Okay, non è stato proprio semplice come pensavo ottenere un lavoro a Bologna. I classici "Le faremo sapere, intanto ci lasci il curriculum" e poi come minimo appena esci lo hanno già buttato nella spazzatura.
Comunque, alla fine ce l'ho fatta e mi hanno assunta in un piccolo bar, appena fuori dal centro. I proprietari simpaticissimi e disponibilissimi, così per partire con il piede giusto.Una mattina stavo lavorando come qualsiasi altro giorno e ad una certa vedo entrare dei ragazzi, tra gli altri clienti che già erano lì a far colazione, alcuni avevano un volto familiare. Non li conoscevo, quindi non ci faccio molto caso e aspetto che ordinino.
"Ciao! Devo ordinare un po' di cose." Era un ragazzo moro, con i capelli un pochino ricci, barba e baffi. Aveva la faccia un po' da cazzo, se devo essere onesta, però mai giudicare il libro dalla copertina.
"Certo, dimmi pure." Gli rispondo con un sorriso.
"Allora... Tre caffè, di cui uno macchiato, tre cappuccini e poi 6 brioche."
"Le brioche le volete vuote?" Mentre glielo chiedo mi accorgo che in realtà sono in cinque, gli altri son seduti e lui sta ordinando per tutti, si vede che ne deve arrivare uno.
"Ah no, scusa. 2 integrali con il miele, una con la mandorla, due con la marmellata e una vuota."
"Ok, ricevuto. Vi porto tutto al tavolo?"
"No dai, le veniamo a prendere noi, nessun disturbo."
"Ma che tranquillo, vai a sedere che vi porto tutto."
Mentre mi giro a preparare i caffè sento che è entrata una voce che, invece, conoscevo... Oh cazzo, Dario. Era appena entrato ed era lui il sesto a far colazione a quanto pare. Ok, calma e disinvolta come fossero clienti normali... che in effetti erano... perché mi devo impanicare per cose futili? Tra l'altro, era passato abbastanza tempo da quando lo avevo visto l'ultima volta quel sabato, quindi non ero nemmeno certa si ricordasse di me. Insomma, disinvoltura e fermezza.
Preparo il tutto in un vassoio e lo porto al tavolino in cui stavano.
"Eccoci ragazzi." Distribuisco il tutto e mentre do il cappuccino e la brioche vuota a Dario lui mi fa "Ciao!" al quale rispondo gentilmente a mia volta. Non è finita lì perché mi dice "È un po' che non ti vedo, ti sei persa di nuovo?" che odio, mamma mia. Perché deve dire queste cose che mi fanno comparire come stupida? Anche se è evidente che non lo fa con cattiveria, però lo vorrei uccidere.
"Ma basta con questa storia! Non mi ero persa e poi ormai un po' le strade le conosco." Ridacchio e sento gli altri che mi stanno guardando, non so nemmeno io come sto facendo a non andare a fuoco.
"Dai che scherzo" dice con quel sorriso a 32 denti.
"Sì, sì, lo so" gli rispondo, a mia volta, con un sorriso e torno dietro al bancone. Li osservo per un po', cercando di non farmi sgamare, ovviamente, e all'inizio è evidente che gli abbiano chiesto chi fossi. Comunque, di Dario me ne fregava ben poco in quel momento, perché ero convinta che il biondo e quello con gli occhiali e i ricci io li avevo visti già da qualche altra parte, al di là dell'università.
Non ricordarmi delle persone, pur essendo sicura di averle già viste, mi faceva venire un nervoso assurdo.
I miei pensieri vengono interrotti da Dario che è in cassa a pagare.
"È un po' che non ti vedo in giro" mi dice. Ma chi gli ha dato il permesso di trattarmi come se mi conoscesse da sempre che ci siamo visti tre volte in croce.
"Eh, con Giulia non esco quasi mai, l'università... beh, diciamo che non era proprio la mia strada. Ho momentaneamente abbandonato, poi l'anno prossimo mi riscrivo a scienze della comunicazione"
"Ah figo. Io faccio scienze della comunicazione."
"Ottimo, allora mi aiuterai se ne avrò bisogno." MA DA QUANDO RIUSCIVO COSÌ FACILMENTE A PARLARE CON UNO COME DARIO??
"Comunque, quanto ti devo? Pago per tutti." Ecco, avevo sicuramente esagerato con quella frase. Però scusami, perché mi devi dire che fai anche tu scienze della comunicazione, a quale fottuto scopo??
"Allora, fammi vedere un attimo... 12,60€."
"Ecco qua." mi porge una banconota da 20€ e gli do subito il resto di 7,40€ e lo saluto
"Ci vediamo in giro, allora." Mi sorride e poi si gira per raggiungere gli altri.
Mi dava fastidio il suo atteggiamento perché non era strafottente, ma era come se lo fosse. Cioè, nemmeno te la potevi prendere perché si vede che lo faceva in modo carino e ingenuo, non con malizia o cattiveria.
Sinceramente, speravo di non rivederlo perché ogni volta mi sentivo a disagio e più andava avanti, più mi parlava, più idee strane si facevano strada nella mia mente. Preferivo stargli nel cazzo o non vederlo proprio, allora.
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BOLO IN LOVE
Fanfic[Fatti e personaggi sono ispirati alla realtà, ma questa storia è frutto di pura inventiva. Nessuna offesa o insulto sono stati intesi.] [Durante la lettura di questa storia è intuibile il fatto che mi piaccia l'indie, ma l'inserimento di frasi o t...