abbandonando tristemente quel quadro. Svoltato l'angolo vide Jane.
Stava appoggiata al muro, le braccia dietro la schiena innocentemente.
La fissava, sulla bocca una smorfia a metà fra un sorriso e qualcosa di diverso.
La fissava con quegli occhi che conosceva, aveva già visto quello sguardo prima. La donna allungò una mano verso di lei, senza scostarsi dal muro, voleva che fosse lei a raggiungerla.
Sam senza esitare raccolse la sua mano e si lasciò catturare dalla sua presa, finendo fra le sue braccia.

Jane la accolse cingendola sui fianchi continuando a sorriderle da qualche centimetro più in alto rispetto a lei. Sam alzò lo sguardo per guardarla, era così vicina che le labbra si sfiorarono appena.
Nessuno parlava, eppure tutto era così chiaro, così semplice.
Sam catturò il labbro inferiore di Jane con lenta disperazione, aggrappandosi a lei, come se ne valesse della sua vita. La donna la assecondò, lasciando che le labbra si unissero completamente combaciando perfettamente fra loro. I loro sapori si unirono diventando uno solo e in pochi attimi quell'inesorabile lentezza si trasformò in esigenza.
La lingua di Jane perse la linea dalla bocca al collo della ragazza fra le sue braccia, impedita a proseguire oltre dagli indumenti indossati.
Tornò quindi sulla sua bocca, stringendo fra le mani il viso di Sam, impedendole di muoversi e di opporsi a lei. La bionda si lascio scappare un gemito sulla bocca dell'altra, che subito si ritrasse leggermente voltandosi verso il corridoio. Verso la stanza di Will.
Jane la guardò con sguardo preoccupato.
La prese per mano e la invitò a seguirla, allontanandosi.

Arrivarono in cucina dove, ad aspettare seduto su di una sedia, c'era un uomo. Sam sapeva chi era quell'uomo. Guardò Jane, come a chiedere perché, ma Jane la ignorava.
La donna preparava il caffè, come se nulla fosse e nulla fosse stato fino a pochi istanti prima. Parlava con l'uomo e lei, sembrava essere invisibile, ad entrambi.

Il cuore divenne pesante e doloroso, come la testa, lo stomaco, le gambe.. Tutto divenne insopportabile. Tentò di uscire da quella stanza, ma la porta era sparita. Intrappolata, non voleva vedere, non voleva sentire. Non lo voleva, quasi più di quanto desiderasse essere vista. Si tappò le orecchie, chiuse gli occhi e si fece piccola sulle ginocchia, cadendo sul pavimento.
Attimi infiniti di dolore la trafissero, e poi, il buio portò la pace.

Finalmente.

Sam aprì gli occhi e non vide nulla. Calmò il respiro affannato, cercando di regolarizzarlo. Non era stupita da quello che aveva sognato, non era la prima volta dopo tutto. Provava pena per sé stessa, così dilaniata per qualcosa che non c'era e probabilmente non era mai stato se non nella sua testa.
Così debole.
Prese il telefono dal comodino a fianco al suo letto.
Le 5.03, nessun nuovo messaggio.

Una lacrima le rigò la guancia, silenziosa, solitaria.




Erano ormai le 18.00, Jane aveva terminato le lezioni ed era sulla strada di ritorno.
Il buio era calato già da un po' e il freddo di gennaio si stava faceva sentire, rigido e crudele.

Aprì la porta di casa trovandola già aperta. Ripose tacchi e cappotto nell'armadio a fianco alla porta, facendosi investire dall'ondata di calore proveniente dal caminetto. Trovò Will sdraiato sul tappeto del salotto, davanti al fuoco.
Sua madre giocava con lui. Jane sorrise a quella vista, trovandola familiare, trovandola nostalgica.
Quella casa ultimamente, era stata troppo silenziosa. Ricordi di risate le invasero la testa finché immaginava quella stessa scena, solo con protagonisti differenti.
Non si accorsero subito di lei, troppo concentrati a trovare il pezzo giusto del puzzle.
Si scosse da sola dai propri pensieri, raggiungendoli davanti al fuoco, felice di essere finalmente a casa.

Teacher's secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora