28. Parlami di te

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REBECCA'S POV

"Ma insomma, che tatuaggi hai?" Gli chiedo. Siamo a casa sua, di pomeriggio. È passato qualche giorno dalla nostra (e mia) prima volta.
"Allora." Si alza in piedi e solleva la maglia a maniche corte che indossava per farmi vedere. "Ho questo sul fianco, che è una frase della Divina Commedia, che io amo. E poi ho questo sul braccio." Si gira, per mostrarmi entrambi i tatuaggi che ha. Io li guardo e li tocco delicatamente, anche se ho le mani fredde. Rido perché lo vedo che scatta quando gli tocco il fianco, per questo motivo. "È una frase che ho sempre amato, sin da quando l'ho studiata la prima volta. Secondo me, rispecchia il mio essere. Me ne frego di quello che dice la gente, li lascio parlare. Poi il paragone con la torre,mi fa pensare alle due torri di Bologna, che non potevo non mettere anche nel tatuaggio sul braccio. Questo è legato al fatto che tifo il Bologna e sono andato molte volte allo stadio. Ero amico degli ultras, tra l'altro." Mi sorride mentre io lo guardo affascinata. "Comunque, questa è una posa molto ambigua, te lo dico. Anzi, a me non dispiacerebbe." Ride e io rido con lui, spingendolo a sedere.
"Che scemo che sei. Non mi pare il caso visto che tua madre sta per tornare e tuo fratello è nell'altra stanza."
"Stiamo insieme da poco e tu già trovi le scuse." Ride, sedendosi meglio e abbracciandomi.
"Guarda, ho qualche anno di arretrato rispetto a te, che non rifiuterei niente, anzi. Però, ecco, non mi pare il caso adesso." Rido.
"Che ne sai quante volte ho scopato?"
"Non lo so. Parlami di te allora." Mi appoggio a lui e chiudo gli occhi.
"Beh, dimmi cosa vuoi sapere."
"Parlami di quando andavi allo stadio, del te che su YouTube non si vede."
"Beh, ero un demonio. Fino ai 19/20 ho fatto di tutto e di più. Ero praticamente un ultras, andavo allo stadio ogni volta che il Bologna giocava incasa, a volte andavo anche in trasferta. Una volta mi sono quasi preso una denuncia."
"Oddio." Rido. "Questa me la devi raccontare, non me la voglioperdere."
"Eh, niente. Avevo 18 anni, io ed altri ultras ci siamo messi a seguire un tizio che era della squadra avversaria. Gli altri hanno iniziato a provocarlo con insulti, stava finendo a botte, ma poi ci ha beccato la pula e niente, ha voluto sapere nome e cognome di tutti, ma non penso abbiano fatto chissà cosa perché il tizio non ha fatto partire la denuncia. Ho anche imparato a fischiare senza mani, perché ero un tipo poco sportivo e inneggiavo contro le squadre avversarie."
"Fumavi?"
"A volte, qualche tiro l'ho fatto. Poi sta a te definire di cosa." Alza le mani.
"Beh, mi auguro di droghe leggere al massimo."
"Sì, ma è successo poche volte. Tu?"
"Fumo sigarette quando sono estremamente nervosa, altrimenti no."
"Aaah, hai capito la signorina."
"Quante ragazze hai avuto?"
"4 storie più serie. Ho avuto anche "relazioni" da una botta e via, consensuale da entrambe le parti."
"Nel senso che sia tu che lei volevate una botta e via?" Annuisce con la testa. "Deve essere figo."
"Beh, da una parte sì, dall'altra no. Cioè, se viene bene sì, se va male no."
"Aaaah, fai cilecca anche tu allora."
"Adesso non esageriamo." Ride.
"Guardalo come se la tira. Oh, guarda che non ce l'hai solo tu eh."
"Tu, invece?" Asserisco perché stava toccando un tasto rosso.
"Beh, è molto semplice. Non ho nessun tipo di esperienza. Sei il mio primo ragazzo, la mia prima volta, la mia prima storia seria, il mio primo tutto."
"Non hai paura?"
"Di stancarmi? Di non sapere come potrebbe andare? Di non sapere cosa mi piace o non mi piace in una relazione?"
"Vedo che hai centrato il punto." Mi dice.
"Beh, sì, ho paura, ma io credo di essere abbastanza matura da poter portareavanti il tutto e capirlo col tempo. E penso che tu sia abbastanza maturo da aiutarmi in questi piccoli passi. Ci vuole complicità e credo ne possiamo essere in grado. Alla fine, abbiamo quattro anni di differenza, non sono pochi, ma non sono neanche molti."
"Ti amo." Mi dice dopo che ho finito di parlare, baciandomi la fronte. E io gli rispondo "Anche io."
"Comunque, mi sono iscritta in palestra e sto cercando di mangiare meglio,visto che a volte mi mangio pure i muri del supermercato."
"Lo fai per te o per gli altri?" Mi guarda serio.
"Lo faccio per me. Se sto bene con me stessa, poi sto bene anche con glialtri e smetto di romperti con le mie paranoie." Sorrido.
"Ti amo anche per questo." Sorride anche lui. Quanto cazzo è bello. "Comunque, sono vegetariano, se vuoi ti aiuto un po'. So cucinare certe cose che non ti immagini nemmeno."
"Beh, chef Matassa, non vedo l'ora. Quando vuoi." Gli faccio l'occhiolino. 


Vorrei dirvi raga, che siamo quasi in dirittura d'arrivo. Mancano ancora alcuni capitoli, però ci siamo quasi💕

P.s. Eh sì, anche in questo capitolo c'è implicitamente una canzone di Motte🤷🏻‍♀😂

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