12. Nitro

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Cazzo, mi ero scordata il telefono dai ragazzi. Fantastico, dovevo tornare indietro a bussare alla loro porta con gli occhi rossi, così avrei sicuramente attirato l'attenzione.

E invece, no perché tornando sui miei passi ho incrociato Dario che stava correndo col mio telefono in mano.
"Tutto bene?" Ok, aveva notato i miei occhi lucidi e rossi.
"Grazie per aver corso. Alla fine, ti ho fatto perdere comunque tempo." Sorrido.
"Macché, figurati. Tu piuttosto, stai bene?" Mi chiede seriamente preoccupato.
"Sì, è solo un periodo così."
"Ti abbiamo scioccata così tanto?" Mi fa ridere un po'.
"No, capirai, ho visto di peggio."
"Se vuoi, io ci sono."
"Perché tutti co 'ste frasi fatte?" Roteo gli occhi. "Preferisco non parlarne e tenermi dentro le cose. Sono stupide."
"Fossi in te non starei così. Impazzirei, ma non farei così."
"This motherfucker is gonna pray for me, but 'till the day I day I die, you better stay away from me?" Era Storia di un defunto artista di Nitro. Sorrido, sperando cogliesse la citazione.
"Beh non era mia intenzione citare Nitro, ma noto che anche tu hai una certa cultura musicale."
"Mai sottovalutare Rebecca Vetri. Okay no, scherzo, ma devi sapere che amo profondamente Nitro."
"Allora se viene a Bologna potrei accidentalmente comprare un biglietto in più." Mi sorride e mi fa decisamente sorridere a mia volta.
"Scemo, dai. Grazie del telefono, ci vediamo i prossimi giorni al bar."
"Va bene. Ciao."
"Ciao."

DARIO'S POV
Mi dispiaceva che Rebecca fosse triste. Mi dispiaceva che preferiva tenersi dentro le cose, i suoi sentimenti le sue tristezze, le sue paure. Anche io facevo così, la capivo da una parte.
Poi, però, col tempo ho imparato ad affrontare me stesso, a scrivere e sfogarmi scrivendo, a parlare con le persone giuste quando serviva. "Chi c'è di più solo dell'uomo che teme?", dice Nitro stesso; l'uomo che teme sé stesso, gli altri ed il confronto con essi, ma comunque, destinato a restar solo. Sono diventato duro nei miei stessi confronti, mi sono imposto di non stare a perdere tempo per cose futili, di affrontarle nel migliore dei modi, a...
"Dario, mi daresti il numero di Rebecca?" Era Nic che aveva interrotto i miei pensieri.
"Ehm, sì, ok. Ma perché?" Gli chiedo un po' scettico mentre prendo il telefono e gli invio il contatto su WhatsApp.
"Ti ricordi la scommessa? Mi sa che l'ho persa." Ah sì, quella stupida scommessa. "Tranquillo che non te la rubo, dai."
"Dai non dire stronzate. Te l'ho inviato, comunque." Mi aveva fatto ridere, però non ero geloso.
"Dario, ma dimmi la verità... Ti piace?" Adesso era serio.
"Ma no, Nic. Non mi piace, questo lo so per certo."
"Hm, sarà."
"Dai, Nic, credimi, lo sai come son fatto. Te l'ho detto che non mi piace, non sono geloso, può fare quello che vuole e posso fare quello che voglio io. Mi sta solo simpatica e mi piace parlare con lei." Era la verità, avevo le idee chiare su questo e speravo che Rebecca non si facesse idee strane su di me.

21:34
Dario Matassa: Ciao!Dimmi come sto.
Rebecca Bar: Disolito non si chiede come stai all'altra persona?
Rebecca Bar: Ah,no, cazzo. Stai citando Margot di Nitro, giusto?
Rebecca Bar: Mi rispondi "Non lo so" perché sai già che tonerò.
Dario Matassa: Din din din
Dario Matassa: Comunque sì, anche come stai?
Rebecca Bar: Adesso che hai citato Nitro, meglio.
Dario Matassa: Addirittura. Ti ci vuole poco persollevarti l'umore.
Rebecca Bar: Canzoni depresse in momenti depressi, comboperfetta.
Rebecca Bar: Comunque, a parte gli scherzi, sto un po'meglio.
Dario Matassa: Son contento. Se vuoi parlare, io sono qua.
Rebecca Bar: Scusa Dario, ma preferisco di no. Nonperché sei tu, ti direi pure tutto, ma non mi va di parlarne, in generale.
Visualizzato alle 22:09

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