10. Non lo so

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DARIO'S POV 

Ognuno di noi stava facendo qualcosa in quel momento. Me compreso, o almeno in teoria. In pratica stavo messaggiando con Rebecca. Quell'ultimo messaggio "Allora sarà per la prossima volta" mi aveva strappato un sorriso, devo ammetterlo.

"Oh, regaz, devo chiedervi una cosa." Cercavo di attirare l'attenzione di tutti, mi sono alzato in piedi e nel frattempo mi stavo grattando il collo. Non so perché, ma ero un po' in agitazione.
"Spara." Mi risponde Nic, che si era tolto le cuffie. Gli altri mi stavano già guardando.
"Non è che domani potrebbe venire Rebecca qua in studio a vedere mentre filmiamo?"
"Lo sai come la pensiamo..." Dice Tonno.
"Lo so... È meglio non invitare nessuno, soprattutto se sono femmine perché poi ci bombardano di commenti e domande in ogni social possibile... Però dai, il backstage lo monto io e taglio qualsiasi parte in cui si vede minimamente. Tanto nemmeno lei vuole apparire, per lo stesso motivo."
"Hm, visto che avrei dovuto montarlo io il backstage, accetto." Nelson ridacchia ed io sorrido.
"Dai va bene. Ma perché ci tieni tanto a farla venire?" Mi chiede Cesare.
"Non lo so." Accenno in sorriso e faccio spallucce, mentre torno al mio lavoro.

In realtà, non lo sapevo veramente. Non lo so perché mi stava così tanto simpatica, non so perché mi son voluto far accompagnare a prendere i trucchi, a parte il fatto che sarebbe stato molto meno imbarazzante e non avrei rischiato di comprare cazzate. Ma mi andava ci fosse lei, non qualcun altro. Tutto quello che avevo visto fino a quel momento la rendeva una persona ancora più interessante, a prescindere dai difetti.

Okay, basta Dario, concentrati che hai del lavoro da portare a termine. E per questa simpatia di Rebecca te ne eri guadagnato un ulteriore.

Ah, cazzo. Mi stavo quasi dimenticando.
"Niiiicc. Non è che mi faresti un favore?"
"Dipende."
"Domani rimaniamo in studio a pranzo e ordiniamo le pizze in quel solito posto, le vai a prendere tu, no?"
"Sì... Quindi?" Non stava giustamente capendo dove volevo arrivare, ma se mi dai il tempo, un attimo e te lo spiego.
"Siccome viene Rebecca, visto che il bar dove lavora è lì accanto, potresti portarla tu?"
"Ah, okay. Sì, certo, non c'è problema." Mi sorride e io ricambio il suo sorriso, abbracciandolo.
"Ti sta fottendo proprio la testa questa Rebecca."
"Non è vero, dai. Non dire 'ste cose."
"Beh, sicuro non ti sta indifferente."
"Mi sta simpatica, quello sì."
"Dario, amico mio, anche a me Rebecca sta simpatica, ma non così tanto da invitarla addirittura sul set."
"Non dire stronzate che lo faresti anche tu. Torna a lavorare, va."
"Sarà..." Fa spallucce e torna con le cuffie al pc.

Chiariamo le cose: Rebecca non mi piace, questo lo so per certo; conosco i miei sentimenti, non era di certo una cosa nuova. Speravo che non si facesse strane idee lei.
Semplicemente, quello che non capivo era perché la sua simpatia mi aveva colpito così tanto.
Forse perché anche a lei piaceva Willie Peyote e la musica che mettevo in macchina, a differenza di Matilde che mi diceva "Cos'è sta merda?", non capendo quanto sia bello l'indie italiano. Ma non è una motivazione valida. Forse perché era evidentemente timida, quindi quello che mi diceva o faceva era vero, non stava fingendo solo perché sono Dario degli Space Valley o perché sono un bel ragazzo.

17:03
Dario Matassa: Nic mi ha dato l'ok. Alle 13:00 passerà. Se ti serve qualche minuto, hai il tempo che preparino le pizze.
Rebecca Bar: D'accordo Mr. Matassa Management
Dario Matassa: A cosa devo il soprannome?
Rebecca Bar: Alla precisione dei tuoi piani e come ti sai organizzare bene.
Dario Matassa: Mi piace essere puntuale e organizzare la mia vita per bene. Checi posso fare 😊
Rebecca Bar: Non è detto che sia un difetto, eh
Dario Matassa: Punti di vista. 

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