19. Ommiodio

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Mi sveglio in un letto e una casa non mia. Mi guardo intorno un attimo e noto un ragazzo che sta dormendo di fianco a me.
"Oh, cazzo. Nic! Svegliati." Dico con la voce impastata e un mal di testa assurdo.
"Hm dai." Mi risponde lui, girandosi e coprendosi, non dandomi retta. Lo scuoto affinché si svegli.
"Oh, cazzo! Perché sei qua?" Mi chiede, avendo finalmente aperto gli occhi.
"Eh, me lo sto chiedendo anche io."
"Ti avrà lasciato Dario a casa mia, ma perché mi chiedo."
"Nic..." Dico imbarazzata. "Noi non abbiamo..." Non so come dire questa cosa. Mi sto sentendo enormemente in imbarazzo, anche perché eravamo in intimo entrambi.
"Fammi controllare..." Si sporge un attimo e poi mi risponde "No, non abbiamo fatto niente. Abbiamo solo limonato." Lo guardo un attimo stupita.
"Non te lo ricordi?" Mi chiede leggermente triste.
"No, sì, me lo ricordo che abbiamo limonato, tranquillo. È che non voglio sapere come hai fatto a capire che non abbiamo fatto niente."
"Te lo direi, ma là sotto c'è mia sorella che potrebbe sentire ed è meglio che io non te lo dica ad alta voce."
"Ah, quindi tua sorella ci ha sentiti?"
"Non credo, ha il sonno molto pesante. Poi tranquilla, non abbiamo fatto nulla qua, forse solo limonato."
"Ah, anche qui?"
"Perché, ti dispiace?"
"Nono, per carità, mi è piaciuto, ma mi vergognerei."
"Possiamo replicare se vuoi, così ti passa la vergogna." Ride e mi guarda. Ha dei bei occhi marroni, devo dire. Okay, no, Rebecca, svegliati e placa gli ormoni.
"Non farmi queste proposte indecenti qui." Rido anche io, anche se non mi sarebbe dispiaciuto.
"Ah perché in un altro luogo accetteresti?" Ride ancora e mi guarda. Devo dire che la tentazione di avvicinarmi a lui era tanta, ma mi dovevo un attimo placare.
"Ovvio, baci bene, sei da tenere stretto." Rido l'ennesima volta. "Senti, ma... come ci ritorno a casa?"
"Innanzitutto, se vuoi, puoi restare a pranzo qua da me. Poi, ti posso riportare tranquillamente io."
"No, dai, Nic. Mi sentirei troppo in imbarazzo a pranzare con la tua famiglia."
"Ma guarda che sono persone molto alla mano. Ti prego, non ho voglia di tornare in città e poi quassù. Fidati che sarebbe più imbarazzante portarti prima di pranzo, piuttosto che dopo."
"Hm, okay, ma solo perché non voglio farti fare mille giri con la macchina."
"Vado ad avvertire mia madre che ci sei anche tu. Torno subito." Mentre lui scende e avverte la mamma, io raccatto il mio vestito e me lo rimetto.

Certo che pranzare a casa di un amico totalmente a caso vestita in quel modo, non era il massimo. Mi stavo vergognando tantissimo, ma ormai ero lì, mi stavo presentando ai genitori e alla sorella di Nic, speravo almeno non si facessero strane idee su di me, visto che non avevamo fatto niente se non limonare ieri sera.

"Allora, Rebecca, come mai hai dormito qua?" Mi chiede innocentemente la madre di Nicolas.
"Ehm..." Mi aveva preso alla sprovvista. Non sapevo che dire "Perché per Dario è stato più semplice lasciarmi qua da Nic, piuttosto che portarmi a casa. Nicolas era d'accordo e quindi mi ha gentilmente ospitato per questa notte. E a pranzo, a quanto pare."
"Sì, mamma. Dario aveva dei problemi con la macchina ed ha preferito non fare troppa strada."
"Ah, povero Dario. Comunque, ci fa piacere che tu sia qua, Nicolas non invita spesso delle amiche a dormire." Mi viene un po' da ridere, sia per quello che ha appena detto la mamma, sia per la reazione di Nic che l'aveva rimproverata.

Il pranzo prosegue bene, tra una chiacchiera e l'altra. Nicolas insiste per farmi vedere un po' la campagna. Ero un po' scettica, ma poi vedo che possiede un paio di cani e non posso non fermarmi ad accarezzarli e coccolarli tutti.
"Il cane di Cesare è suo figlio." Mi dice indicando il collie che stavo accarezzando.
"Aww ma che carina, ma allora sei mamma." Dico con una voce stupida alla cagnolina di fronte a me.
"Se ci fossimo conosciuti anni fa, te ne potevi anche prendere uno."
"No, ma che, scherzi? A parte che mio padre non avrebbe sborsato un soldo, poi non mi avrebbe permesso di portare un cane a casa."
"A parte che essendo meticci, costerebbero meno di un cane di razza pura, e poi li ho regalati, non li avrei mai fatti pagare. Secondo me, un cane va preso perché lo ameresti con tutto te stesso, non per ostentare la tua ricchezza."
"La penso esattamente come te, però mio padre non avrebbe mai voluto. Poi da Vicenza sarebbe stato difficile arrivare fino a Bologna." Ridacchio e mi alzo.
Ci dirigiamo alla sua macchina e mentre siamo in viaggio verso casa mia, decido di scrivere a Dario.

14:37
Rebecca: Perché mi sono svegliata a casa di Nic?
Dario Matassa: Perché non sapevo dove abitassi, quindi ho optato per lasciarti al sicuro.
Cazzata, mi aveva accompagnata sotto casa varie volte, non era salito, ma sapeva dove abitavo.
Rebecca: Ci possiamo vedere? In centro?
Dario Matassa: Ok...

Alle 15:00 ci diamo appuntamento a Piazza Maggiore.
"Allora?" Gli chiedo, con le braccia conserte.
"Allora cosa?" Mi chiede lui, non sapendo a cosa mi riferissi.
"Sai dove abito, perché mi dici le cazzate."
"Perché non so l'interno. So il palazzo ed il portone, ma non la porta precisa ed eri completamente persa che non me lo volevi dire."
"Ma perché mi hai lasciato a casa di Nicolas?"
"Perché a casa mia no, intendi?"
"Sì... Non volevo essere così sfacciata, ma mi sarei sentita più a mio agio con te, piuttosto che con Nicolas. E non pensar male."
"Mi parevi molto a tuo agio con Nicolas, invece." Me lo dice in modo quasi scocciato. Non lo capisco proprio. Era geloso? Ok, no, non esageriamo con la fantasia.
"Cosa vuoi dire, scusami?"
"Vi siete limonati per tre quarti di serata, ho pensato che magari potesse succedere qualcosa se avessi dormito a casa sua. Magari vi facevate un favore."
"SCUSA?" Lo guardo in cagnesco.
"Dai che hai capito. Avrebbe fatto piacere a tutti e due scopare."
"Ommiodio, Dario, ma stai scherzando spero."
"Ma ti pare che ti sto prendendo per il culo? Ma perché ti stai alterando."
"Dario, prima di tutto devi sapere che non è successo niente a casa di Nicolas. Poi, io non so cosa tu intenda per quanto riguarda Nicolas, ma io non sono di certo disperata. Non ho bisogno di darla al primo che mi limona ad una festa, tra l'altro ubriaca. Ma per chi cazzo mi hai preso?" Nella mia voce si poteva percepire molta rabbia.
"Lo dici tu che non avete fatto niente."
"Fidati, lo so per certo che non abbiamo fatto niente. Scusa, io mica ti rompo le palle per quella che ti sei limonato ieri sera."
"Certo, eri presa a limonarti Nicolas." Ma che problemi aveva? Non potevo baciare chi volevo in santa pace, per una volta che qualcuno mi si voleva limonare.
"Ma che cazzo dici che me lo son limonato DOPO che ho visto te con quella."
"No, cara, stavamo ballando e poi vi siete baciati quando ero di fianco a voi. Poi mi sono spostato ed ho limonato con quella tizia. Limonato, poi. È una parola grossa."
"Ma che problemi hai in tutto questo?" Lui abbassa lo sguardo, ma non risponde subito.
"Niente, hai ragione, ho solo pensato male. Scusami."
"Dario, seriamente. Non sarai mica geloso." Mi sorride, non riesco a decifrare il suo sorriso. "Sei geloso?"
"No, ti pare." Non me la raccontava giusta, ma non voglio approfondire la situazione, in quel momento, lo voglio solo abbracciare e dirgli "Sei uno stupido."
"Lo so." Si stacca e mi sorride.

DARIO'S POV
16:18
Dario Matassa: Allora? Successo niente stanotte?
Nic Bic: Scemo, lo sai che c'è mia sorella che sente.
Nic Bic: E comunque, no, non è successo niente.
Nic Bic: Perché l'hai lasciata da me?
Dario Matassa: Perché non sapevo dove abitasse e a casa mia non c'è spazio.
Dario Matassa: Sicuri che non sia successo niente?
Nic Bic Fick: Sicurissimi. Che sei geloso?
Dario Matassa: Scherzi hahaha
Nic Bic: Non me la racconti giusta.
Dario Matassa: Nemmeno tu😉
Nic Bic: Io sono onesto, tu no. Non sarebbe successo niente, comunque. Se proprio devo, preferisco da sano, non da ubriaco.
Nic Bic: Però non limona male, lo vorrei rifare. Dovresti provare anche tu.
Dario Matassa: Sissignore!

Non lo volevo ammettere a me stesso, ma devo dire che un po' questa cosa, questo baciarsi di Nic e Rebecca mi aveva infastidito, forse un po' ingelosito. Non so il perché di tutto questo e non voglio nemmeno saperlo. Vederli che si limonavano mi aveva dato fastidio, tanto da andarmi a limonare una a caso, a mia volta, come una ripicca. Ma, poi, ripicca a cosa, precisamente? Non siamo mai stati insieme, non eravamo una coppia e non ci piacevamo. Appunto.
Non mi capivo più nemmeno io.

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