"Rebecca, scusami, non è che oggi potresti rimanere anche di pomeriggio? Lo so che te lo sto chiedendo la mattina stessa, ma so che non frequenti più l'università..." Non era un modo perfetto per iniziare la giornata ed il turno. Però Dino, il proprietario, non era il tipo che si approfittava. Gestiva il bar insieme a sua moglie ed ero l'unica a lavorarci, la ragazza di prima se ne era dovuta andare.
"Dino, tranquillo, resto volentieri, non c'è problema." Lo dicevo sul serio. D'altronde non avevo nulla da fare, avrei pranzato anche gratuitamente lì.
"Grazie, Rebecca, sei un tesoro. È che mia moglie si è svegliata stamattina e stava male e non può darti il cambio."
"Niente di grave spero."
"No, per fortuna solo influenza."
"Meno male, dai." Gli sorrido e torno a sistemare le cose dietro al bancone."Buongiorno" mi sento dire. Era Dario.
"Buongiorno a te." Gli sorrido. "Stamattina sei solo? Niente combriccola?" Stavo prendendo una certa confidenza, non era esattamente da me.
"Sì, oggi mi hanno abbandonato. No, va beh, scherzo. In realtà li devo raggiungere tra un po'." Se alle 8:00 erano già insieme, tutti i giorni, mi veniva da pensare che vivessero insieme o fossero omosessuali.
"Caffè e brioche vuota?"
"No, in realtà stamattina mi va un caffè con una brioche alla crema."
"Ah, stamattina cambiamo." Gli prendo la brioche e gliela porgo, poi mi giro a preparargli il caffè.
"Ogni tanto ci sta, la monotonia è brutta."
"A chi lo dici, ti ricordo che stai parlando con una che ha totalmente cambiato città, Dario."
"Va beh dai, quello è tipico." Lo guardo del tipo "non sai con chi stai parlando Dario", "Poi che senso ha vivere a Bologna se non sai nemmeno come si chiamano le torri."
"Beh mi scusi Mr. Bolognese DOC."
"Dino dille qualcosa, non conosce per niente Bologna, nonostante i mesi che ha passato qua."
"Portala a fare un giro e le mostri la città." DINO MA TI CI METTI ANCHE TU, MA PERCHÉ MI REMATE TUTTI CONTRO ULTIMAMENTE?? Lui ridacchia e basta, non risponde. Però un giro con lui per la città, mentre mi spiega la storia dei palazzi e degli edifici, me lo farei volentieri, se devo essere onesta.
In tutto questo lui rimane lì di fronte al bancone, a godersi la sua colazione e a parlare al telefono. Lo sento un po' arrabbiato e origlio la conversazione "Dai Nic, sul serio non riesci a trovare nessuno? Ma c'ho un biglietto in più per niente, allora. Ma nessuno proprio? Che palle, va bene. Mi arrangio." E mette giù.
"Ti fanno incazzare?" Un vero barista deve fare gossip, è scritto nei regolamenti. Spero non mi trovi troppo invadente, non sono così di natura.
"In realtà, in parte è colpa mia. Ho comprato sei biglietti per andare a vedere Willie Peyote, con Nicolas ed alcuni suoi amici, ma in realtà siamo cinque e non riesco a trovare nessuno che venga o che compri il biglietto all'ultimo."
"Ah, mi dispiace. Ma ti hanno dato buca?"
"No, sono io che ho capito male. Nic mi aveva detto "Siamo cinque", pensavo me escluso, invece cinque in tutto. Però, intanto, ho comprato un biglietto in più. Non è che ti piace... Nah, lascia stare." Sorseggia, finendolo, il suo caffè.
"Se mi piace Willie Peyote e mi piacerebbe venire?" Attiro la sua attenzione perché alza lo sguardo e io lo fisso con aria di sfida "Per chi mi hai preso, per una rimasta ad ascoltare solo gli One Direction? Ti pare che non mi ascolto uno dei più grandi esponenti della musica italiana contemporanea?"
"Oddio, ma seriamente?" Era visibilmente sorpreso.
"Ti paio una che ti sta prendendo per il culo?" continuo con il mio sguardo. Mai sottovalutare Rebecca Vetri.
"E non è che per caso ti piacerebbe venire al concerto, stasera, con me, Nicolas e un altro po' di gente che non conosco molto bene nemmeno io?" Non ci ho pensato un attimo ad essere sinceri, come fai a dir di no a Willie Peyote e come fai a dir di no a Willie Peyote, se si tratta di andare con Dario?
"Come posso rinunciare a Willie Peyote? Probabilmente me ne pentirei molto. Accetto, ad una condizione."
"Dimmi pure."
"Mi devi spiegare dove sta, perché non lo so."
"Hai paura di perderti? No dai scherzo, ti passo a prendere io se vuoi."
"Ma no dai, basta che mi spieghi dove devo andare e ci arrivo."
"Dai, ti passo a prendere, a piedi è difficile arrivarci e i mezzi non so se passano. Non mi piace farti camminare da sola in giro per Bologna di sera. Non che Bologna sia così tanto malfamata, ma non si sa mai di questi tempi."
"Okay, a che ora?"
"Io e gli altri pensavamo di andare lì presto, così stavamo il più davanti possibile. Ti va bene se passo alle 20:30?"
"Sì, certo e grazie."
"Allora ci vediamo stasera." Mi sorride, paga e poi se ne va.
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BOLO IN LOVE
Fiksi Penggemar[Fatti e personaggi sono ispirati alla realtà, ma questa storia è frutto di pura inventiva. Nessuna offesa o insulto sono stati intesi.] [Durante la lettura di questa storia è intuibile il fatto che mi piaccia l'indie, ma l'inserimento di frasi o t...