22.

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"Ti trovo bene.."

Jane annuì fra se e se, quasi a volersi convincere di qualcosa nella sua testa.

"Sto bene, sì. Lei come sta?"

Le parole fecero male, quella formalità inaspettata la colse di sorpresa. Eppure era stata proprio lei a mettere in chiaro le cose: a scuola tutto doveva essere 'normale'.
La donna si guardò attorno, per cercare una motivazione fisica a quel "lei". Qualcuno che passava e che potesse ascoltare la loro conversazione, magari. No, non c'era nessuno.

Tornò a guardare la ragazza, che teneva gli occhi blu fissi su di lei. 

"Bene..grazie." mormorò con poco interesse, non era lì per parlare del più e del meno.

"Credo che dovremmo parlare di ciò che è successo. Forse puoi non averne voglia, ma mi basterebbe che ascoltassi ciò che ho da dirti..per favore".

Jane era gentile, calma come al solito. Era..Jane.
Era sincera, un po' bisognosa al momento. Vederla così mise Sam in una posizione di svantaggio. Capiva la necessità di quel confronto ma allo stesso tempo si era convinta di non averne bisogno.
Era arrabbiata con lei, sì, era arrabbiata, anche se non sapeva dire il perché.
Non l'aveva tradita non l'aveva trattata male, non le aveva fatto nulla.
Si sentiva tradita da sola, stava facendo la bambina capricciosa, e lei lo sapeva. Forse, il destinatario di quella rabbia era lei stessa, dopo tutto.
Abbassò leggermente lo sguardo, per liberarsi da quel verde. Una Jane così indifesa e aperta nei suoi confronti, fece vacillare le sue autoimposizioni.

"Va bene, ascolterò quello che hai da dirmi."
Disse scordandosi di darle del "lei".
Jane sorrise appena, accorgendosene.

"Ti aspetto da me dopo le lezioni, domani."

Disse la donna in modo autoritario, senza preoccuparsi troppo della risposta.

Ti aspetto, mormorò Sam guardando la sua figura uscire dalla porta in tutta la sua eleganza.

Scosse la testa dai suoi pensieri, e tornò sui suoi appunti che ormai avevano preso un'unica forma precisa nella sua testa.






Quella mattina Sam, perse tutto il tempo a sua disposizione per scegliere i vestiti da indossare, motivo per cui fu costretta a fare colazione in treno come una povera barbona. Poco male, aveva quasi due ore di strada da affrontare. Un unico pensiero l'accompagnava dalla sera precedente e non riusciva a far spazio ad altro.

Sarebbe andata da Jane dopo la lezione, la sua lezione oltretutto.

Non sapeva davvero cosa aspettarsi. Era curiosa di sapere cosa avrebbe sentito, ma allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo per aver avanzato pretese su Jane senza che ne avessero prima parlato. Si sentiva una bimba in confronto a lei.



Quella mattina Fred arrivò in ritardo alla lezione di statistica, e si prese un rimprovero dal prof per aver distratto tutti nella sua ascesa plateale al posto a sedere.
La lezione fu noiosa e infinita, soprattutto per chi aveva già la mente altrove.
Quando quell'inferno si concluse, per Sam ne iniziò uno nuovo.

Quando Jane entrò in aula la ragazza trattenne il respiro, le sembrava più bella ogni giorno di più, come se la notte la facesse evolvere e sbocciare in qualche modo a lei incomprensibile.

Quando entrò in aula, Jane cercò Sam con lo sguardo contro la sua volontà. Quando si rese conto dell'automaticità con cui l'aveva cercata, se ne vergognò. Se ne vergognò quasi a tal punto da scordarsi di salutare.

Fu un ragazzo della prima fila a salutarla e a riportarla fra i viventi.
Quando la donna salutò, Sam disegnava, china sul suo quaderno, intenta ad evitare il suo sguardo di proposito.

La lezione fu così, un eterno giocare ad evitarsi che rendeva tutto così palese.

Jane sentiva gli occhi di Sam bruciarle addossi ogni volta che distoglieva lo sguardo. Sapeva di averli addosso quando non guardava, lo sentiva e faceva quasi male.

L'illecito dei suoi pensieri e della situazione rendeva l'aria così terribilmente pesante da respirare.

Non aveva mai peccato di così poca professionalità come in quel momento. Si odiava per quei pensieri, si odiava.
Nonostante ciò, nessuno era in grado di vedere attraverso la sua armatura, nemmeno Sam. Ciò che Jane non voleva si vedesse, rimaneva semplicemente invisibile.

Quando la lezione terminò, la donna sistemò le sue cose in velocità per poi lasciare la classe. Rivolse un'occhiata d'intesa alla ragazza, per accertare il loro appuntamento.

La ragazza guardò l'insegnante andare via, seguendone i movimenti fino all'uscita e rimanendo imbambolata come una deficiente a fianco all'amico, che osservò la scena divertito.

"Sì amore, quel sorrisetto era tutto per te" rise lui sollecitando la ragazza ad alzarsi

"Su! Ora vai!"




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